Nello Spazio Lomellini del Palazzo Comunale sabato 20 maggio alle 16,30 è stata inaugurata la mostra personale dell’incisore canavesano Gianni Verna, che ha presentato le sue xilografie dedicate alle montagne e al bestiario alpino.
Sarà visitabile fino al 2 giugno, dal martedì al venerdì dalle 15 alle 17, il sabato e la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18.
La mostra, organizzata da Unitre di Rivarolo, Favria, Feletto, vuol essere un omaggio a Verna nel suo ottantesimo compleanno, ed è stata organizzata dal suo storico “compagno d’avventure” (artistiche) Gianfranco Schialvino.
E’ stato proprio Schialvino a introdurre la mostra, sabato pomeriggio, e alle sue parole lasciamo l’incombenza di ricordarci chi è Gianni Verna.
“65 anni fa il suo esordio, alla Libreria Petrini in corso Francia, a Torino, dove fu premiato quindicenne a un concorso per giovani artisti. Il suo quadro fece esprimere ad Angelo Dragone un apprezzamento tanto sintetico quanto efficace: ‘Vivo senso del colore’. Un giudizio scarno, che sarebbe anche potuto sembrare di circostanza, e che invece ha accompagnato come un viatico Gianni, lo ha incoraggiato nei momenti bui, lo ha spinto a dar vita iridea alle sue incisioni. 30 anni fa il primo successo, proprio a Rivarolo, con i Legni incisi per Montale, presentati nel catalogo proprio da Dragone, che vedeva realizzate le sue previsioni. Quale sia il lavoro di Gianni Verna per la preparazione della matrice lo dichiarano i legni che espone accanto ai fogli che ne derivano. La sua azione è parallela a quella dello scultore. Così l’intervento di sgorbie e scalpelli si bilancia con quello di stucchi e tasselli, a complementare e correggere, a sostenere e smagrire, a creare e distruggere. Non si tratta più, nell’era della riproduzione meccanica, di riportare sulla tavola un disegno, di togliere i bianchi e risparmiare gli scuri, di seguire come monocoli una traccia per perseguire la mimesi. Bensì di creare sulla tavola il disegno da moltiplicare attraverso tutti i mezzi che un incisore oggi ha a disposizione, senza escludere trapano e spazzole, raspe e punte dentate. Per definire le remiganti di uno sparviero, pettinare le pendici di una montagna, dar impeto alle corna dello stambecco, aguzzare le spine di un istrice. E saper accostare le sue immagini con rime e racconti di poeti e scrittori, di ieri e oggi, per ornare le pagine di libri raffinati”.
Redazione Web