Tenuta Roletto
Risvegliopopolare.it

sabato 21 Dicembre 2024

Reale mutua

L'ingresso in Diocesi nel prossimo mese di febbraio

S.E. MONS. DANIELE SALERA E' IL NUOVO VESCOVO DI IVREA - In Cattedrale oggi l'annuncio, letto da Mons. Edoardo Aldo Cerrato, che ha rivolto un pensiero prezioso alla Diocesi - INTEGRALE IN  VIDEO - Pubblichiamo integralmente l'indirizzo di saluto alla Diocesi del nuovo Pastore della Chiesa eporediese e canavesana 

Mons. Cerrato: "Sarete tutti quanti nel mio ricordo nella Santa Messa e nella benedizione di Maria Ausiliatrice" - Mons. Salera: "Saremo insieme pellegrini nel tempo propizio dell'Anno Giubilare"

Ore 12 – (Servizio di giancarlo guidetti) Il Vescovo Mons. Cerrato annuncia la nomina di S.E. Mons. Daniele Salera nuovo Vescovo di Ivrea – IL VIDEO *** *** Questo il percorso che contraddistingue l’esperienza...

Nella Solennità dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, l' "eccomi" di una giovane che si consacra al Signore

CHIVASSO - Consacrazione nell'Ordo Virginum di Laura Tozzi per le mani del Vescovo Mons. Edoardo A. Cerrato -  “Il grande passo del dono libero e lieto di te stessa al Signore per vivere, nella verginità, un autentico rapporto sponsale e la meravigliosa fecondità di una maternità nuova” - IL VIDEO E LA GALLERY

Una realtà moderna e “pro-vocante”, calata nell’attualità, quella dell’Ordo Virginum - Un gruppo, in crescita, di donne in cammino di discernimento e formazione -

(elisa moro) – “Il grande passo del dono libero e lieto di te stessa al Signore per vivere, nella verginità, un autentico rapporto sponsale e la meravigliosa fecondità di una maternità nuova”; queste parole, pronunciate...

Società Filarmonica Sparonese, Corale Armonia e Progetto scolastico ArtInGioco

SPARONE - La Musica dà impulso alla gioia - Tre giorni in onore di Santa Cecilia - Giorni intensi di preghiera in onore di Santa Cecilia e di valorizzazione delle esperienze musicali - Protagonisti di tutte le età - IL VIDEO E LA GALLERY

Don Sergio durante l’omelia ha ricordato che la Terza Domenica d’Avvento è la Domenica Gaudete e la liturgia richiamava proprio alla Gioia della Vita e alla Gioia in Dio Padre.

(paolo alessandro simonetta) – La Musica dà anima all’universo, ali al pensiero, slancio all’immaginazione, fascino alla tristezza, impulso alla gioia e vita a tutte le cose.  (Platone) Ancora Festa della Musica in onore...

Profondamente colpito dalla morte di Maria Gonnet, rifiutata da tutti gli ospedali -

FELETTO - "La Grazia è fatta" - Il 2 settembre 1827 il Canonico Don Giuseppe Cottolengo, pregando ai piedi della sacra effige della Beata Vergine Maria, comprende quale missione lo attende - Si è iniziato il triennio di preparazione, verso il II Centenario 

La reliquia sarà successivamente ospitata presso la Parrocchia di San Giacomo a Rivarolo lunedì 9 dicembre alle ore 9, e ancora a Feletto presso la Chiesa del Cottolengo martedì 10 dicembre alle ore 18.

(gabriella franzino – edy guglielmetti) – Domenica 8 dicembre 2024, festa...

Ogni sera alle 20,30

IVREA - Mons. Edoardo predica la Novena di Natale in San Maurizio - Una meditazione sui “protagonisti” che percorrono la strada fino alla mangiatoia di Betlemme: Il Bambino Gesù, Maria, Giuseppe, i pastori

Un denso insieme di canti, preghiere e inni tratti dalla Scrittura, che nel corso dei secoli, sono stati assemblati allo stato attuale, creando una sorta di “compendio” che conduce a vivere in pienezza il mistero dell'Incarnazione.

(elisa moro) – Prosegue la Novena in preparazione al Santo Natale, predicata ogni sera, alle...

