Abitare in un collegio universitario significa, in un certo senso, vivere tutte le vite possibili di uno studente. Ogni giorno si intrecciano le esperienze di chi ha trovato la propria strada e di chi, invece, si sente smarrito. Non mancano i traguardi e successi accademici, le gioie di un esame superato, le discussioni appassionate tra compagni di corso. Ma altrettanto frequenti sono i momenti di dubbio, la fatica della quotidianità, il peso di un percorso che, per molti, a un certo punto sembra perdere senso.
Cosa sto facendo? Perché ho scelto proprio questa facoltà? Vale davvero la pena tutto questo sforzo?
Fino ad oggi so che il mio studio è un servizio: sono a Roma per servire, e studio per poter servire meglio, con passione e competenza. Ma questo non mi rende migliore di chi, invece, si sente perso. Per questo, con alcuni compagni, abbiamo pensato di organizzare una veglia nella nostra parrocchia romana, presieduta dal vescovo Roberto Farinella a cui parteciperà anche il vescovo Edoardo Cerrato, proprio per chi si trova in difficoltà nel rispondere alla domanda: “Perché studi?”. E abbiamo scelto di farci accompagnare dalla testimonianza di un santo a noi particolarmente vicino, per età e per radici: Pier Giorgio Frassati.
La sua storia è un esempio straordinario di come lo studio possa diventare un atto di carità. Non studiava per ambizione personale, né per il successo. Avrebbe potuto vivere di rendita, figlio di una delle famiglie più influenti di Torino, ma scelse ingegneria mineraria per stare accanto ai lavoratori più poveri. Studiava per loro, per comprendere e migliorare le loro condizioni di vita.
Le sue lettere raccontano la fatica, l’impegno, ma anche la tensione verso qualcosa di più grande: “Il dovere prima di tutto“, scriveva, mentre rinunciava alle vacanze per preparare gli esami. E ancora: “Ogni tanto mi domando: continuerò io a cercar di seguire la via buona? Avrò la forza di perseverare fino al fondo?“. Domande che molti universitari si pongono oggi, con la differenza che Pier Giorgio trovava sempre la risposta nella Carità e, soprattutto, in Cristo.
Alla fine della veglia, ognuno ha acceso un cero davanti all’icona di Frassati, lasciando su un foglio una riflessione o una preghiera. Forse nessuno ha trovato una risposta definitiva, ma tutti hanno intuito che lo studio non è solo un dovere, ma un cammino. E che, come ci insegna Pier Giorgio, la vera direzione è sempre e solo una: “verso l’alto!“.