(elisa moro) – L’uomo delle “Otto Beatitudini”, come lo definì San Giovanni Paolo II, il Beato piemontese Pier Giorgio Frassati, sarà elevato all’onore degli altari il 3 agosto 2025, nel corso del Giubileo dei giovani.

Il Santo Padre Francesco, infatti, durante l’udienza generale di mercoledì 20 novembre 2024, ha annunciato: «Voglio dire che l’anno prossimo, nella Giornata degli adolescenti, canonizzerò il Beato Carlo Acutis, e che nella Giornata dei giovani, l’anno prossimo, canonizzerò il Beato Pier Giorgio Frassati».

Nati a 90 anni di distanza (1901 – 1991) l’uno dall’altro, beatificati con un divario temporale di 30 anni (1990 – 2020) i due giovani saranno dunque uniti nel riconoscimento della loro Santità.

***

Vivere non vivacchiare”: intorno a questo motto si è articolata l’intera, breve e intensa, esistenza di Pier Giorgio, nato a Torino il 6 aprile 1901.

Figlio di una ricca famiglia borghese, la madre, Adelaide Ametis, è una nota pittrice; il padre, Alfredo, nel 1895 aveva fondato il quotidiano “La Stampa”.

A 17 anni entra nella Conferenza di san Vincenzo, per essere fino in fondo il “facchino dei poveri”.

Raccontando delle persone a cui stava vicino dirà:

io che ho avuto da Dio tante cose sono sempre rimasto così neghittoso, così cattivo, mentre loro, che non sono stati così privilegiati come me, sono così infinitamente migliori di me”.

Pier Giorgio andava dritto alla sorgente dell’Amore per averne in abbondanza: la comunione quotidiana – amava ripetere «Gesù, nella santa comunione, mi fa visita ogni mattina» – il silenzio, la preghiera erano per lui Vita.

Si iscrive ad Ingegneria meccanica (con specializzazione mineraria) per potersi dedicare – come aveva confidato ad un amico – a Cristo tra i minatori, che erano tra gli operai più umili e meno qualificati.

Nel 1919 si iscrive alla FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana) e aderisce all’Azione Cattolica, iscrivendosi al circolo “Milites Mariae”.

Il 28 maggio 1922, nella chiesa torinese di San Domenico, riceve l’abito di terziario domenicano, prendendo il nome di Fra Girolamo: Pier Giorgio, da fervente discepolo di San Domenico, recitava ogni giorno il Rosario, che portava sempre nel taschino della giacca, non esitando a tirarlo fuori in qualsiasi momento per pregare, anche in tram o sul treno, persino per strada.

Il mio testamento – diceva, mostrando la corona del Rosario – lo porto sempre in tasca”.

Il 30 giugno 1925 Pier Giorgio accusa degli strani malesseri, emicrania e inappetenza: non è una banale influenza, ma una poliomielite fulminante che lo stronca in soli quattro giorni, il 4 luglio, tra lo sconcerto e il dolore dei suoi familiari e dei tanti amici e conoscenti, a soli 24 anni.

Il 20 maggio 1990 è stato beatificato da San Giovanni Paolo II, che lo indicato come esempio e modello per la società attuale:

ecco l’uomo “interiore”! E tale ci appare Pier Giorgio Frassati. Difatti, tutta la sua vita sembra riassumere le parole di Cristo ..Egli è l’uomo “interiore” amato dal Padre, perché molto ha amato! Egli è anche l’uomo del nostro secolo, l’uomo moderno, l’uomo che ha tanto amato! Non è forse l’amore la cosa più necessaria al nostro XX secolo, al suo inizio come alla sua fine? Non è forse vero che soltanto ciò resta, senza mai perdere la sua validità: il fatto che “ha amato”?… Egli se ne è andato da questo mondo, ma, nella potenza pasquale del suo Battesimo, può ripetere a tutti, in particolar modo alle giovani generazioni di oggi e di domani: “Voi mi vedrete, perché io vivo, e voi vivrete!” (Gv 14, 19)”

(leggi cliccando qui integrale omelia Beatificazione).

(cliccando qui, invece, la bella monografia curata dal giornale “Il Biellese” sulla visita di Giovanni Paolo II ad Oropa)

Atleta temerario, burlone, attivista implacabile e mistico inaspettato!“; così lo ha definito uno dei suoi biografi, tratteggiando l’icona di un cristiano dinamico, volitivo, pieno di vita, la cui “esistenza fu avvolta interamente dalla grazia e dall’amore di Dio e fu consumata, con serenità e gioia, nel servizio appassionato a Cristo e ai fratelli. Giovane, visse con grande impegno la sua formazione cristiana e diede la sua testimonianza di fede, semplice ed efficace.

Un ragazzo affascinato dalla bellezza del Vangelo delle Beatitudini, che sperimentò tutta la gioia di essere amico di Cristo, di seguirlo, di sentirsi in modo vivo parte della Chiesa” (Benedetto XVI, Discorso ai giovani 2 maggio 2010-Torino).

Un Santo che parla della giovinezza, della freschezza dell’annuncio del Vangelo, da lui pienamente vissuto, e che invita ogni credente, in particolare i giovani, a puntare “verso l’alto”, come lui ha scritto su una fotografia della sua ultima scalata con gli amici, del 7 giugno 1925, che lo ritrae aggrappato ad una roccia delle Valli di Lanzo, mentre il suo volto è proteso verso il Cielo.

“Verso l’alto!”.

Pier Giorgio apre “la strada per sperimentare in pienezza la forza e la gioia del Vangelo” (Papa Francesco, Torino, 21 giugno 2015) nel quotidiano e nell’attualità: innamorato delle montagne, spesso si recava a piedi, all’alba e digiuno al Santuario di Oropa, partendo da Pollone, per poi rientrare cantando ad alta voce le Litanie in onore di Maria.

Sembra che si possa applicare a Pier Giorgio” – così scriveva nella prefazione alla raccolta delle sue Lettere Don Luigi Sturzo – “il versetto 32 del salmo 118 che dice: «Ho corso la via dei tuoi precetti appena tu allargasti il mio cuore».

E se egli si era affacciato alla vita terrena, e ne aveva sentito gioie e dolori, piccole amarezze e disappunti, e noie e risentimenti, aveva composto tutto questo piccolo tumultuare, nell’anelito del bene, nell’apostolato dell’azione cattolica e sociale, nella carità verso i poveri, ultimo suo slancio e occasione del sacrificio della sua vita”.