Nella vastità dei monti e delle valli / l’anima trasogna e nelle fonti / s’irrora di frescura / e beve il silenzio”. Così scriveva l’illustre musicista e poeta Edoardo Pedrazzoli, cultore romantico della montagna. Ma anche la montagna ha un suo volto meno elegiaco e più burocratico, anch’essa ha bisogno di istituzioni e noi, tralasciando la nostra vena lirica, faremo un breve viaggio in una tipologia di quest’ultime.

Le Comunità montane furono enti territoriali, nati con la legge n° 1102 del 3 dicembre 1971, istituite con decreto del Presidente della Giunta Regionale, unenti comuni montani e pedemontani, anche appartenenti a province diverse, con il precipuo scopo di valorizzare le zone di appartenenza. Oggi esse hanno cambiato nome e sono divenute Unicem (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani).

Facendo un passo a ritroso nel tempo, scopriamo che le Comunità Montane sono figlie dei Consigli di Valle e scopriamo che a Vico Canavese, nella seduta dell’Assemblea di Valle del 14 maggio 1966, presieduta dal Cavalier Egidio Francisco, essendo segretario il dottor Giacomo Vignola, venne deliberato il primo Statuto e regolamento del Consiglio di Valle della Valchiusella.

Gli articoli del regolamento erano in totale 23. Nel primo si richiamava la definizione e riportava come segue: “È costituito fra i comuni di Alice Superiore, Brosso, Issiglio, Lugnacco, Meugliano, Pecco, Rueglio, Trausella, Traversella, Vico Canavese, Vidracco e Vistrorio il Consiglio della Valle Chiusella”.

Si giungeva poi a specificarne gli scopi che erano: “Quelli di tutelare gli interessi della Valchiusella”, ossia, promuovere, favorire e coordinare le iniziative pubbliche e private rivolte alla valorizzazione morale, economica, sociale, culturale e turistica dei comuni valligiani, curare i problemi della montagna, farne riconoscere i diritti.

Lo scopo era naturalmente encomiabile e assai importante, perché univa le forze di comuni piccoli, disagiati e decentrati, ma non era una novità in quanto esso richiamava l’articolo 2 dello Statuto dell’Associazione Pro Valchiusella, con sede sempre a Vico, che era stato emanato nel 1937. La Pro Valchiusella pur avendo un fine più specificamente turistico rispetto al Consiglio di Valle, riuniva ugualmente tutta la zona anche se all’epoca le municipalità erano solo otto a causa dell’accorpamento voluto nel 1929 dal governo Mussolini. L’associa-zione Pro Valchiusella del 1937, notiamo che era assoggettata direttamente alla vigilanza del Ministero per la Stampa e la Propaganda – Direzione Generale per il Turismo – e dell’Ente Provinciale per il Turismo.

Questa associazione fu uno dei tanti passi per superare le divisioni ataviche tra le due vallate che oggi costituiscono la zona conosciuta come Valchiusella, ossia la Valle Cavearia, anche detta Valle Caprina o Valle di Chy che comprendeva la parte più bassa del territorio partente da Torre Cives, dalla Diga di Gurzia e dai confini con Lessolo, per giungere fino ai limiti di Trausella da cui invece si dipartiva l’altro bacino, ossia la Valle di Brozzo poi divenuta Val di Brosso, ossia la parte alta del comprensorio. A quel tempo la denominazione di Valchiusella era usata unicamente per qualificare il comune montano con sede nella borgata di Fondo che comprendeva i luoghi di Succinto, Talorno (all’epoca il nome non era ancora stato storpiato in Tallorno, poiché il suo etimo germanico Tal Horn = Corno della Valle, fa palesemente rilevare l’erroneità della grafia con la doppia elle), Tissone, Ghedo o Gaido, Cappia, Delpizzen (Chiara era sotto la municipalità di Traversella e Cantoncello sotto quella di Trausella).

La divisione in due distinte vallate, che si perde nella notte dei tempi, fu confermata all’epoca di Carlo Magno quando le due zone furono destinate a un ramo dei San Martino, casato che discendeva da Viberto fratello di Re Arduino, ma con due diversi signorotti: uno con sede nel castello di Pecco, l’altro con sede in quello di Brosso, e non era ancora del tutto superata nemmeno quarant’anni fa, quando esistevano due vicariati ecclesiastici, uno con sede a Vistrorio, l’altro a Vico e alcune pubblicazioni informative separate, le quali sottolineavano il distinguo tra Bassa Valchiusella e Alta Valchiusella. A onor del vero l’appellativo Valchiusella fu adottato prima nella Valle di Brosso e successivamente nella Valle di Chy ma c’è da dire che, in quest’ultima, tale denominazione, non nata dall’ex comune di Fondo ma dal fatto che l’intero bacino è solcato dall’omonimo torrente, non era così universalmente accettata e gradita.

