Pietro Monte venne strappato dall’oblio grazie alle carte conservate dall’ ingegner Giuseppe Bruno, ultimo amministratore dell’Asilo Infantile “Pietro Monte” prima del passaggio nel 1993 dell’Asilo tonenghese al Comune di Mazzè e all’insegnamento di Stato che prese il posto di quello delle suore d’Ivrea. Le carte, le lettere e i documenti coprivano gran parte della sua vita. Le minute di lettere, portano i più disparati destinatari, rare quelle in risposta che invece aumentarono verso gli ultimi anni della sua vita, intorno all’erezione dell’Asilo Infantile che cominciò a funzionare la prima volta nell’autunno del 1882.

Fabrizio Dassano studiò il corpus di lettere e pubblicò per i tipi di Bolognino editore di Ivrea nel 1998: “Pietro Monte, scienziato, insegnante e fondatore del’Asilo di Tonengo”. In realtà un primo articolo era apparso nel 1994 sul “Bollet-tino della Società Accademica di Storia e Arte Canavesana”.

Molte lettere portavano segni evidenti di bruciature lungo i bordi esterni e mancavano quelle del primo periodo di formazione, e le lettere del primo periodo parmense. Infatti insegnò a Parma dal 1849 al 1855 e da quest’ultima data fino alla morte, in Toscana nella città di Livorno. Tracce di queste lettere apparivano anche nell’inventario dei beni del professore, operazione che venne compiuta a Livorno 11 giorni dopo la sua morte improvvisa, poche ore prima di tornare definitivamente a Tonengo, avvenuta il 4 maggio 1888 in una stanza ammobiliata in affitto in via Ricasoli al terzo piano del numero civico 111. Rimossi i sigilli della questura alla porta, tra gli innumerevoli oggetti furono ritrovati diversi piccoli pacchi di carte, lettere, decreti di nomine, Documenti che furono presi in consegna dall’esecutore testamentario, il legale Giovan Battista Peri-netti di Ivrea, per conto dell’erede unico di Pietro Monte, cioè l’asilo infantile di Tonengo “Pietro Monte”. Quel materiale fu portato dal Perinetti a Tonengo e depositato nell’asilo tonenghese nel 1884. Così nacque il fondo che fu utilizzato da Dassano centonove anni dopo.

Nello stesso documento, la commissione procedette poi all’inventario degli oggetti rinvenuti in via Vecchia di Montenero, proprio all’Osser-vatorio Meteorologico del regio Liceo “Niccolini”, fondato da Pietro Monte verso la fine del 1856. Alla sua morte, l’Osservatorio meteorologico era appena diventato proprietà del comune di Livorno. Pietro Monte aveva infatti donato le apparecchiature indispensabili al funzionamento della stazione meteorologica il 27 marzo 1888. Il Consiglio comunale aveva accettato la donazione con delibera del giorno dopo e approvata dalla Deputazione Provinciale il 17 aprile 1888. Il giorno dopo la “Gazzetta Livornese” dava notizia della scomparsa del professore, direttore dell’Osservatorio e insegnante di Scienze fisiche alla Scuola tecnica e al regio Liceo “Niccolini”.

Dopo la formazione religiosa e scientifica presso i Chierici regolari di S. Paolo, conosciuti come padri barnabiti, si era affermato come insegnante e meteorologo negli stati del parmense prima, e in Toscana dopo. Trascorse la maggior parte della sua vita lontano da Tonengo senza recidere mai i collegamenti con il paese natio. Non a caso, verso gli ultimi anni della sua vita, si prodigò in animo e sostanza nella costituzione di un Asilo infantile nel suo paese .

Nel XVIII secolo gli scienziati appartenenti all’ordine erano considerati i migliori matematici e fisici a livello europeo, poi iniziò l’insegnamento universitario al culmine del prestigio. Fu il barnabita padre Francesco Denza, da Napoli, professore di matematica e fisica al real collegio di Moncalieri che fondò la Società Meteorologica Italiana nel 1865 dopo che Pietro Monte aveva fondato in Livorno nel 1856 un osservatorio meteorologico.

