Carissimi lettori del Risveglio Popolare,

nel periodo tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio, sono partiti per la Guinea Bissau tre collaboratori delle missioni africane: don Josè Bergesio, Felice Oberto e don Gianni Giachino. Meta del loro viaggio è stata la missione di Tite: si è trattato di un viaggio che ha il sapore di una visita di amicizia e di attenzione alle realtà vissute da una missione intrapresa nel lontano 2005 da don Josè Bergesio, sostenuto dal Centro Missionario Dioce-sano di Ivrea e da un numeroso gruppo di volontari amici del missionario don José.

Le vere motivazioni del viaggio sono quelle di dare alla diocesi di Ivrea un nuovo orizzonte missionario, un nuovo approdo sicuro ai giovani eporediesi che intendano esplorare il mondo missionario. Don Gianni, animatore di innumerevoli viaggi missionari, ci ha assicurato che in Guinea Bissau non ci sono approdi turistici degni di questo nome. È troppo povera la realtà di quella nazione! La città di Bissau, cioè la capitale, è un immenso mercato a cielo aperto senza illuminazione pubblica durante la notte. Percorrerla è disagevole sotto tutti i punti di vista.

Non era tuttavia Bissau la meta del viaggio dei tre, quanto la piccola città di Tite, non lontana dalla capitale più di una quindicina di chilometri in linea d’aria, da percorrersi però con la barca per attraversare il grande estuario del fiume Geba.

Tite è l’antica missione in cui don José Bergesio già operò tra il 2005 e il 2013: con un comprensorio di oltre 14mila abitanti, di cui circa mille500 nel centro urbano vero e proprio, alle cui spalle si estende un’enorme territorio, arido nella stagione secca e impraticabile nella stagione delle piogge, con decine di villaggi poverissimi. Tite è un centro dove don Josè ha dato l’anima nei tempi della sua missione, aiutato dai volontari di Verona che approdarono una quarantina di anni fa su questa terra, quando c’era in Guinea un vescovo scaligero. Appena arrivati costruirono un ospedale per curare le persone e per aiutare le giovani mamme partorienti: c’erano (e ci sono ancora) alcune ostetriche in quell’ospedale, mentre il giovane medico presente ai tempi di don Josè, oggi non c’è più, perché mal pagato dalle istituzioni preposte alla salute.

I nostri visitatori italiani giunti a Bissau nella notte di martedì 30 gennaio sono stati accolti dal dinamico padre Admir e dal padre Ignazio, recatisi appositamente a Bissau per accoglierli amichevolmente e fraternamente. Dopo una breve visita alla capitale, si sono imbarcati il giorno successivo per raggiungere Tite con mare calmo, sbarcandovi dopo una manciata di ore. Avvisata dell’arrivo di questo gruppo di visitanti, anche la gente del luogo si è preparata per un’accoglienza degna di questo nome.

Al vederli festanti e vocianti, anche Felice e don Gianni si sono commossi. Si vedeva don Josè stringere centinaia di mani, ricevere abbracci calorosi dai suoi ex parrocchiani, prendere in braccio tanti bambini, cantare canti di festa. In pochi minuti don Josè ha improvvisamente dimenticato le sue difficoltà di salute e si è immerso in quello che tanti missionari in passato hanno chiamato “mal d’Africa”. Sui nostri telefonini qui in Italia arrivavano in quei giorni decine di fotografie, ma nessuna di esse poteva spiegare fino in fondo quei sorrisi e quei volti raggianti di gioia.

Si, è vero – si sono detti i nostri missionari -: Dio ci chiama ancora qui per continuare l’opera sua, tanto più che adesso dopo tanti anni c’è ancora bisogno di sostenere la scuola primaria, le comunità lontane che si trovano in mezzo alla savana, senza catechisti preparati e senza sostegni adeguati. Dove prima esisteva la religione animista ora è in forte crescita la religione musulmana: in Guinea Bissau sono ormai il 40% i musulmani, altrettanti coloro che appartengono alle religioni animiste e solo il 20% sono cristiani. Padre Admir e padre Ignazio sono molto attivi, ma hanno bisogno di rafforzare l’opera educativa della scuola e anche intensificare l’attenzione alle comunità cristiane: la formazione dei catechisti e degli agenti di pastorale.

Purtroppo le suore che una volta erano a Tite, ora si sono spostate a Gabu (vicino a Bafatà, sede della diocesi), eppure nella scuola secondaria, chiamata Liceo, ci sono quest’anno 586 alunni. Le richieste sono tuttavia superiori e non tutte vengono esaudite. Purtroppo la scuola primaria (dalla prima alla sesta classe) è trascurata dagli insegnanti e non possiamo biasimarli perché spesso non vengono pagati dal Governo locale e quindi cercano altrove una sistemazione lavorativa e abbandonano l’educazione dei numerosi bambini. Occorrerà in tempi brevi costruire una scuola migliore e mettere sotto contratto gli insegnanti per sopperire alle necessità più urgenti.

Don Gianni, che è andato 9 volte in Guinea Bissau, negli anni 2005-2013, dice che la situazione è effettivamente peggiorata. Tuttavia gli attuali dirigenti sono ben intenzionati e padre Admir con padre Ignazio sono molto generosi e preparati. Sarebbe il momento favorevole per noi del CMD per effettuare un intervento massiccio in favore della Chiesa e dell’evangelizzazione a Tite.
Nel prossimo numero del Risveglio Popolare presenteremo le priorità segnalate dalla missione di Tite, alle quali il Centro missionario diocesano di Ivrea cercherà di dare una risposta attraverso le attività di volontariato che saranno intraprese in questo anno e nei prossimi anni.

c.m.d. ivrea