(elisabetta acide) Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza… Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro…imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita.” (Mt 11,25-30).

Una delle “preghiere” di Gesù nel Vangelo rivolte al Padre.

Una delle preghiere “dettate dal cuore”.

Quel “cuore” traboccante di amore per l’uomo, quel cuore che “parla” al Padre dell’uomo e per l’uomo chiede le cose più importanti: “la volontà benevola di Dio” per ciascuno, il dono del cuore mite e umile.

Il “cuore” secondo la logica biblica è l’intera persona, abbracciata con amore, con compassione.

Lo slancio filiale di Colui che vede nel disegno del Padre il “meglio” per l’uomo e per il mondo.

Di data “variabile”, come alcune festività del calendario liturgico della Chiesa, la festa del SS. Cuore di Gesù, viene “fissata” al venerdì della seconda settimana dopo la solennità di Pentecoste, e la settimana dopo la solennità del Corpus Domini.

Quest’anno, dunque, il 7 giugno.

Si tratta di una “devozione” di tradizione un po’ “tardiva” nella storia della Chiesa, della quale abbiamo indicazioni alla fine del XVII secolo.

Non possiamo non ricordare santa Margherita Maria Alacoque, religiosa della Visitazione e le sue “rivelazioni” e altri mistici e mistiche (si possono citare S. Metilde, S. Geltrude, beato Enrico Suso) che si sono adoperati nella devozione al Sacro Cuore di Gesù, fino al 20 ottobre 1672 quando il sacerdote normanno, Giovanni Eudes celebra per la prima volta la festa.

In verità, già i Padri della Chiesa, in Occidente, avevano sviluppato la riflessione intorno al tema del “cuore” di Gesù come “sorgente” della Chiesa nata dal costato di Cristo.

Quel “sangue e acqua” usciti da quella ferita inferta dal soldato, hanno condotto alla riflessione ii mistici del XII secolo, che  passarono dalla contemplazione delle piaghe di Gesù a quella del suo Cuore divino.

San Bernardo scriveva: “Il segreto del suo cuore appare a nudo nelle piaghe del suo corpo; si vede allo scoperto il mistero dell’infinita bontà”.

Sarà proprio santa Margherita Maria Alacoque che, dal suo convento, dopo una visione “mistica” nel cenacolo, riporterà il “mandato” di Gesù: “Il mio cuore divino è così appassionato d’amore per gli uomini che, non potendo più racchiudere in sé le fiamme della sua ardente carità, bisogna che le spanda. Io ti ho scelta per questo grande disegno”. (fonte Vaticano).

La santa rivelerà la “consegna” affidatale da Gesù per la devozione del suo SS. Cuore: fare la Comunione ogni primo venerdì del mese per nove mesi consecutivi, prostrarsi a terra per un’ora nella notte tra il giovedì e il venerdì (pratica che farà sorgere l’ Ora di Adorazione), l’istituzione di una festa per onorare il Suo Cuore e per riparare, attraverso la preghiera, le offese da Lui ricevute.

Il 6 febbraio 1765 papa Clemente XIII accordò alla Polonia e all’Arciconfraternita romana del Sacro Cuore la festa del Sacro Cuore di Gesù.

La Chiesa istituirà la festa a partire dal 1856 con Pio IX.

Nel 1765 la Sacra Congregazione dei Riti affermò essere il cuore di carne simbolo dell’amore e Papa Pio VI nella bolla “Auctorem fidei”, confermava l’espressione della Congregazione notando che si adora il cuore “inseparabilmente unito con la Persona del Verbo”.

Il culto del Sacro Cuore di Gesù è quello di “latria” (adorazione solo a Dio, Gesù Cristo) intendendo onorare il suo cuore “Umano”, che per intima unione alla Divinità ha diritto all’ adorazione: il Cuore di Gesù Cristo è uno degli organi simboleggianti la sua umanità con l’intima unione con la Divinità. (per approfondimento segnalo la fonte F. Pignatelli, Teologia della devozione del Sacro Cuore di Gesù. Orientamenti odierni, in «Studi Rogazionisti» XIV 1993, 41, p. 6 – 82.)

Il cuore di Gesù potrebbe essere definito come un “luogo” di amore e di Grazia.

“Luogo” e “sorgente” di Amore. La devozione conduce al cammino spirituale del cristiano con la consapevolezza della “presenza viva” di Dio nell’ uomo e dell’uomo in Dio attraverso la preghiera e la contemplazione nella pienezza dei doni dello Spirito.

E come non pensare a quella “lancia” di quel soldato: “uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua”. ( Gv 19,34). Gesù che “consegna” lo Spirito: sangue ed acqua, vita nuova per il mondo, Spirito per gli uomini.

