Prima di diventare sacerdote, monaco e poi vescovo di Tours, Martino fu militare nella guardia imperiale romana. Una fredda notte invernale incontrò un mendicante seminudo: non esitò a tagliare in due il suo manto bianco, il pallium, e donarlo per dare sollievo al povero.
Per questo l’11 novembre, festa di San Martino, è anche la giornata nazionale delle cure palliative. Quest’anno è stato anche il giorno, a Londra, della sentenza definitiva per la piccola Indi, al cui destino ci siamo tutti legati.
I volontari dell’associazione Il Passo di Capriate, che promuove le cure palliative, organizzano ogni anno un evento volto a creare nella comunità la consapevolezza del diritto di cure, a chi ne necessita, fino al termine naturale della vita. Attenti alla cultura e all’arte, quest’anno esibiscono una mostra dedicata all’Ospedale degli Innocenti, la prima struttura di accoglienza dedicata agli infanti abbandonati ed orfani, realizzata nella Firenze del Rinascimento oltre 600 anni fa.
L’inaugurazione ha permesso di incontrare e conoscere Elena, che, con il marito Ivan, ha accolto la figlia, una bambina piccolissima che, staccatasi dalla mamma molto prima del termine, ha trovato nella famiglia e nel personale sanitario dell’ospedale Papa Giovanni XXIII l’accoglienza e la cura che le hanno permesso di vivere. Questa bambina di 6 anni, Bianca, era presente – fragile, delicata, curiosa e vivace – accompagnata e sostenuta, da una comunità di amici, colleghi, familiari, che condividono con lei giorno per giorno il loro mantello.
Per educare un bambino ci vuole un villaggio.
Con mamma Elena, c’erano Celeste, medico, e Marialuisa, responsabile area disabilità, che hanno raccontato l’esperienza della Casa Amoris Laetitia di Bergamo, dove vengono accolti minori con gravi patologie pediatriche, complesse, croniche e disabilitanti. Una casa che permette ai piccoli ospiti e alle loro famiglie “allargate” di affrontare con dignità e da protagonisti il dramma del limite e, spesso, della morte.
“Si impara ogni giorno dai bambini che dicono anche quando vogliono andare e quanto vogliono restare: occorre ascoltarli, guardarli”. Questi bambini si prendono essi stessi cura degli operatori e dei familiari: basta un loro sorriso. Infatti, Amoris Laetitia è la casa della vita.
“Quel che nel corpo umilia, l’amore lo redime” (Camillo Sbarbaro)