E’ una vera gioia potere presentare questa bella esperienza di Chiesa cui hanno dato vita i ragazzi che si preparano a ricevere il Sacramento della Cresima.
Una gioia anche perché ne scopriamo (una delle tante iridescenze) la vocazione a diventare piccoli filmmakers, come dimostra l’audiovideo che hanno preparato (tutta farina del loro sacco), anche se certamente insieme ad Animatori, Catechisti e Volontari che hanno supportato il Vice Parroco Don Antonio Luca Parisi.
Allora, ecco subito i ringraziamenti proprio a loro, laici generosi e dediti ad un impegno intelligente, che permette ai Sacerdoti di dedicarsi pienamente alla loro missione; dunque hanno collaborato attivamente alla realizzazione di questo “ritiro” spirituale: Anastasia, Maria Teresa, Franca, Donatella e Francesco.
Possiamo anche scrivere tranquillamente “ritiro” senza virgolette, perché, tutto sommato, si è trattato di un vero e proprio appuntamento volto ad approfondire temi dottrinali.
Ma – forse sarà lo “spirito” del Luogo – è parsa anche una fedele traduzione pratica di quanto avvertiva Don Bosco presentando a San Domenico Savio, ed ai suoi coetanei l’esperienza del Valdocco:
“Qui da noi la santità consiste nello stare molto allegri”.
Senza mai dimenticare che la frase si completa chiosando “…nello stare molto allegri e fare bene il proprio dovere”.
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Ma andiamo con ordine.
Siamo a Colle Don Bosco, il grande centro di spiritualità che svetta sulle dolci pendici collinari di Castelnuovo Don Bosco, ove il Santo del Valdocco nacque nel piccolo cascinale di Biglione, sulla collina dei Becchi.
Perché sono qui tanti ragazzi (una quarantina) di Rivarolo Canavese?
Perché per loro, per i loro Catechisti, per Don Antonio Luca, la preparazione alla Cresima è una cosa seria.
L’appuntamento è per il 18 e 25 novembre, due turni: il primo riceverà il Sacramento della Confermazione dal Vicario Generale della Diocesi di Ivrea, Mons. Gianmario Cuffia ed il secondo dal Vescovo, Mons. Edoardo Aldo Cerrato.
Ecco, quindi, l’idea del ritiro, subito accolta con entusiasmo, perché certamente si tratta anche di una bella e gioiosa esperienza di vita in comune.
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Dunque, arrivo a Colle Don Bosco sabato pomeriggio, 7 ottobre e, subito dopo la sistemazione alla “Casa del Giovane”, ci si è recati alla casa natale del Santo intrattenendosi sul prato che vide il piccolo Giovannino, all’età di nove anni, fare il sogno che avrebbe preconizzato il corso di tutta la sua vita: quel cortile, quei tanti ragazzi, quelli, tra i ragazzi, che purtroppo bestemmiavano ed in mezzo ai quali “si lanciò” per pregarli di cambiare strada e vita.
Un luogo davvero propizio per l’inizio del “lavoro” della riflessione comune, guidata dal Sacerdote: bisogna prendere coscienza dei limiti e delle fragilità dell’uomo e di come l’umana creatura porti ancora in sé i segni della concupiscenza, che altro non è se non ciò che rimane del peccato originale.
Poi, si scende nel pratico, affrontando il mondo per quello che è: i ragazzi ed i Catechisti prendono in esame alcuni film, soprattutto da Netflix (Netflix può essere utile per fare catachismo? Se ci sono Sacerdoti e laici appassionati di una missione si può).
A gruppetti di due o tre, i giovani individuano, in ogni storia, quale sia la figura dell’ “antagonista”, dove stia e come sia rappresentato il “male oggettivo”.
Perché non è certamente un esercizio desueto, anche se relativismo e pensiero unico così possono presentarlo, ragionare su ciò che è male e su ciò che è bene.
Il bene e il male, dunque, come categorie e realtà oggettive e non soggettive.
Poi ci si trasferisce sulla collina che domina la pianura per la seconda parte dell’attività, che questa volta apre la porta alla speranza.
Una volta presa coscienza della fragilità che l’uomo porta in sé, si è (la “fase 2”) ragionato sulla Grazia, sul fatto che Dio, attraverso il Battesimo, ci ridoni quella Grazia che avevamo perso, proprio con il peccato originale.
Insomma, nella nostra ricerca del bene, Dio ci sostiene.
Anche in questo caso ha aiutato lo studio di alcune figure che hanno testimoniato questa tensione.
La santità non consiste in una “perfezione” acquisita a priori, non è riservata ad “eroi”, ma è una strada possibile per ciascuno di noi, solo che ci impegniamo: il Signore ci dona tutti i mezzi di cui abbiamo bisogno per riuscire in quella che è, in fondo, la Sua opera, come si prega con il Salmo 137 “non abbandonare l’opera delle tue mani”.
E’ proprio il Sacramento della Cresima a darci – secondo l’immagine cara a San Tommaso d’Acquino – quella corazza, quell’armatura per essere “difesi” dal peccato, dalle difficoltà che inevitabilmente ci saranno nella vita.
Arriva poi il momento della pausa, nel cortile interno della Casa e così i ragazzi possono vedere in televisione la seconda parte del derby Juventus Vs. Torino: possiamo, con ragionevole sicurezza, credere che l’avrebbe concesso anche lo stesso Don Bosco al Valdocco.
Però non ci avventuriamo in congetture su quale sarebbe stata la sua squadra preferita.
Certo con minori tensioni, le ragazze hanno preferito giocare a pallavolo.
Dopo cena, ancora un momento di condivisione sul “sogno”.
Ciascuno di noi ha un “sogno” pensato da Dio fin dall’eternità: scoprirlo ed assecondarlo è tutto ciò che dobbiamo fare per raggiungere la felicità, su questa terra e nell’eternità.
Domenica mattina, il momento forse più esigente, per le capacità dei ragazzi: seguiti con attenzione dai Catechisti, si cimentano con il (peraltro, non facile) brano di Vangelo che la Liturgia offre in questa domenica ( Mt 21, 33-43 ) proponendo le immagini di quei vignaioli avidi ed omicidi, e quella verità, così illuminante: “la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo”. Verità che precede la sentenza che tutti ci interpella e sulla quale siamo chiamati ad un percorso di continua verifica della nostra vita:
”a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti”.
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Insomma, un fine settimana davvero ben speso, di cui ora possiamo anche apprezzare qualche scampolo per immagini, accompagnate dalla splendida “The prayer”, per l’interpretazione di Andre Bocelli: davvero, si diceva di una gioia.
E come si fa a non essere compiaciuti fino alla commozione, vedendo che in questo mondo sono ancora possibili esperienze così?