Se esistesse ancora la penna d’oca sarebbe proprio il momento giusto per usarla scrivendo del duplice dramma che si è consumato a Pavone nella notte di una settimana fa.
La penna d’oca, chissà perché, richiama a quella sana leggerezza, finezza e delicatezza che tanto servono in situazioni come questa, dove un tabaccaio, nel momento stesso in cui vede che gli stanno rubando degli effetti del suo lavoro spara e uccide il rapinatore.
La penna d’oca dovrebbe essere usata da chi si lancia sui social, dove viaggia di tutto e di più, e lo stesso chi cede alle strumentalizzazioni anche del catechismo della Chiesa cattolica.
Sarebbe opportuno fare silenzio in circostanze simili, e mostrare quella sola pietas che tanto dice senza far rumore, che tanto sostiene senza tifo da stadio, che tanto conforta senza dividere pro e contro.
Ma star zitti non si può, soprattutto se diventa essenziale aiutare a capire il perché certi fatti avvengono, e soprattutto, come nel caso presente, lo strascico personale e comunitario che li accompagna.
Pietas per chi, vivo, oggi si sente morto dentro.
Pietas per chi, morto, non ha saputo far di più e meglio della propria vita.
E pietas sia anche per tutti noi, al galoppo verso una deriva etica dalle conseguenze incerte.