Salendo a Chironio, il Borgo dei Presepi, si resta conquistati dalla rappresentazione dell'Amore che si fa carne

CHIRONIO E I SUOI PRESEPI DA SCOPRIRE - Giornata inaugurale che ha saputo suscitare emozioni e sentimenti di condivisione e amore per tutta la comunità - Momento centrale la celebrazione della S.Messa presieduta da Don Valerio D'Amico - LA GALLERY

Molto apprezzata l'animazione della Liturgia, assicurata dal Coro parrocchiale di Rosone, che ha intonato canti propri del periodo d’Avvento.

Sabato 7 dicembre, nel suggestivo borgo di Chironio, nel comune di Locana, sono stati inaugurati i...

Ho pregato per lui ancor prima di sapere chi fosse

IVREA - “Annunciare Gesù Cristo, favorire l’incontro con Lui, crescere nell’intima amicizia con Gesù, da cui tutto dipende” - Mons. Edoardo Aldo Cerrato, Amministratore Apostolico della Diocesi, riassume questi tre giorni importanti per la Chiesa che è in Ivrea e che ora attende l'arrivo del nuovo Pastore, Mons. Daniele Salera - 

Un Ministero episcopale lungo 12 anni, scandito da altrettante Lettere Pastorali che ne sono la cifra

Nella sua nuova veste di Amministratore Apostolico, cioè designato all’amministrazione della Diocesi in attesa che il Vescovo eletto, Mons. Daniele Salera ne prenda possesso il 15 febbraio prossimo, Mons. Edoardo Aldo...

Oggi, domenica 15 dicembre, III d'Avvento

ROSONE - Undici giovani ricevono la Santa Cresima dal Vescovo Mons. Edoardo Aldo Cerrato - Grande presenza di popolo per una Celebrazione raccolta e gioiosa ad un tempo - Il saluto del Parroco, Don Dario Bertone

Il bel gruppo di cresimandi è stato egregiamente preparato dalle catechiste

(diac. elio blessent) – Grande festa nella parrocchia di Rosone, frazione di Locana oggi,...

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DIETRO LO SCHERMO di GRAZIELLA CORTESE

Oceania 2

Ecco l’atteso seguito di “Oceania”, cartoon targato Disney che segue il nuovo corso:...

