Nelle cinque strofe che compongono l’inno di Mameli (anche se ne cantiamo la prima e forse, a malapena, la seconda) l’unica città oltre a Roma che viene menzionata (nella quarta strofa) è Legnano, città dell’alto milanese nota soprattutto per la battaglia che nel 1176 vide la Lega Lombarda sconfiggere Federico Barbarossa. Molto più recentemente, nel dopoguerra, poiché sino ad allora uomini e donne non recitavano insieme opere teatrali, proprio qui nacquero “I Legnanesi”: una compagnia composta da soli uomini che, forte di un gran successo di pubblico, rappresenta tuttora una delle più importanti testimonianze del teatro dialettale lombardo.

Nelle belle e argute prediche del triduo pasquale, mi ha molto colpito la citazione – ad opera di un sacerdote della città del carroccio – non di un teologo o padre della chiesa, ma del grande Felice Musazzi, cofondatore de “I Legnanesi”: “Chi vusa pusé, la vaca l’è sua (chi grida di più, si prende la vacca)”, per rendere prosaicamente il clima che portò alla condanna di Gesù nella convulsa vicenda evangelica.

Al che, cuore e mente sono andati al sacerdote, missionario in Uganda e poeta dialettale milanese don Edo Mörlin Visconti, che è salito al Padre lo scorso 21 gennaio. Profondo conoscitore delle lingue, incluso il dialetto Acioli, scopre la sua vena poetica, sorretta da un rigore formale straordinario: con le quartine, partendo dalle sue prediche ai parrocchiani, scrive in dialetto milanese il vangelo della vita quotidiana, “El Vangel per el dì d’incou”. Al suo maestro padre Tiboni dedica l’episodio di Maria e Giovanni ai piedi della croce.

“Donna mi te presenti el to fioeu …
L’è Lee la toa Mamma”.
Donna ecco tuo figlio … Ecco tua Madre

“el gh’ha daa la soa mamma in cura a tucc i apostol d’ogni etaa
perché insegnassen Lee, Lee che je ciamma a tutti i donn, suor o maridaa”.
Gesù a sua madre ha dato in custodia tutti gli apostoli
d’ogni tempo: Lei vocazione di tutte le donne

“E allora Lee la voeur che i so sorei tutti i suor e tutti i mamm del mond
se ciappen in consegna sti fradei vescov e pret, per lassài no andà a fond”
Lei vuole che le donne, suore o sposate, abbiano cura di tutti i consacrati, vescovi e sacerdoti.

“Inscì la donna … l’è diventada segn del sposalizzi
tra la gesa e el Signor ch’el se fa omm”.
Così la donna si è fatta segno dello sposalizio tra la chiesa e il Signore fatto uomo.