Nei mesi estivi il paese si svuota. Ma la popolazione non va ad affollare le località turistiche dopo viaggi interminabili e stressanti. Dei 2.179 abitanti, pochissimi rimangono nel paese arroccato sulle pendici dei monti Legnone e Pizzo Alto, nelle alpi Orobiche tra Valsassina e Valtellina. L’abitato conserva la struttura dell’antico avamposto romano, baluardo contro le invasioni barbariche. Le case addossate le une alle altre, sviluppatesi in altezza, con qualche equilibrismo architettonico e regolatorio, danno immediatamente l’idea di una esplicita concezione difensiva, soprattutto per preservare tradizione e territorio.
Grazie all’amicizia con Fausto e Francesca, abbiamo partecipato all’esodo estivo verso i 12 alpeggi del paese noto nel mondo per la produzione di coltelli e forbici.
L’alpeggio della famiglia dei nostri amici si raggiunge solamente a piedi. Le genti locali hanno riferimenti temporali e di distanza tutti loro. Se ti dicono che l’alpeggio dista un’ora e mezzo di cammino dal paese, è sicuro che ci metterai almeno il doppio. Se parlano di “camminata”, significa che il dislivello supera i 600 metri. Una “leggera passeggiata” implica una differenza di circa 300 metri. Salgono e scendono di corsa, mentre noi arranchiamo sia all’andata sia al ritorno. Non esiste l’obesità, ma sono tutti asciutti e atletici.
Si beve acqua di sorgente; non c’è la televisione e il campo per i telefonini è limitato al piazzale dove sventola il tricolore. I sentieri sono aspri, ma ogni pietra è posata con attenzione e curata regolarmente. Quando si arriva all’alpeggio si aprono panorami meravigliosi e si è abbracciati da un’intera comunità perché gli amici sono di tutti. Tra loro nascono ancora i bambini, che scorrazzano felici e sicuri da ogni parte. Parlano una lingua quasi incomprensibile.
Si accorgono che non capisci e passano all’italiano, che però svanisce dopo due frasi per far posto all’idioma locale. Le malghe sono raccolte attorno ad un edificio comune dove si mangia assieme a gruppi e alla sera si recita il rosario. Alla domenica un sacerdote originario del paese sale per la Messa, che si celebra in italiano, per fortuna nostra.
Non c’è bisogno di andare in Amazzonia per scoprire la sacralità della natura e delle comunità, basta andare a Premana, dove, come recita un cartello, si trova “qualità ad alta quota”: qualità soprattutto “di umanità e vita”.