(Fabrizio Dassano)
Il mio ex vicino di casa l’altro giorno mi ha recapitato dalla campagna una missiva dal titolo inquietante: “Il confinamento rende pensierosi!”, esordiva il foglietto a quadretti ripiegato in quattro e vergato con calligrafia sempre più incerta.
“Presto ti parlerò del mio nuovo cane, che in realtà è anziano, ma nuovo per me – esordiva lo svolgimento del tema di cui sopra –. Oggi ti parlerò invece di quello ritengo possa essere un futuro trattato filosofico sul pelo che ho elaborato l’ultima volta che sono andato dal barbiere. Noi cerchiamo il pelo nell’uovo perché oggi abbiamo più tempo per pensare, ma io mi sono sempre domandato da dove poteva arrivare un pelo nell’uovo. Le galline hanno le penne e non i peli. Il cane non va nel pollaio e quindi non può essere lui il responsabile, anche perché la mia è una cagnetta di pelo corto. Ma poi il pelo sarebbe dentro o fuori del guscio? Ma cosa vuol dire esattamente il pelo nell’uovo? L’uovo non ha il pelo, come il kiwi che ha invece tutta una peluria. Eppure tante cose sono ‘pelose’, anche nella nostra realtà quotidiana. Come l’ultima volta che presi il treno ‘al pelo’! Quindi esisterebbero dei treni a pelo? E lo sono sempre o solo quando stanno per partire?
E che dire della lingua, intesa come muscolo? Evidentemente qualcuno ha la lingua pelosa, dal momento che è notorio che esistano persone che non hanno peli sulla lingua! E poi ci sono i potenti, che sono sempre esistiti e per ottenere favori dai quali bisogna ‘lisciargli’ il pelo, come fa un politico italiano in Arabia Saudita al principe Mohammed bin Salman (che effettivamente lui la barba ce l’ha mentre non ha molto l’idea dei diritti umani).
Ci sono anche tutta una serie di peli applicabili al magico etereo mondo dei politici: pensiamo al pelo radicale, al pelo ramificato, al pelo protettore, al pelo plumoso, al pelo libero! Al pelo urticante e a tutta la serie di quelli che sono i peli superflui. In basso in basso, si muovono i pelosi dei fondi melmosi che spesso incontrano le ossa dei pelomorto divorati dai terribili pelofagi, tristi limivori eternamente affamati.
C’è poi anche tutta una serie di pelosità inquietanti, apparentemente disinteressate: la generosità pelosa, il cuore medesimo peloso! E non ultima la carità pelosa.
Ma venuta ora di cena, non ci resta che sederci a tavola davanti ad una zuppa di avena pelosa dopo un aperitivo con le cozze pelose e poi, poiché è venerdì, continuiamo con il pesce: rombo peloso e sogliola pelosa con un contorno di zucchine pelose. Come frutta una pesca pelosa.
Purtroppo, senza pelo sullo stomaco, il nostro commensale prende freddo e decide di coricarsi con la borsa dell’acqua calda sulla pancia e si addormenta. Ma si sa che la cattiva digestione è foriera di sonno disturbato e di incubi: ben presto uno stormo di chirotteri, per la precisione di vampiri dalle zampe pelose volteggiano intorno al nostro in fuga, inseguito anche da un gruppo di pelosauri minacciosi.
Crede di essersi perso nelle lande desolate del Peloponneso ma in realtà si trova vicino a Messina sul promontorio del Peloro mentre sullo stretto, lo attende minaccioso il pelo dell’acqua”.