PAROLA DI DIO – “Egli stesso sarà la pace!” –

Mic 5, 1-4
Dal libro del profeta Michea.
Così dice il Signore:
«E tu, Betlemme di Èfrata,
così piccola per essere fra i villaggi di Giuda,
da te uscirà per me
colui che deve essere il dominatore in Israele;
le sue origini sono dall’antichità,
dai giorni più remoti.
Perciò Dio li metterà in potere altrui,
fino a quando partorirà colei che deve partorire;
e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele.
Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore,
con la maestà del nome del Signore, suo Dio.
Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande
fino agli estremi confini della terra.
Egli stesso sarà la pace!».
Sal.79
RIT: Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.
  RIT: Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
  RIT: Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
  RIT: Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Eb 10, 5-10
Dalla lettera agli Ebrei.
Fratelli, entrando nel mondo, Cristo dice:
«Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,
un corpo invece mi hai preparato.
Non hai gradito
né olocausti né sacrifici per il peccato.
Allora ho detto: “Ecco, io vengo
– poiché di me sta scritto nel rotolo del libro –
per fare, o Dio, la tua volontà”».
Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo per fare la tua volontà». Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.
Lc 1, 39-48
Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
***
UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE
Michea, profeta contemporaneo di Isaia, annuncia il Messia, e lo introduce con parole  precise:“colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall’antichità…
Perciò Dio li metterà in potere altrui, fino a quando partorirà colei che deve partorire;
e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele.Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore,con la maestà del nome del Signore, suo Dio. Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande fino agli estremi confini della terra. Egli stesso sarà la pace!” (prima lettura).
Una precisione,diremmo, “garantita”: il suo ruolo di re, il suo ruolo di portatore di pace e il ruolo di chi guida, nutre e protegge.
Ma una “nota contrastante”: un Messia da Betlemme.
Betlemme???
Forse c’è qualcosa che non va…
Betlemme non è “luogo di Messia”.
Eppure i “disegni di Dio” non sono i “disegni dell’uomo” ( Isaia 55,8).
Il Salvatore, verrà e salverà… da donna, una donna che partorirà in quella “città del pane”.
Città “piccola” ma “città del pane”.
Un messaggio di speranza dalla “città di Davide” (1Sam 16,1-4 ).
Piccola nota a margine: Betlemme si trova a sud di Gerusalemme a  circa 6 Km. L’abbinamento al nome Efrata designa come indicato nella Genesi, la località dove è stata sepolta Rachele dando alla luce Beniamino nei pressi di Betel, (nord di Gerusalemme Gn 35,19; 48,7). Lo stesso nome designava anche un clan alleato di Caleb (1Cr 2,19.24.50) e insediato nella zona di Betlemme (1Sam 17,12; Rt 1,2). Forse Efrata indica un secondo nome di Betlemme (Gs 15,59; Rt 4,11) come aggiunta successiva legato alla etimologia, cioè fecondità ( luogo dei natali di Davide).
Eppure Michea è preciso e sottolinea la provenienza geografica del Messia.
La piccola città chiamata alla “grande missione”: dare i natali.
Umiltà e grandezza.
Scelta “umile” per un “nuovo inizio”.
Dominio straniero nel tempo fino   al momento in cui l’  >alma, cioè la giovane donna (in greco: la vergine), concepirà e partorirà un figlio (Is 7,14).
Al futuro dominatore competerà una particolare missione: sarà per il popolo come un pastore che pasce il suo gregge con una forza che viene da YHWH, e Dio  estenderà il suo potere fino agli estremi confini della terra.
All’inviato di Dio compete quindi il compito di “instaurare la pace” che i regni terreni non hanno mai saputo attuare.
L’ inviato da Dio.
Soprattutto, la Speranza promessa da Dio.
Un Dio “dentro” la geografia e la storia, un Dio “dentro” la vita degli umili, un Dio “nel mondo”, in una “regione” che è “universo”.
Un “cammino” di Dio verso il mondo.
Un cammino che ha lo “sguardo posato” sulle strade.
Un cammino che “genera” altri cammini.
Leggiamo di un cammino ( Vangelo). Un cammino per “portare un dono”.
Il dono per natura non lo posso “trattenere”, lo devo “portare”, lo devo “condividere”, lo devo “donare”.
Fiumi di inchiostro hanno colorato le pagine di libri, rotoli, papiri, pergamente e spiegazioni di alta teologia, patristica e esegesi biblica, a partire dai Padri della Chiesa, hanno spiegato in modo mirabile e convincente l’identificazione, la rappresentazione simbolica di Maria con l’Arca dell’Alleanza, quel “contenitore” delle tavole della legge e di altri oggetti.
Non entro in merito, anche se la trattazione sarebbe interessante e ricca, ma mi soffermo sui “transiti” e sui “passaggi” in vari luoghi e nelle case di personaggi biblici, per riflettere sul passaggio di Maria nella casa di Elisabetta, a seguito dell’annuncio dell’angelo.
Non mi dilungo, mi soffermo solo su un versetto: in 2 Sam 6,13 Davide “si alzò ed andò”, proprio come si evince dal racconto di Luca:  Maria “si alzò ed andò”(Lc 1,39).
Davide porta l’Arca, il patto, la presenza di Dio con il suo popolo, segno visibile della presenza di Dio per le 12 tribù di Israele,  Maria porta “Dio” che già “abita” nel suo grembo.
Maria porta Cristo.
Dio si manifesta in Maria e Maria porterà Cristo a Elisabetta.
Maria porta Cristo al  mondo.
Un cammino che è teofania.
