Mercoledì 9 novembre presso la Chiesa di San Giacomo a Rivarolo ha avuto inizio il ciclo di incontri nel corso dei quali è stato conferito il “mandato” ai catechisti della nostra Diocesi, durante le celebrazioni previste nei giorni scorsi nelle diverse vicarie per dar inizio in tal modo all’anno catechistico e alle attività dell’Ufficio Catechistico Diocesano.

Nell’omelia il Vescovo monsignor Edoardo Cerrato ha sottolineato l’importanza dell’unità nella Chiesa, in occasione della festa della Basilica Lateranense, definita “madre di tutte le Chiese”, perché la prima fatta costruire dall’Imperatore Costantino dopo l’Editto di Milano del 313 d.C. con il quale concedeva la libertà di culto ai cristiani.

Il richiamo all’importanza dell’unità nella Chiesa è essenziale in ottica pastorale, perché una è la Chiesa gerarchicamente unita da Cristo e perché l’unità è il bene prezioso che Cristo ha chiesto ai suoi discepoli durante l’Ultima Cena di amarci e di essere “una cosa sola” in lui (cfr. Gv 17,20-26).

Unità e pace” sono non a caso il bene prezioso invocato e richiesto in ogni Santa Messa.

Ma come si costruisce l’unità dentro le comunità? Si costruisce nell’incontro con Gesù che sta a fondamento di tutto, in una relazione autentica con Cristo, che nella Santa Eucaristia ci dona sè stesso per la vita.

L’invito per tutti è dunque quello di “vivere nella Santa Liturgia”, perché – come ci insegna il Concilio Vaticano II nella Sacrosanctum Concilium – nella celebrazione eucaristica vi è la presenza di Dio da cui si attinge la grazia per vivere come gli apostoli, annunciatori di Cristo.

Il Vescovo ha citato a riguardo la storia di Charles Peguy, poeta e scrittore francese vissuto agli inizi del Novecento, che, dopo essersi allontanato dalla Chiesa, secondo una mentalità secolarizzata già prorompente, vi ritornò “trasformato” da Dio.

La conversione è un’opera della grazia di Dio, ma se desideriamo “fare qualcosa” in questo mondo non più cristiano dobbiamo “saper vedere” la realtà e “aprirci” nella pastorale all’azione del Signore per riportare nel grembo della Chiesa i giovani, i non praticanti, per metterci in dialogo con l’uomo postmoderno, che sebbene non più cristiano porta in sé una sete profonda di Assoluto e, quindi, di Dio, della Verità.

La nostra, tuttavia, non può essere una mera trasmissione di contenuti dottrinali, che pur devono rimanere il fondamento incorruttibile della nostra predicazione, ma una evangelizzazione resa “viva” dal calore dello Spirito Santo che deve abitare nei nostri cuori: quello Spirito di amore che, quando presente, ci rende uniti a Cristo, quindi, comunicatori di una comunione e di una vita diversa, ma possibile, che scaturisce dalla comunione con il Signore.

“La missione del catechista è come un calore” che deve nascere da una fede autentica, da un cuore che conserva come vive e le trasmette le parole del Vangelo del Signore Gesù, che andò incontro alle persone del suo tempo.

Come ci insegna Papa Francesco, che nella Evangeli Gaudium invita i cristiani a mettersi in cammino verso Cristo nei Sacramenti o comunque a lasciarsi incontrare da Lui, perché è soltanto nell’incontro con Dio che si trova la sorgente di ogni evangelizzazione o catechesi autentica.

Quando permettiamo a Cristo di condurci al di là di noi stessi, lì sta la sorgente della nostra evangelizzazione – ha sottolineato il Vescovo –. Gesù è il primo evangelizzatore: entrare in comunione con Lui, vivere in relazione con Lui è appartenere a Lui in una vita nuova, e allora evangelizzare diventa un atto di amore a Cristo, un atto di costruzione della comunità nella collaborazione con tutti, nell’unità e nella comunione”.

Al termine della celebrazione Don Valerio D’Amico, responsabile dell’Ufficio Catechistico di Ivrea, ha invitato i catechisti a partecipare al primo incontro formativo che si terrà mercoledì 30 novembre in due luoghi della Diocesi e il cui relatore sarà il professor Francesco Vanotti, esperto di formazione degli adolescenti; successivo appuntamento sarà il Sinodo per i catechisti, in programma domenica 11 dicembre presso l’Oratorio di San Giuseppe in Ivrea.

Elsa Feira.

Redazione Web