Da volontario ho fatto la guida alla mostra – ospitata al Meeting di Rimini – dedicata al Monastero trappista di Azer in Siria, dal titolo “Azer. L’impronta di Dio”.
La mostra racconta l’avventuroso viaggio di quattro suore trappiste dal loro monastero a Valserena in Toscana, fino alle colline della martoriata Siria.
Cosa mai di buono può venire da Tibhirine?
Reso famoso dal magnifico film “Uomini di Dio”, il monastero sulle montagne algerine dell’Atlante era in gravi difficoltà: non c’erano vocazioni in una terra insanguinata dalla guerra civile e dagli estremismi islamici; la diffusa povertà impediva l’auto-mantenimento, fondamentale per la vita monastica; i monaci erano in pericolo di vita per le continue minacce da parte dei combattenti. La chiusura era imminente. Nel marzo del 1996 sette monaci vengono rapiti e trucidati: saranno beatificati con altri dodici martiri ad Algeri l’8 dicembre 2018. La loro morte svela la loro vita. Gli scritti del beato Christian De Chargé, l’abate martire, soprattutto il suo testamento spirituale, sono pezzi di sublime letteratura, religiosità, amicizia e pace.
Una collina da nulla
La scoperta della loro testimonianza scuote tutto l’ordine cistercense. Un monastero che doveva essere chiuso era diventato fonte di meraviglia e testimonianza di santità. Quattro monache di Valserena accettano la sfida e ottengono il permesso di raccogliere l’eredità di Tibhirine con una nuova fondazione in terra islamica. Nel 2005 arrivano in Siria, ad Aleppo: tanto da imparare e un terreno da trovare. Un amico sacerdote mostra loro la collina spoglia e brulla di Azer, presso un villaggio con una piccola comunità cristiana. Capiscono subito che quello è il posto scelto da Dio. Siamo nel 2008: iniziano le costruzioni. Scoppia la guerra civile, nasce e crolla il Califfato, le epidemie di Covid e Colera affliggono il Paese, il terremoto scuote la terra. Ma Azer supera indenne tutte le prove.
La triplice profezia
Le sorelle del monastero di Azer, fiore sbocciato dal sangue dei martiri, accompagnano Papa Francesco nella profezia per la pace; nella profezia che indica la presenza di Dio nei poveri; nella profezia che annuncia la presenza di Dio in ogni nazione e cultura, perché ovunque il cuore umano palpita nella vita dei popoli.
“Arda nei vostri cuori questa santa inquietudine profetica e missionaria” (Papa Francesco)