Interessante il racconto dell’evangelista Luca: non si sofferma a valutare la partenza, i sentimenti, la borsa da viaggio di Maria, il cerca un “passaggio” per camminare più agevolmente, il tempo favorevole per andare…
San Luca nel suo Vangelo: “In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda”. Più geografia che storia. Ogni tanto lo dimentichiamo i Vangeli non sono saggi manualistici di storia, non sono la biografia di Gesù,certo ci raccontano anche fatti storici, sono fonti storiche per raccontare la vicenda di Gesù di Nazareth, ci raccontano detti e fatti , ci descrivono luoghi, ma  sono  il risultato di un processo letterario di tradizioni scritte e orali, testimonianze di fede, interpretazione cristiana dei fatti e dell’insegnamento di Gesù alla luce degli eventi pasquali.
E se San Luca utilizza queste parole nel racconto, insieme ad altre, ma con molti riferimenti antichi, allora dobbiamo “leggere” le parole del Vangelo, secondo quella nota che sapientemente ci ha posto un evangelista: “Questi (segni) sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il figlio di Dio, e perché credendo abbiate vita nel suo nome” (Gv. 20,31).
I “motivi editoriali” di questi autori ispirati,(autentici teologi e letterati di spicco viste la scrittura e la complessità del contenuto) è la “Buona Notizia ( traslitterazione di εὐαγγέλιον, euanghélion, aggettivo sostantivato che significa “buona notizia” o “lieto annunzio”) lo svelamento progressivo del Mistero di Dio in Cristo Gesù. Soggetto-oggetto della predicazione del cristianesimo.
Ecco allora il senso, il valore, il messaggio, il contenuto dell’avvenimento.
Torno a quel “viaggio” di Maria raccontato da San Luca: “Maria si alza e va in fretta verso la regione”, lo abbiamo già sottolineato in diverse occasioni da queste pagine del Risveglio on line per articoli mariani e di commento, soprende la “sollecitudine” di Maria alla partenza, ma sorprende ancra di più, oltre alla “preoccupazione” per la “cugina” Elisabetta, forse, l’immediato “servizio all’Amore di Maria”.
Un cammino da quella Galilea, protagonista di avvenimenti storici che la vedono un po’ “distante” per ragioni storiche, ma non dimentichiamo anche geografiche e culturali dalla Giudea. E Maria parte per quel villaggio identificato con il villaggio di Ein Karim, a  6 Km a ovest di Gerusalemme. Un cammino dunque di circa 145 Km.
Circa 145 Km, noi oggi diremmo (sempre con il contapassi al seguito) 195.000 passi  (sono circa i passi percorsi) di pensieri.
Si mise in viaggio, si mise in cammino, “piena di Dio”, “piena di Spirito Santo”, quello Spirito Santo che l’ha “adombrata”, che  ha posto in lei l’Alleanza non fatta di legge ma di Amore.
Quali pensieri avrà avuto questa ragazza che “corre”, mi piace l’immagine della donna di corsa, proprio come quelle donne dopo la scoperta della tomba con la pietra rimossa ed i teli a terra… corrono… un annuncio da portare… una gioia da condividere… un dono che non può essere trattenuto.
Una “corsa” sui monti “di Giuda”, (attenzione, san Luca non ci dice in Giudea, ci dice “di Giuda”, quindi della tribù di Giuda storia più che geografia), non è l’antesignana dell’attuale sport montano trail running, ma vuole arrivare “in fretta” perché ha un dono da portare. Ha Cristo da condividere.
E ancora di più, Maria, la donna sollecita ed attenta, entra “nella casa di Zaccaria”, ma non saluta prima Zaccaria (il padrone di casa), saluta Elisabetta, perché sa (lo ha annunciato a lei l’angelo) che è in attesa di un bambino, un bambino che “preparerà la strada” a Colui che lei porta nel grembo.
Il “mutismo” dell’incredulità e la Parola della vita, della fede, della certezza, dell’affidamento.
Dono che diventa reciprocità: salutata dall’angelo, saluta.
Dio “vicino a lei”, Dio “in lei” è segno di reciprocità, di comunità, per insieme: credere, sperare, amare.
E il feto sussurra. Il bambino c’è, già grida all’arrivo del Messia, già si prepara a “slacciare i sandali”, perché quel dono ricevuto come presenza, non lascia indifferenti.
E il dono della Presenza di Dio farà “prendere parola” ad Elisabetta che loderà e benedirà, come quella benedizione che veniva cantata nella celebrazione dell’arca dell’alleanza. Il grido che ancora oggi sale da tutti: “benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù”. Il dono di Maria è il dono di Dio al mondo.
Cristo è “nascosto” nel grembo di Maria, eppure il “sussulto” di Giovanni lo “rende presente”, lo rende manifesto.
Il Cristo portato, il Cristo dono diventa “presenza” e subito Elisabetta “coglie” il dono: “che cosa ho fatto perché la madre del mio Signore venga a me ?”.
Il dono non trattenuto diventa Presenza.
Dio è presenza.
Il dono è coraggio e speranza: alle due madri offre la certezza, offre la strada.
Non sono solo due madri che si abbracciano, non sono solo due donne che “sono grembo”, sono donne che indicano la strada, che sollecitano il cammino, sono donne che credono e annunciano.
Sono donne missionarie, perché chi crede ama e chi ama dona e chi dona annuncia.
Annuncio perché ho ricevuto perché il dono non lo posso trattenere per me, perché il dono trattenuto non fruttifica, muore, mentre il dono “donato” porta frutto.
Il dono della Parola, il dono della Vita.
Il dono non in quel luogo “chiuso” dove solo il Sommo Sacerdote poteva entrare, ma il dono al mondo, agli estremi confini della terra.
Dall’Eccomi di Maria, all’Eccomi di Dio.
Sono Dono.
“Eccomi io vengo per fare la tua volontà” (seconda lettura).
Il Dono d’Amore perché il mondo impari ad amare: l’Incarnazione.

