(Cristina Terribili)
Il termine “prevenire” ci rimanda ad alcuni spot pubblicitari, da quello di un famoso dentifricio a quelli per la lavatrice o detersivi vari. La prevenzione ha cominciato a far parte della nostra vita nelle diverse fasce d’età, per poter avere un punto zero da cui partire sapendo che, in quella specifica data, un determinato organo era sano. Non è cosa da poco avere delle date, dei riferimenti temporali ai quali fare riferimento e seguire, sempre temporalmente, l’evoluzione di un sistema, fosse anche una malattia. Se il tempo guarisce alcune ferite, avere dei tempi ci permette di orientare meglio cure e strategie di contrasto alle diverse patologie.
Durante la pandemia da Covid, le strutture sanitarie deputate a fare prevenzione hanno rallentato i loro servizi e molte persone, per la paura del contagio non hanno effettuato i controlli: in particolare per le patologie cardiache o oncologiche. Eppure, se andiamo a leggere i dati dell’Istituto Superiore di Sanità in merito al cancro, scopriamo che i tassi di mortalità, nel 2020, si sono ridotti sia per gli uomini che per le donne. E questo grazie anche a quei sistemi di sorveglianza e di prevenzione che hanno fatto sì che le persone potessero arrivare alle cure prima di una compromissione troppo seria della salute generale e della patologia specifica. Da questo punto di vista possiamo modificare il ritornello che “prevenire è meglio che curare” in “prevenire è curare”, perché se mi prendo cura di me tutti i giorni, non manco di accendere una luce importante, un faro, sul mio benessere.
Prevenire significa non aspettare che il dolore si faccia insopportabile; significa occuparsi anche di quello che non vediamo immediatamente; significa amare ogni parte del proprio corpo e scegliere quotidianamente quello che ci consente di stare bene.
Già nel biennio 2005-2007, la scelta in termini di salute pubblica ha virato profondamente verso la prevenzione come un fattore fondamentale per affrontare, sul lungo periodo, i costi economici e sociali derivati da patologie invalidanti o con effetti a lungo termine devastanti. L’intesa tra Stato e Regioni del 6 agosto 2020 ha dato il via al Piano Nazionale per la prevenzione 2020-2025 dove viene sottolineata l’importanza della salute, anche collettiva e della comunità, in una presa in carico multidisciplinare, multisettoriale e coordinata, volta anche a sostenere quelle disuguaglianze tra le diverse Regioni e con l’attenzione a quei fattori economici che non consentono di accedere alla prevenzione. Ogni piano di prevenzione dovrà necessariamente, se questa è la linea guida da seguire, fare riferimento e rispettare gli obiettivi dell’agenda Onu 2030 per lo sviluppo sostenibile del pianeta, in cui si combinano gli aspetti economici, sociali ed ambientali che hanno poi rilevanza d’impatto sul benessere delle persone e sulla società tutta.
Mentre le istituzioni si mobilitano per rendere questo sistema più efficiente e accessibile a tutti, ci siamo noi che dobbiamo riprendere quella fiducia nei confronti della medicina e nelle istituzioni chiedendo maggiori servizi, più prestazioni e che tutti ne possano usufruire. La spesa profusa per la prevenzione non va sprecata perché sarebbe un danno per tutti.