(Elisabetta Acide) – Nell’ ambito degli incontri organizzati dall’ Ufficio Catechistico Diocesano, il Direttore don Valerio D’ Amico, ha tenuto il quarto incontro di formazione mercoleldì 22 novembre 2023 alle ore 20,45 (gli altri per  favorire la partecipazione,  hanno avuto luogo nelle zone diocesane: BorgoFranco d’Ivrea, Settimo Rottaro, Cuceglio e l’ultimo si svolgerà oggi, 23 novembre, a Locana),   presso l’ oratorio Verolengo, per la Vicaria chivassese.

Alla serata erano presenti i catechisti delle diverse parrocchie che con attenzione hanno cercato di fare tesoro delle parole del Direttore.

La serata ha preso avvio da quelle parole che tanto sono state pronunciate in periodo pandemico, (distanziamento, mascherina, codici di accesso) e sono state declinate nella riflessione della catechesi per una previa introduzione rispetto al loro “contrario”: smascherare fragilità ed insicurezze per annunciare in modo credibile da credenti, “distanziarsi” per “leggere” con “occhi nuovi” le necessità, i volti, le domande degli altri, “individuare” i corretti “codici” per “parlare” di Gesù: linguaggio.

La lettura del brano del Vangelo di Luca al capitolo 24,13-35 ha dato l’avvio alla riflessione guidata dal parroco, per una “lettura” sinodale e catechetica, che è l’avvio di accompagnamento di coloro (dovrebbe essere compito di tutti i cristiani), accompagnano nella catechesi a qualsiasi livello.

Il brano può davvero essere considerato un “modello di catechesi”: fede ecclesiale, condivisa e celebrata.

Nel brano appare evidente come Parola ed Eucaristia assumono significato sostanziale nel “cammino” cristiano: senza catechesi biblica e senza celebrazione sacramentale il Risorto non viene compreso.

Ecco allora il significato del brano alla luce della catechesi: un “avvicinarsi”, un conversare, uno spiegare le scritture alla luce dell’esperienza di Cristo, un celebrare, un annunciare… la lenta ma efficace pedagogia di Gesù, quel “viandante sconosciuto” che si fa “vicino”, cammina, ascolta, spiega, “fa ardere il cuore” e fa esclamare “rimani con noi”.

Undici chilometri di parole, di spiegazione delle scritture, di ascolto, di dialogo, di conversazione, di prossimità… e dopo soli 11 Km… “Resta con noi”.

Uno “sconosciuto viandante” “straniero”, che viene “invitato a fermarsi”, a “cenare”, a “dimorare”, a “condividere la casa”.

Ogni catechista, ma ogni cristiano, dovrebbe riflettere sulla sua esperienza di “familiarità” con le Scritture e con il Vangelo, sulla propria esperienza di “cuore che arde”, per la Parola e per la celebrazione dello “spezzare il Pane”, dell’essere “annunciatori” .

Imparare a “riconoscere” la Presenza, nella vita, nella quotidianità, facendosi “accanto”, accompagnando e conversando, facendo “ardere il cuore”.

I due discepoli ( uno senza nome, tipico tratto  dei racconti del Vangelo di Luca) invitano a fermarsi in casa, colui  che li ha accompagnati , con semplicità, a condividere, a sedersi a mensa e riposarsi dopo le fatiche del viaggio, di quegli 11 Km fatti di parole “efficaci”: allora “si aprono gli occhi” Gesù diventa nutrimento, sostegno, rinforzo lungo la via. Come catechisti-annunciatori dobbiamo “aprire i nostri occhi” ed accompagnare perché “gli occhi del cuore” vedano, conoscano, comprendano.

E allora quel “distanziamento” che serve per “allontanarsi e vedere meglio”, per agire, per trovare il “passo giusto” e le “parole adatte”, deve diventare “prossimità”, deve diventare “quotidianità” e “condivisione”.

