Is 53,2.3.10-11

Dal libro del profeta Isaia.

Il Servo del Signore è cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire.
Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità.

Sal.32

RIT: Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo.

Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.

  RIT: Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo.

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

  RIT: Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo.

L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.

  RIT: Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo.

Eb 4, 14-16

Dalla lettera agli Ebrei.

Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede.
Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato.
Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.

Mc 10, 35-45

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: “Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo”. Egli disse loro: “Che cosa volete che io faccia per voi?”. Gli risposero: “Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”.
Gesù disse loro: “Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?”. Gli risposero: “Lo possiamo”. E Gesù disse loro: “Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato”.
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: “Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE

Siamo nei capitoli definiti, dagli esegeti e commentatori  “Deutero Isaia” (capitoli 40-55 del Libro del Profeta Isaia), dove “protagonista” è il “servo di Jahwh” o “servo sofferente” (prima lettura).

Se siamo attenti non può sfuggirci che alcuni “passaggi” di questi capitoli compaiono nei Vangeli, in alcune Lettere di Paolo e negli Atti degli Apostoli.

Un uomo che soffre, il servo sofferente, un uomo che non parla, ma che “ci parla” con la sua sofferenza.

Un uomo “prostrato con dolori”, un uomo che offre se stesso “in riparazione”, ma un uomo che “vedrà la luce”.

Una figura quella del “servo sofferente”, che emerge nell’Antico Testamento, e che “cambia la logica” a cui si era abituati, perché questo giusto “giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità”.

Ma il servo sofferente, “vedrà la luce”.

“Assumerà” su di sé per “togliere”, per “liberare”, per “salvare”.

Il servo non accusa né condanna, ma umilmente “assume” e salva.

Ecco il “segreto”: “assumere” nella nostra vita atteggiamenti umili e di servizio ed abbandonare i “sogni di potere” umani, che come sabbia sottile, si “annidano” nei cuori e li induriscono.

Ambizione e presunzione… anche gli apostoli non ne sono immuni…

Forse è “rassicurante”?

No.

Ambizione e invidia, desiderio di primeggiare, di “essere scelti perché migliori”…

Debolezze dell’animo umano, ma “umane”, magari “ingenue” o dettate dalle migliori intenzioni”…

L’ingenuità dei due fratelli, figli di Zebedeo, è anche la nostra “ingenuità”.

Chiediamo sempre “qualcosa per noi”, ci appare semplice, ci appare “innocua”, ci sembra di “meritarcela”…

Indignazione… “scandalo umano”, eppure nessuno ne è “immune”.

E Gesù chiede di essere “servi”, “servi sofferenti” e umili.

Non si “indigna” come gli apostoli, ma li “chiama a sé”.

Gesù esercita la “maieutica del bene” (non è una mia frase ma la “prendo a prestito” adattandola a questo contesto).

Dovremmo forse dire meglio: Gesù usa la “maieutica della misericordia”.

Con pazienza, esorta a comprendere, a “tirare fuori” con le parole della comprensione e della compassione per l’arroganza umana, l’umiltà che è profondamente nascosta in ciascuno.

“Chi vuole essere il primo fra voi sarà schiavo di tutti”.

Avranno compreso?

Schiavo, servo, sofferente, ultimo…

Imparate… “il Figlio dell’uomo infatti, non è venuto per farsi servire ma per servire

Il servizio anche attraverso la sofferenza, l’umiliazione…

servire e dare la propria vita per il riscatto di molti”.

Servo… quello che non “vale nulla”, eppure la sua immagine è “chiara”.

Il servo, ‘ebed nell’antico Israele, era “colui che serviva”, colui che “coltivava la terra”, ma anche colui che “serviva” al Tempio (‘abad è verbo servire) e “servo” era colui, presentato da Isaia, a cui il Signore farà contemplare lo splendore del suo volto.

Perché “su chi spera nel suo amore, per liberarlo dalla morte e nutrirlo in tempo di fame” (salmo).

E Gesù sarà “modello” di servizio: non esiterà a “chinarsi” su quei piedi, a lavarli, ad asciugarli, Gesù sarà “prototipo” del servo, aiuterà a “comprendere” quel brano di Isaia, diventerà “servo sofferente”, “servo per amore”.

Il “modello” diventa colui che “riscatterà” (non come il “vendicatore”: il termine Goel aveva diversi significati nell’Antico Testamento come ad esempio espresso nei testi dei libri di Levitico, Numeri, Deuteronomio), “redimerà”, abbracciando la condizione umana, la croce.

“Per questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome”.

Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi…”

Il “servo” piegato sui piedi per lavarli, si “solleva” (etimologia del verbo risorgere) e “solleva”.

Lezione di “servizio”, parole da comprendere: siate servitori, non vogliate “essere grandi”, ma siate grandi nel servizio. Siate “schiavi di tutti”.

Schivi e schiavi, ecco come dovremmo “essere grandi”, nel servizio gli uni degli altri, come Gesù.

Dimentichiamo i “primi posti”, “onore e gloria”, ma essere “servi” alla Gloria del Signore.

Si sono “indignati” gli altri apostoli, magari non per la “presunzione” dei fratelli, ma perché quei posti, forse li volevano loro… e nella rincorsa Giacomo e Giovanni sono arrivati primi nella richiesta…

E allora rileggiamo la risposta amorevole di Gesù, senza “indignazione” per la “pretesa”, ma con saggezza e pazienza; è la risposta che ancora oggi dice a noi: “chi vuole essere il primo sia schiavo”.

Siamo battezzati, viviamo “radicalmente” il nostro battesimo.

Viviamo generati dalla vita nuova di Cristo.

Fondiamo la nostra vita nel segno del “servizio” a Dio ed ai fratelli.

Professiamo la nostra fede, come si afferma nella lettera agli Ebrei (seconda lettura),

“Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia”,

Gesù ha “attraversato i cieli”, per farci conoscere Dio.

Disceso e asceso per “prendere su di sé” come un “servo sofferente” le nostre infermità, i nostri peccati e regalarci la misericordia di un Padre che non abbandona e dona Grazia.

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