Quel cuore di Gesù che “guardiamo” ci immerge nella salvezza, con quelle parole del Salmo 34(33) versetto 6 “guardate a lui e sarete raggianti”.

E siamo raggianti noi che “guardiamo” quel cuore trafitto e sgorgante di sangue ed acqua, perché “siamo “guardati” da quel cuore, siamo “toccati” da quel sangue e da quell’ acqua.

“Guardiamo” e siamo immersi in quel cuore, e quel cuore ci fa “contemplare” il Mistero di un Figlio che “fa’ la volontà del Padre”, fino a donare “sangue ed acqua”, quel cuore trafitto e’ il dono d’ Amore.

Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto“ (Gv 19,37) e quel cuore trafitto è la “visione” di Dio.

E in quel cuore “tutto è compiuto: nuova liberazione, nuova creazione, nuova Pentecoste”.

Cuore di Gesù, sorgente di vita.

Vita offerta per amore.

Il cuore di Gesù “lascia” sangue ed acqua, sorgente di vita per mio mondo.

Guardiamo quel cuore umano di vita divina.

Guardiamo quel cuore con gli “Occhi di Dio”, perché quel cuore ci dà la meraviglia di un Dio che “disseta” con l’acqua”, che “sfama” con il sangue, che salva e perdona.

“Guardiamo” il cuore di Gesù non come “spettatori”, ma contemplando, entrando nel Mistero, vedendo chi è Dio.

Gesù da quella croce, con il cuore trafitto “diventa, per un dono infinito della sapienza di Dio, la porta stessa per la quale entriamo nel Suo Cuore” (De Bertolis).

Nel 1875, Pio IX approva la formula generale di consacrazione con l’enciclica Miserentissimus Redemptor, e il 25 maggio del 1899, Leone XIII, con l’enciclica Annum Sacrum ne svilupperà i tratti  come dottrina ufficiale della Chiesa e  approverà come preghiera ufficiale liturgica le Litanie del Sacro Cuore.

(Le Litanie del Sacro Cuore si possono leggere cliccando qui)

(Qui meditazioni e preghiere al Sacro Cuore di Gesù)

Sono una bella preghiera, pensiamo all’origine del termine, “Litania”.

E’ una parola che viene del greco (litaneuo) e significa “io prego” e le 27 “preghiere” ci “raccontano” Gesù, Figlio dell’eterno Padre, Dio  ed eternità.

Le litanie sono la “sintesi”  del Vangelo, in esse riconosciamo : l’ incarnazione, il battesimo, la trasfigurazione, la dichiarazione di Pietro, la passione, la misericordia per i peccatori, la compassione per l’ uomo malato…

“Cristo si è vuotato di sé, si è spogliato della sua grandezza, della sua gloria, è sceso dal trono della sua incomprensibile maestà e, se così si può dire, ha annientato se stesso” (S. Francesco di Sales).

Perché “…nel Cuore di Gesù l’uomo e il mondo ritrovano il compiacimento del Padre” (S. Giovanni Paolo II) ed è proprio il papa Giovanni Paolo II che nel 1995, ha istituito, in concomitanza alla festa, la “Giornata mondiale di preghiera per la santificazione del clero”, affinché “il sacerdozio sia custodito nelle mani di Gesù, anzi nel suo cuore, per poterlo aprire a tutti.”

Apprezzo particolarmente questa sottolineatura della “custodia” del sacerdozio nel cuore di Gesù, che dovrebbe diventare “custodia” da parte del sacerdote di tutti i cristiani a loro affidati.

Allora preghiamo il cuore di Gesù affinchè i sacerdoti siano “immagine” del cuore di Cristo, affinchè i sacerdoti “donino” il loro cuore a Dio ed al mondo.

Ci uniamo alla preghiera per la santificazione dei sacerdoti con le parole del prefetto del Dicastero per il Clero card. Lazzaro You Heung-sik, a contemplare il cuore del Maestro, a posare il capo sul suo petto tutte le volte che ne avvertiamo il bisogno” e ad “attingere continuamente al fiume di grazia e di misericordia che scaturisce dal suo fianco trafitto, per riscoprire la bellezza del ministero ordinato e ravvivare il dono ricevuto(giugno 2023).

Ricordiamo in occasione della festa del SS. Cuore di Gesù, le parole di san Giovanni Paolo II:

Se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.

 L’Amore fa nascere l’amore, sprigiona l’amore e si realizza mediante l’amore. Ciascuna particella di vero amore nel cuore umano ha in sé qualcosa di ciò di cui il Cuore del Dio-Uomo è colmo senza limiti.

Perciò Egli chiede a noi nella liturgia della solennità del Sacratissimo Cuore: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me” (Papa Giovanni Paolo II, Angelus 1 luglio 1984).

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