“Senza Sacerdoti la comunità non è più una comunità di persone unite per il bene comune, ma è una comunità di persone divise, perché l’unità è in Cristo che ci porta ad essere una cosa sola con lui e quindi fratelli anche tra noi”.
Entra subito “in media res” l’omelia tenuta oggi da Don Giovan Giuseppe Torre, al Santuario della Beata Vergine del Trompone a Moncrivello.
Circostanza importante ed attesa dal popolo di Dio che vive questo luogo di spiritualità diventato punto di riferimento per una realtà ampia, che ha il “cuore” nel territorio che si estende da Cigliano a Caluso.
Ma se questo è il “cuore”, appunto, lo “share” è molto più ampio.
Un luogo di spiritualità (ma sappiamo bene anche di cure sanitarie, assistenziali, di attività formative di altissimo livello: insomma, l’Opera del Beato Mons. Luigi Novarese, la realtà dei Silenziosi Operai della Croce, dei Volontari della Sofferenza) che è posto al confine tra la Diocesi di Vercelli e quella di Ivrea, per qualche metro in provincia di Vercelli: ma è un confine che unisce, non divide.
Ne è testimone diretto e autorevole, nella propria attività pastorale, il Parroco di Villareggia, Mazzè, Tonengo, Don Alberto Carlevato, che oggi ha altresì diretto la Corale interparrocchiale, unanimemente apprezzata.
E che questo luogo sia “cerniera” tra due realtà vive in una dimensione di osmosi pastorale, ma anche civile, è testimoniato simbolicamente dalla presenza, qui, oggi, sia del Sindaco di Moncrivello, sia del Sindaco di Villareggia ed i simboli sono importanti per rappresentare realtà avvertite su vari piani, non sempre e non solo per i profili materiali, concreti, palpabili.
Omelia veramente ispirata che ci fa piacere riproporre integralmente nel nostro filmato che, insieme alla gallery, correda il servizio: parole che meriterà ascoltare e riascoltare, perché si dilateranno certamente in echi e risonanze, come accade alle parole sincere.
C’è molto da imparare.
Una vocazione, quella di Don Giovan Giuseppe, classe 1938, nata contemplando la Madonna di Lourdes, nel lontano 1966 e che sarebbe stata poi in gran parte vissuta qui, dove la Madre di Dio volle manifestarsi nel 1562, guarendo la povera Domenica Millianotto.
Per questo – lo ascoltiamo nel video – se è vero che, per un napoletano, la Madonna di Pompei rappresenta la massima espressione (celia con un colorito neologismo) della “madonnità”, per Don Giovan Giuseppe è la Vergine che si presentò “Que soi era Immaculada Concepciou” a Bernadette ad essere stata strumento della Provvidenza.
Una Provvidenza che ha bisogno dei Sacerdoti: di Operai per la Messe.
Messe che si raccoglie percorrendo una strada, strada che unisce l’altare al confessionale, come è la testimonianza di vita, per esempio, di San Pio da Pietrelcina.
Il Signore ha voluto che il prete fosse necessario, alla Chiesa e all’umanità.
Necessario perché il sacrificio d’amore della Croce dolorosa di Cristo fosse presentato in ogni tempo ed in ogni luogo, quale insostituibile sorgente di riconciliazione, di speranza e di santità.
Dunque il “potere” di celebrare l’Eucarestia – l’intimo vincolo della dimensione eucaristica e la dimensione sacerdotale della celebrazione della Messa.
Una seconda esperienza sacerdotale è legata ad un altro gesto, un’altra parola, che per precisa volontà del Signore sono riservati al solo Presbitero: l’assoluzione nel Sacramento della penitenza. Non potrò mai cancellare l’emozione che provai nel dare la mia prima assoluzione:
”Io ti assolvo dai tuoi peccati…”.
Sì, “Io”, Giovanni, nel nome del Signore, ti assolvo dai tuoi peccati.
Sì, un’emozione forte, come risonanza umanissima di un gesto di fede che per la prima volta compivo, di un dono di grazia che mi raggiungeva (…).
Come abbiamo anticipato, il video propone la versione integrale dell’omelia.
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Dunque è il 30 novembre 1966 quando è lo stesso Beato Mons. Luigi Novarese ad accogliere il giovane Giovan Giuseppe, che inizia così il cammino di formazione per diventare Sacerdote.
La fondazione dei Silenziosi Operai della Croce era avvenuta il 1 novembre 1950 e sarà poi il 31 ottobre 1973, il giorno dell’Ordinazione, proprio alla vigilia dell’anniversario di fondazione, presso il Santuario Salus Infirmorum in Valleluogo.
Il 1973 segue di poco quel 1970 quando la Provvidenza fa incontrare Mons. Novarese con l’allora Arcivescovo di Vercelli, l’indimenticabile Mons. Albino Mensa, che mette a disposizione dell’Opera questo luogo, il Trompone: e la storia ha inizio.
Al termine della Celebrazione, prima di condividere un momento di festa con la partecipazione del Personale della Casa di Cura, Don Giovan Giuseppe Torre non si sottrae ad un saluto ed una benedizione particolare ai nostri Lettori, sorprendendoci davvero (e gliene siamo riconoscenti) con parole che ci hanno commosso, certo immeritate per chi si reputa null’altro che un servo inutile, modesto “operaio”, appunto, impegnato a comunicare e fare conoscere la bellezza della Fede.