Mi è subito risultato simpatico. Infatti, fu battezzato Erminio Filippo. Questo secondo nome, gli studi di medicina e la professione, lo legano bene alla mia storia. Ma c’è molto di più!

Innanzitutto, come è accaduto a me, Erminio Filippo era un divoratore di libri d’avventura, tra cui il mio amatissimo Salgàri. Le magnifiche avventure di Sandokan e dei corsari, i Paesi lontani ed esotici riempirono la sua adolescenza, pare con qualche effetto negativo sugli studi. Il giovane era molto legato alla sorella, suor Maria Longina, missionaria francescana in Africa, al Cairo.

Svolse in maniera esemplare la professione di medico dei corpi e spesso anche delle anime in una terra povera e periferica, nelle pianure del pavese, presso Trivolzio dove era nato e dove ora riposa, santo della chiesa e operatore di miracoli. Aveva condotto una vita nascosta, come tanti santi del popolo, ma dopo la morte, a soli 33 anni come per nostro Signore, ha continuato la sua professione di cura dei corpi, senza mai dimenticare il bene dell’anima, la fede.

A noi è noto come Riccardo Pampuri, religioso dei Fatebenefratelli, il primo santo dell’istituto dopo il fondatore, Giovanni di Dio, che visse ben 500 anni prima!

Sono stato, con altri, testimone di un suo miracolo, avvenuto nel cuore dell’Africa, a Kampala. Il piccolo Kintu era stato trovato a rovistare tra i rifiuti della capitale ugandese, negli anni in cui l’AIDS e le guerre civili flagellavano l’Africa Subsahariana. Dal riformatorio dove era stato ricoverato, fu accolto nella casa per bambini abbandonati del Meeting Point. All’età di 4 anni aveva visto uccidere i suoi genitori: da allora non parlava. Solo Noelina poteva capire i suoi gesti, tanto strani e per tutti confusi.

Rose aveva ricevuto dall’amico Pieralberto una medaglietta di San Riccardo, cui don Giussani era particolarmente devoto. Avevano fatto baciare la medaglietta a Kintu e iniziato una novena al santo. Nella notte Kintu fu svegliato da una forte luce, che lo tenne sveglio tutta la notte. Al mattino andò da Noelina, salutandola, con una voce normale, come avesse sempre parlato: “Good morning, Mamy!”.
Così San Riccardo compì il suo desiderio di operare in Africa come l’amata sorella!

Anche noi, bisognosi di una grazia, ieri siamo andati a Trivolzio, a pregarlo di essere curati nel corpo e nell’anima.