La “sacra fretta” di Maria – Commento al Vangelo di domenica 22 dicembre 2024 (di Elisa Moro)

“Stillate, cieli, dall’alto, le nubi facciano piovere il Giusto; si apra la terra e germogli il Salvatore” (Cf. Is 45,8). La quarta e ultima domenica del tempo di Avvento, ormai nella Novena che anticipa il Santo Natale, invita ad affrettare il passo e lascia intravedere, nel brano di Vangelo proposto (Lc. 1, 39-45), la venuta del Messia ormai imminente.
“In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda” (v. 39). Non è la fretta ingorda di chi desidera fare presto per poi passare ad altro, ma la premura di chi sa di avere un compito grande da compiere: nel testo latino si dice “cum festinatione – con gioiosa sollecitudine”.
Sant’Ambrogio, commentando la “fretta” di Maria, afferma: “la grazia dello Spirito Santo non comporta lentezze” (Expos. Evang. sec. Lucam, II, 19: PL 15,1560). Tutta la vita di un credente deve essere vissuta in quest’ottica di prontezza, di risposta attenta a Dio; deve avere i tratti di questa “sacra fretta, sapendo che Dio è sempre la priorità e nient’altro deve creare fretta nella nostra esistenza” (Benedetto XVI, 15/08/2009).
“Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo” (v.41). La pagina di Vangelo rivela subito la concretezza della parola: non è una visita di cortesia tra due parenti, ma il segno autentico dell’incarnazione del Verbo, una storia vera, fatta di un autentico incontro e rivelatorio. Come ricorda Beda il Venerabile: “Elisabetta è la prima a udire le parole di Maria, ma Giovanni è il primo ad avvertire la grazia di Cristo. Elisa-betta percepisce l’arrivo di Maria, ma Giovanni presente quello del Signore. Le due donne proclamano la grazia, i due bambini la operano” (In Lucam Evangelii Expositio, I, 1).
Il Signore viene, è alle porte; come ricorda il celebre filosofo Kierkegaard: “i due mondi da sempre separati, il divino e l’umano, sono entrati in collisione in Cristo. Una collisione non per un’esplosione, ma per un abbraccio”; spetta ad ogni uomo saper sussultare di gioia per questa straordinaria novità di vita.
Lc 1, 39-48
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!
A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo.
E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Pranzo di Natale: più che il cibo valga il tempo di stare insieme (di Cristina Terribili)

Il Natale viene associato anche a tradizioni enogastronomiche che, in tante famiglie, si traducono in corposi menu, di cui le portate rimandano anche a significati antichissimi. Le mandorle, ad esempio, rimandano all’inizio della vita, che viene rappresentato anche dal pane che si arricchisce di frutta secca e canditi dando vita ai moderni panettoni o torroni, la carne come simbolo dell’abbondanza…
Alla vigilia è riservato un pasto più frugale, con il pesce. Il capitone, che in molte regioni italiane è il simbolo che rinnova il ricordo della lotta tra i bene ed il male, della nascita di Gesù che sconfigge il male del mondo… ma che divide i giorni dell’attesa, in cui le lente preparazioni e la parsimonia del cibo trovano il trionfo nel giorno successivo.
Di fronte a tanta abbondanza ed opulenza non dimentichiamo chi soffre di disturbi del comportamento alimentare (DCA), a cui stiamo dedicando delle riflessioni da alcuni numeri. Tutte le proposte di cibo, per chi soffre di un DCA (anoressia, bulimia o perdita del controllo alimentare, obesità…) sono fonte di un enorme stress e sofferenza. Ci si sente osservati e costretti verso qualcosa a cui non si desidera andare incontro, che mette paura e che tende a far isolare. Odori, colori, preparazioni elaborate, possono creare un disagio esistenziale che porta a far “detestare” anche un momento di festa.
Per permettere a tutti di godere appieno dell’essenza delle festività natalizie, si può cominciare dal ridurre per tutti, le porzioni del cibo a tavola ed evitare di riempire eccessivamente i piatti. Permettere a tutti di poter scegliere, senza puntare l’attenzione e i discorsi esclusivamente sulle pietanze, può creare un’atmosfera più rilassata parlando d’altro. Oltre al cibo non è male dare spazio anche ai giochi, alla possibilità di organizzare dei momenti di condivisione piacevoli e in cui possiamo mettere in palio premi più divertenti che costosi.
Nel periodo di Natale ci si può dedicare all’ascolto delle inquietudini dell’altro e accogliere il disagio. Non necessariamente a Natale ci dobbiamo sentire tutti felici, non dobbiamo obbligatoriamente sentirci forzati a sorridere ma possiamo condividere i nostri stati d’animo con chi ci è vicino e scoprire che, magari in quel parente che si vede solo durante le feste, si può celare una persona ricca di anima e di comprensione. Abbondiamo nell’attenzione verso le persone, con delicatezza e con il piacere di poter offrire l’opportunità di un nuovo rapporto di amicizia e di fratellanza.
Perché anche questo è il Natale.