Non “codici”, ma “codice”, in mano il “Grande Codice”, per annunciare, per far incontrare, per far “rivivere” la fede: dalla tristezza e delusione, alla gioia, dall’”ardore” progressivo alla “cena” che “sazia”, nutre e rafforza.

L’avverbio del Vangelo di Luca, è lo stesso usato dallo stesso evangelista al capitolo 2 parlando dei pastori:  senza indugio.

Partirono senza indugio (si alzarono) e fecero ritorno a Gerusalemme”, così come i pastori, senza indugio, andarono a vedere il Bambino.

Senza indugio: senza timore, con coraggio: annuncio di fede, perché la fede non ci vuole “seduti” ( come ricordava il relatore), ma ci vuole in piedi, di corsa, in cammino, in condivisione, fantasiosi e speranzosi, persone dinamiche che guardano al futuro.

Ecco allora, forse il messaggio della serata: il racconto di Emmaus (non dimentichiamo scelto nella fase sinodale del discernimento e sollecitato come elemento conduttore da Mons. Cerrato per l’anno pastorale avviato), parla di due esperienze fondamentali, i discepoli non “leggono” il testo che già conoscono delle scritture, ma sentono il racconto, la spiegazione dalla voce di Gesù, che parla di esperienze fondamentali che “scaldano”, che “fanno ardere” che aiutano a comprendere, non sono “spettatori” di una liturgia, ma “siedono” come amici alla mensa e scoprono che è Gesù che nutre, che si dona.

Quando Gesù scompare dalla vita, tutto è inutile.

Allora, come cristiani e come catechisti, riscopriamo la Parola, formiamoci attraverso la Chiesa al Vangelo, “mastichiamo” le pagine bibliche alla luce di Cristo, ed allora anche la nostra “voce”, forse farà “ardere il cuore”.

Gesù non “scompare” definitivamente, ma solo dalla “loro vista”, si rende presente nella forma sacramentale, i discepoli di tutti i tempi, nella Chiesa, possono entrare in  co-munione con Lui spezzando il pane: ecco la gioia, la notizia da annunciare, il “ritorno”, sentito con urgenza, a Gerusalemme, annuncio di Risurrezione.

Un viaggio di andata, ma soprattutto un viaggio di “ritorno”: ritorniamo allora a Gerusalemme anche noi come catechisti: Gesù non “scompare” è presente, è “Risorto”, l’urgenza è quella di annunciarlo vivo e presente nella Chiesa, nelle nostre comunità, fra noi.Gesù cammina con noi, fra noi.

Ritorniamo a Gerusalemme, non “scappiamo” a Emmaus con il cuore deluso, annunciamo con la nostra vita, con la testimonianza: per quanto in “difficoltà” appaia la Chiesa, non dimentichiamo, in lei vive il Risorto e noi ne dobbiamo essere annunciatori quotidiani e gioiosi.

Incamminati e Illuminati , annunciatori gioiosi, il periodo di avvento che ci apprestiamo a vivere, ricorda il Direttore don Valerio, ci deve vedere pieni di speranza, e chi è in attesa è vigile, è pronto, è dinamico, è coraggioso.

Così dovrebbero essere i catechisti, annunciatori coraggiosi e “solleciti gioiosi e “di corsa” ( a qualsiasi età) come ha ricordato don Valerio, quelle corse a “passi diversi” di quel mattino, di “quello stesso giorno”, oggi come allora.

A conclusione della serata, l’invito a seguire gli incontri di formazione specifici diocesani per i catechisti che avranno come approfondimento proprio le parole che emergono dal brano di Luca: cuore, occhi, casa, perché annunciare Cristo è “guardare con occhi di Dio”, è avere il “cuore” colmo ed accogliere e “stare” in comunione.

Saranno comunicati dall’Ufficio Catechistico Diocesano nei prossimi giorni  gli appuntamenti per gli incontri di formazione biblica, liturgica e teologica dei catechisti per un approfondimento, alla luce del racconto del Vangelo , dei fondamenti della fede cristiana.