Con il Natale arriva anche il momento di pensare ai regali. Alcuni bambini vengono ancora invitati a scrivere la letterina a Gesù Bambino in cui, oltre a raccontare quanto siano stati buoni e meritevoli, esprimono i loro desideri in merito ai doni che vorrebbero ricevere. Tra questi tanta elettronica: dalle consolle allo smartphone di ultima generazione.
La strumentazione tecnologica nelle case è ormai massiccia e massiccio è l’uso che se ne fa, al di là di motivi di lavoro o di studio. Ricerche anche recenti indicano che in Italia un bambino su due ha già usato lo smartphone prima dei due anni di vita, e uno su cinque prima dell’anno. Così come la televisione un tempo, oggi il cellulare prende il posto di un fidato baby sitter, che consente ai bambini di stare buoni e al genitore di occuparsi di altri impegni.
Mentre però la televisione rimaneva all’interno dell’ambito domestico, e appena si usciva da casa la possibilità di impegnarsi in altro era altamente probabile, non mancano oggi le occasioni in cui si vedono i bambini sul passeggino con in mano telefonini o tablet. Fa bene al bambino questa precoce esposizione? No. Non gli fa bene; senza se e senza ma, per tutta una serie di motivi. Nel primo anno di vita nel bambino si compie una serie di sviluppi all’interno del cervello che sono estremamente delicati; comincia a sviluppare il linguaggio, attraverso la manipolazione apprende il mondo degli oggetti nella tridimensionalità e questo veicola la conoscenza dello schema corporeo, apprende le prime relazioni causa-effetto sia con il mondo delle relazioni che con il mondo degli oggetti.
Mettere in mano ad un bambino tanto piccolo il cellulare o il tablet, al di là del problema non di poco conto dell’esposizione a particolari radiazioni o i disordini alla vista, significa inficiare i processi naturali di sviluppo del linguaggio, agire negativamente sulla rappresentazione del mondo e la creazione alterata di nessi logici. Il bambino rischia di costruire intorno a se un mondo non reale, che fornisce risposte immediate, senza tempi di attesa e diventa irrequieto, va immediatamente in ansia, diventa intollerante a qualunque cosa non riesca ad ottenere nell’istante esatto in cui lo ha pensato.
Sebbene siano state realizzate delle App che simulano le attività di gestione della vita reale, queste non potranno mai sostituire l’importanza del gioco del “fare finta”. Avere una cucina virtuale è ben diverso che apparecchiare la tavola per le bambole e invitarle a prendere il tè; il gioco reale può protrarsi per ore, può stimolare la creazione di altri scenari di gioco, può coinvolgere altre persone reali, genitori, nonni, amici. L’uso dello smartphone per lo studio andrebbe limitato esclusivamente ai momenti dell’esecuzione dei compiti, creando delle alternative per passare il tempo libero.
Tutti questi strumenti creano dipendenza; l’85% dei ragazzi tra gli 11 ed i 17 anni lo usa quotidianamente dalle 3 alle 6 ore al giorno. Se questo tempo vi sembra eccessivo provate, per esempio, a vedere la differenza di concentrazione quando lavorate con, o senza, uno smartphone al vostro fianco.
Alla luce di questi argomenti e usando proprio la scusa dei regali di Natale, ci si potrebbe orientare verso altri acquisti, altre soluzioni alla gestione del tempo libero con la consapevolezza che esse permettono al bambino uno sviluppo più armonico, rispettoso dei tempi della crescita e molto più creativo, superando la delusione per non aver ricevuto quello che ci si aspettava .