Dopo le prime sistematiche osservazioni effettuate nel periodo passato in Parma, dal 1848 al 1855 fu dottorato a 25 anni come “Maestro di fisica” dal Padre generale dell’ordine Francesco Caccia, fu docente al Real Collegio “Maria Luigia” di Parma. Nel 1853 i suoi studenti del corso di Fisica dell’Università di Parma scrivono di lui così a fine corso: “… dovere abbandonare quest’anno il beneamato Professore che saggio ed amoroso ci iniziava nelle scienze di Matematica e di Fisica, men bello fa sembrarci questo giorno al quale già precorreva ansioso il nostro pensiero, come a meta sospirata di lunghe fatiche (…) la scienza nella quale più che in ogni altra si mostra quanto mai possa l’intelletto umano, assicurare il cammino ai naviganti, rivelare la legge a cui obbedisce l’universo in movimento, rapire la folgore al cielo, scorrere sulla terra colla velocità del baleno, sono opera sua. Ed è pure per essa che l’Europa parlerà colla prestezza del pensiero alla sorella dell’Atlantico e che una nuova luce emula di quella del sole rischiarerà le nostre notti”. A Tonengo Pietro Monte tornava solo per qualche breve periodo all’anno per ricongiungersi con i familiari e conoscenti. Per il resto, tutto era affidato al servizio postale.

Il primo documento che parlava esplicitamente dell’Asilo infantile è una lettera su carta intestata dell’avvocato Alessandro Delgrosso spedita al professor Pietro Monte nel marzo 1880. L’avvocato mazzediese si scusava di non poter intervenire alle adunanze degli Azionisti dell’Asilo di Tonengo, ma lo incitava nell’impresa. Da una serie di elenchi spese del professore, sappiamo che furono realizzati importanti lavori di riammodernamento dell’abitazione per diventare sede dell’asilo, dal 1877 in poi. Vennero rifatti i pavimenti e levate le vecchie tappezzerie e fu realizzata una camera con finestra sul giardino come laboratorio del professore.

Timoteo Piretto, fabbro ferraio in Tonengo, spedì la lista dei lavori effettuati. Il braccio operativo a Tonengo del professore era la nipote Cristina Monte. Il muratore Antonio Brunetti presentava un conto di 420 lire. I rapporti col parroco, don Vincenzo Salvetti, erano di buona collaborazione per individuare il numero di bambini frequentanti l’asilo dai 3 ai 5 anni. La casa di Pietro Monte trasformata in asilo era stata rimessa a nuovo con un buon numero di servizi igienici: “Impresa dei cessi, lire 175. C’è il Refitorio, il fornaletto della Cucina costruito con 325 mattoni, il lavatorio della cucina, c’è pure la iscrizione di detta scuola realizzata con 3 miria di gesso”. Viene costruita una tettoia in giardino, perché i bambini potessero uscire nel cortile anche nella brutta stagione, che costò 300 lire. Malgrado fosse un religioso, volle un insegnante laica individuata con un concorso e la vincitrice fu Laura Gaio di San Giusto Canavese.

Nell’anno successivo l’asilo continuò a funzionare sempre al meglio, inserito comunque in qualche modo nel tessuto sociale del paese. Intanto era partito l’iter burocratico per esigere l’Asilo Infantile in ente morale, come da richiesta del Municipio di Mazzè. Nel 1884 da Livorno il professore fece stampare dalla tipografia Francesco Vigo l’opuscolo dal titolo “Asilo Infantile Pietro Monte con giardino froebeliano in Tonengo Canavese”.

L’opuscolo raccoglie il testo del decreto reale di costituzione, lo statuto organico, il regolamento disciplinare, sottoscritto il 15 aprile 1883 dal Vice-Presidente Carlo Cucatto, da Giacinto Bergandi, Giovanni Thione, dal dottor Glulio Cesare Craveri, da Timoteo Piretto, Luigi Ponsetto, Giuseppe Piretto, Giuseppe Savino, Felice Porta e da Alerino Piccatti. Era controfirmato dal primo ministro Depretis. Il regolamento disciplinare fu firmato il 6 ottobre 1883 da Francesco Olivero, Francesco Rosso, David Donato Olivetti, dall’avvocato Alessandro Delgrosso, Giuseppe Piretto, Giovanni Thione, Luigi Ponsetto e Giorgio Thione con scrittura legale del notaio Alerino Piccatti e controfirmato dal Prefetto della provincia, Casalis.