Da qualche settimana in paese c’è una novità molto interessante per il suo rilievo storico e culturale. È infatti aperto il Museo del Ricetto allestito da Elsa Giovannini, studiosa di storia locale che nel corso degli anni ha raccolto una gran mole di reperti e documenti storici. Parte del suo lavoro si concretizza adesso nel Museo, in un locale sito nel ricetto del paese, in via del Castello 22.

Il ricetto di Palazzo fu edificato nel XIV secolo, un po’ in ritardo rispetto ad altri borghi della zona, come Magnano o Piverone; questo perché il paese è stato conteso per molto tempo da Vercelli e Ivrea, che lo volevano a causa della sua collocazione strategica e centrale. Quando finalmente Ivrea riuscì ad averne il predominio, ad ogni famiglia (“fuoco”) venne attribuita una cellula abitativa, composta da tre vani: la cantina sotterranea, il vano abitativo al piano terra e un altro vano soprastante, utilizzato per le derrate alimentari oppure, nel caso di una famiglia numerosa, anche come camera da letto. Le famiglie dunque vivevano in una unica stanza, in cui si mangiava e si dormiva. Quando poi non fu più necessario abitare in un luogo fortificato, il paese si allargò intorno al ricetto, e le abitazioni furono spartite tra i vari componenti delle famiglie, smembrando così le cellule che vennero praticamente tutte utilizzate ad uso cantina.

In una di queste cellule abitative, usata invece come abitazione fino al 1945, è stato allestito il Museo del Ricetto: vi viveva Ignazio Giovannini detto Barba Nasio, classe 1888 (prozio di Elsa in quanto fratello di suo nonno Cichin), scapolo, morto nel 1944.

La sua erede, Elsa, ha quindi voluto regalare alla comunità una perla preziosa: un piccolo museo della civiltà contadina in un locale che mantiene tuttora la sua struttura originaria, il pavimento di mattoni, la volta, il camino e il fornello per cucinare. Il Museo è stato allestito con cura certosina, con la consulenza di Maurizio Vescovo (restauratore di mobili antichi ed esperto antiquario); anche il sindaco e alcuni compaesani hanno contribuito donando oggetti e attrezzi di uso contadino. All’interno troviamo la “zona notte” con il letto, l’armadio e tutte le varie suppellettili; il tavolo apparecchiato, la madia con i piatti, oggetti curiosi come la moscarola, una gabbia appesa al soffitto dentro cui si mettevano a stagionare i formaggi (e che Elsa addirittura ha completato con della vera toma locale), tantissimi attrezzi per il lavoro dei campi e tanto altro ancora, per un viaggio nel tempo affascinante e curioso.

Il valore aggiunto è dato dalla presenza di Elsa, che con la sua gentilezza, competenza e passione illustra la storia e la vita di ogni oggetto presente nel Museo, in un racconto che cattura l’attenzione del visitatore, e che non si smetterebbe mai di ascoltare. Un museo che dà lustro al piccolo paese ai piedi della Serra, e che è aperto per le visite il sabato e la domenica dalle 15 alle 18.

antonella tilocca