Facendo un ulteriore salto torniamo al 1966 e leggiamo l’articolo 4 dello Statuto e Regolamento del Consiglio di Valle, il quale specifica la composizione dello stesso che includeva i sindaci dei dodici comuni, gli assessori degli stessi, i presidenti delle Proloco, i due vicari foranei della Valle (Vistrorio e Vico), i medici condotti della valle, i presidi delle scuole statali valligiane e il direttore del circolo didattico competente.

Io mi soffermerei sulla “bellezza” di questa inclusione che comprendeva autorità civili, religiose e scolastiche e perfino i medici, tutte figure che erano e sono fondamentali per la vita di una comunità.

Alle riunioni venivano sempre invitati, da regolamento, i Consiglieri Provinciali eletti o residenti in valle, i segretari comunali, i rappresentanti dei periodici canavesani, i periti tecnici nominati dai sindaci, i rappresentanti degli ispettorati dell’agricoltura e delle foreste, della Motorizzazione Civile, dell’Ufficio Regionale del Lavoro e di tutti quegli enti, consorzi e categorie operanti in valle. Un vero e massiccio inserimento, atto ad ascoltare le diverse voci delle molteplici realtà.

Nel 1966, come nel 1937, i presidenti delle due associazioni – ricordiamo entrambi con sede a Vico – venivano eletti in maniera differente, ovviamente rispettando le epoche storiche in cui erano collocati. La Pro Valchiusella del 1937 aveva un Consiglio d’Amministra-zione con membri proposti o designati dall’Assemblea Generale dei soci, ma nominati dall’Ente Provinciale per il turismo e duravano in carica tre anni. Ogni anno si rinnovava un terzo del Consiglio, ma i membri erano rieleggibili. Il consiglio eleggeva nel suo seno il presidente e il suo vice, ma la nomina definitiva era a discrezione dell’Ente Provinciale del Turismo (emanazione governativa), anche contro il parere del Consiglio. Ovviamente era un palese metodo di controllo.

Le funzioni dei membri erano gratuite, salvo il riconoscimento di speciali rimborsi spese in caso di incarichi speciali conferiti a un membro.
Nella Giunta di Valle del 1966 il presidente e il vice venivano invece eletti a maggioranza, scegliendoli tra i sindaci e gli assessori comunali. Se dopo il primo scrutinio nessuno raggiungeva la maggioranza assoluta, valeva la maggioranza relativa.

Nel 1937 l’assemblea poteva essere anche convocata su richiesta di almeno venti soci, mentre nel 1966 quest’ultima prerogativa non era contemplata.
Sia la Pro Valchiusella del 1937 che il Consiglio di Valle del 1966, avevano giurisdizione sulla gestione del proprio patrimonio economico.

Terminando questa breve analisi riguardante due storiche istituzioni valchiusellesi, non possiamo non notare i notevoli cambiamenti venutisi a creare nella vallata col trascorrere del tempo. Oggi, come nel 1937, le municipalità sono tornate ad essere otto, anche se gli accorpamenti odierni hanno caratteristiche fisiche e politiche differenti da quelli di allora. La popolazione residente è addirittura dimezzata dagli anni trenta ed è ovviamente inferiore anche in riferimento a quella degli anni sessanta.

I servizi di vario genere, rispetto agli stessi del secolo passato, sono notevolmente inferiori: è calato il numero delle scuole che ormai non sono più presenti in ogni paese, sono ridotti il numero e gli orari degli uffici postali, sono chiusi totalmente gli sportelli bancari, è diminuito drasticamente il numero di negozi e infine il servizio dei medici condotti, oggi “di base” è notevolmente compromesso, seppur gestito con estrema professionalità e senso di responsabilità dai titolari. Considerando infine che l’unione dei Comuni montani non ha più la totale partecipazione degli stessi, che il senso di aggregazione ha subito una fatale involuzione sotto molti aspetti, e che l’offerta turistica ancora stenta a decollare a distanza di quasi novant’anni da quel 1937, i provvedimenti da prendere sarebbero numerosi, ma nonostante tutto la Valchiusella continua ad essere un luogo accogliente e di pace, lontano dal caos e dalla frenesia dei centri maggiori: insomma, diciamo di poterla definire ancora “Una valle per viverci”, come asserì quarant’anni fa l’illustre studioso meuglianese Bernardo Natalino Bovis.