(Graziella Cortese)
Prima di parlare del film di Greta Gerwig è doveroso ricordare Louisa May Alcott, la scrittrice americana (classe 1832) che ha contribuito ai sogni di molte fanciulle e alla ricerca della loro indipendenza. L’autrice era figlia di un filosofo, tra i conoscenti della famiglia c’erano gli scrittori Nathaniel Hawthorne e Henry David Thoreau, è stata insegnante privata e infermiera volontaria durante la guerra civile: esperienze che contribuirono alla narrazione delle sue “Piccole Donne”…
La storia è celeberrima e profuma di antica biblioteca: le quattro sorelle March sono riunite davanti al caminetto, il padre è partito ed è impegnato sul fronte della Guerra di Secessione e la madre deve badare alla famiglia e alla loro casa. Nonostante le ristrettezze economiche le ragazze sognano un futuro migliore: Meg, la maggiore, ricorda con nostalgia i tempi passati, è matura e gentile e comprende i doveri familiari; Beth è la più mite e fragile, perennemente assorta nei suoi pensieri, ama la musica e si dedica con altruismo agli altri; Amy è piccola e un po’ capricciosa, ma da grande desidera diventare un’artista affermata e viaggiare in Europa.
La protagonista indiscussa è Jo, che ama scrivere, vuole vivere grazie alla sua passione e desidera vedere riconosciuto il proprio talento. Le sorelle vivono all’interno di una società costruita su misura per gli uomini, ma l’educazione lungimirante dei genitori e lo spirito indomito permetterà loro di crescere coltivando la propria “forza interiore”.
Le trasposizioni cinematografiche sono numerose e gli attori hanno dovuto confrontarsi con figure del calibro di Katharine Hepburn, Elisabeth Taylor o, più recentemente, Winona Ryder; anche se nella versione odierna si evidenzia una inacidita Meryl Streep nel ruolo della zia March.
È un racconto che non ha età, ma possiede la caratteristica di parlare ai giovani di tutte le epoche.