Un pastore in ginocchio (di Filippo Ciantia)

Avvicinandosi il saluto al vescovo Edoardo, che lascia l’amata Ivrea, ho pensato di rendergli onore, ricordando un grande vescovo che ho conosciuto e apprezzato per la fede, il coraggio, la mitezza e l’amore per il popolo.
Sabato 14 dicembre ha festeggiato i 50 anni di consacrazione sacerdotale l’arcivescovo emerito di Gulu monsignor John Baptist Odama. È stata una grande festa di popolo nella città del nord Uganda, tristemente nota per essere stata l’epicentro di una insurrezione armata che ha sconvolto per oltre due decenni quella regione abitata dalla popolazione Acholi.
Nato nella regione del West Nile, di etnia Lugbara, e ordinato vescovo di Gulu, tra gli Acholi, nel 1999, ha dedicato instancabilmente oltre 10 anni del suo lungo episcopato alla costruzione della pace.
Quando si celebrò la sua elevazione a vescovo, il 2 gennaio 1999, durante l’omelia chiamò a sé un bambino e, sollevandolo affinché fosse visibile a tutti, gli chiese se volesse crescere in una comunità afflitta da violenza, guerra, rapimenti, distruzioni. Il bimbo scosse la testa. Allora monsignor Odama dichiarò come assoluta priorità del suo episcopato il ripristino della pace per il bene dei bambini: “Finché ci sarà un’opportunità per i colloqui di pace, la perseguirò”. Si trattava di dialogare con guerriglieri feroci e implacabili, ma pur sempre figli di quelle terre.
Durante la guerra civile, oltre ad esercitare crudeli e sanguinarie rappresaglie contro le popolazioni civili, i ribelli rapivano i bambini per trasformarli in schiavi e soldati. Si stima che oltre 60mila bambini furono rapiti: molti non ritornarono più alle loro famiglie.
In più di un’occasione, il vescovo si mise in ginocchio davanti a bambini fuggiti dalla prigionia o liberati dai soldati, chiedendo loro perdono per non averli protetti a sufficienza dai pericoli!
Ebbe il coraggio di incontrare i ribelli senza alcuna scorta, pur di aprire il dialogo e conquistare la loro fiducia. Riunì tutti i leader religiosi (Anglicani, Cattolici, Mussulmani, Ortodossi, Pentecostali, Avventisti del Settimo Giorno) in un’assidua attenzione ai bisogni dei più poveri cercando in ogni modo di fermare i massacri e i rapimenti. Si arrivò infine ad una amnistia che permise il ritorno pacifico di oltre 10mila guerriglieri e di centinaia di bambini rapiti.
Poi, dopo tante sofferenze, la guerriglia terminò. Uomo di pace, di preghiera, mite ed umile, paziente, con un grande senso dell’umorismo e paziente, ma risoluto nel difendere i piccoli.
“Beati i miti perché avranno in eredità la terra” (Matteo 5,5)

CHIVASSO IN MUSICA – “Splendori del Barocco” – Concerto di Santo Stefano

Appuntamento giovedì 26 dicembre alle ore 21 in Duomo Collegiata Santa Maria Assunta per i1 Concerto di Santo Stefano, con protagonisti Paolo Tarizzo organo e Samuel Perinotto tromba.
Durante il concerto saranno eseguite musiche di Bach, Balbastre, Martini, Stanley, Tartini, Telemann.
Ingresso con offerta libera.
 
 
 
Redazione Web
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