(Cristina Terribili)
Non abbiamo mai mancato di toccare argomenti riguardanti la povertà, a volte intesa anche nelle sue declinazioni più ampie (quella culturale, per esempio, o quella educativa). Così come non abbiamo mai mancato di parlare di disuguaglianza, ingiustizia sociale, ridotto accesso agli standard minimi per vivere dignitosamente.
Ci offre l’opportunità di ritornarci su, il recentissimo Rapporto di Oxfam Italia dal titolo “La pandemia della diseguaglianza” pubblicato in occasione dell’apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos. Sintetizziamolo con le parole dell’Huffingtonpost che a sua volta cita il Rapporto: “Nei primi due anni di pandemia i 10 uomini più ricchi del mondo hanno più che raddoppiato i loro patrimoni, passati da 700 a 1.500 miliardi di dollari, al ritmo di 15.000 dollari al secondo, 1,3 miliardi di dollari al giorno. Nello stesso periodo 163 milioni di persone sono cadute in povertà a causa della pandemia. Dall’inizio dell’emergenza Covid-19, ogni 26 ore un nuovo miliardario si è unito ad una élite composta da oltre 2.600 super-ricchi le cui fortune sono aumentate di ben 5 mila miliardi di dollari, in termini reali, tra marzo 2020 e novembre 2021”.
Grazie a questo Rapporto, e con la speranza che abbiate potuto leggerlo o lo facciate in seguito anche a questo intervento sul nostro settimanale, conosciamo di più e meglio come le disparità si siano accentuate e di come la forbice, tra i pochi ricchi e i tanti poveri del pianeta, si sia allargata ancora di più. La povertà, secondo i dati raccolti, non solo si è ampliata coinvolgendo un’ampia fetta di popolazione che prima riusciva a mantenersi al limite dei 5,50 dollari al giorno (quota che stabilisce la soglia di povertà) ma si è “stabilizzata”. Questo significa che la potenzialità di crescita di chi si trova in condizioni di povertà non cambierà a stretto giro. Le donne, per esempio, saranno maggiormente a rischio di abusi, dovranno rinunciare a un’educazione scolastica, saranno obbligate a rimanere a casa per svolgere lavoro non retribuito, non metteranno in luce il loro potenziale.
Perché anche la psicologia si occupa di questo? Perché la salute di ogni cittadino si garantisce attraverso misure sociali di protezione: l’accesso ai servizi, la sicurezza alimentare, l’accesso all’igiene, alle cure, alle scuole, sradicando le discriminazioni che affliggono le minoranze e garantendo condizioni di pace per tutti. Perché lo stress (frutto di disordini psicologici, relazionali, ma anche di aspetti materiali) che si vive in contesti di vita insicuri, instabili, di provvisorietà lavorativa, abitativa, umana, promuove l’avanzamento di altre patologie (la depressione, ad esempio), lo sviluppo di dipendenze, i conflitti familiari… e i danni provocati anche alla comunità rischiano di essere ingenti.
Il Terzo Settore, da sempre impegnato a sostenere i cittadini garantendo servizi non (facilmente) disponibili da parte dello Stato, rischia di non avere abbastanza risorse per sostenere il carico dei bisogni delle tante persone che chiedono aiuto. C’è bisogno, inoltre, di una politica attenta a non sgretolare ancora di più quella minima coesione sociale che tante persone hanno cercato di promuovere proprio durante la pandemia con azioni lodevoli. Ignorare le condizioni di vita di tanti cittadini significa promuovere il disagio, la malattia, l’handicap. La nostra società rischia di essere handicappata a causa di pesi insostenibili, rischia di produrre nuovi malati o di cronicizzare chi già vive condizioni di sofferenza e disagio.
L’ingiustizia sociale favorisce disordini, manipolazioni e forme di schiavitù vecchie e nuove. Per questo dobbiamo fare attenzione anche quando vengono compiute scelte politiche che ci appaiono, nel breve periodo, a nostro favore o a favore solo di una maggioranza. Rischiamo, se non promuoviamo in noi stessi una soluzione dei problemi a favore di tutti (quindi scelte etiche di comportamento e di pensiero) di fare i conti con fenomeni di microcriminalità, aumento della corruzione e condizioni di malcontento generale che possono rendere la vita ancora più complessa.
Persone che vivono con cinque euro al giorno sono intorno a noi, attraversano la strada insieme a noi. Sono persone che avranno a che fare con i nuovi aumenti delle bollette, che dovranno risparmiare sul riscaldamento e che non avendo potuto accantonare nulla, non avranno protezione e sicurezza nel caso di un evento straordinario.
Il rapporto Oxfam si conclude con le raccomandazioni al Governo italiano per ridurre le disuguaglianze nel nostro Paese. Anche spendendo e spandendo, gli ultramiliardari impiegherebbero 414 anni per dissipare le loro fortune, appena pochi di meno se decidessero di “restituirne” una certa quantità da redistribuire per il bene comune.