Lunedì 25 luglio il vescovo monsignor Edoardo Cerrato ha concelebrato con diversi sacerdoti della diocesi una Messa solenne nella Chiesa di San Giacomo in occasione della festa dell’apostolo, patrono della città di Rivarolo.
Il Vescovo ha innanzitutto rivolto il saluto alle autorità civili e militari presenti alla celebrazione e ai membri della comunità rivarolese, invitando i fedeli ad un “rinnovamento interiore” che deve condurre ad una relazione sempre più profonda, nella fedeltà al Signore Gesù Cristo.
“Un riconoscere a Lui il primo posto nella nostra vita di ogni giorno, nel nostro modo di pensare e di valutare la realtà, nell’adesione a Lui, che consiste nel vivere il nostro Battesimo, la Santa Cresima, l’Eucaristia nella Santa Messa domenicale, il perdono dei nostri peccati nel Sacramento della Confessione; nel curare i momenti della preghiera e dell’ascolto della Parola di Dio, nel vivere relazioni fraterne tra noi con lealtà e grande pazienza, con quell’amore fraterno che scaturisce solo dalla comunione con Cristo”.
Nell’omelia monsignor Cerrato ha ribadito l’invito al rinnovamento nel vivere un rapporto autentico con Gesù Cristo, perché è dall’incontro con il Signore che cambia la vita di ogni uomo: perché entrare in relazione con Lui “non solo riempie di valore e di senso la nostra vita personale”, ma dà inizio “al più grande servizio che possiamo rendere alla nostra società confusa e smarrita, annaspante spesso nel buio e nell’incertezza perché ha perso i saldi fondamenti del vivere umano”.
Un servizio che diventa vocazione per ogni uomo e per ogni donna che aderisce a Cristo.
Monsignor Edoardo ha poi presentato la figura di San Giacomo che fu “il primo fra gli Apostoli a sacrificare la vita per il Vangelo”, come afferma la preghiera iniziale della S. Messa, facendoci chiedere a Dio: “per la sua gloriosa testimonianza conferma nella fede la tua Chiesa”.
In ogni celebrazione il Signore ci chiede, dunque, mediante una fede autentica di lasciarci coinvolgere nel Mistero di Dio che è celebrato e attualizzato, per accoglierne e viverne nell’esistenza quotidiana la ric[1]chezza della salvezza che scaturisce da ogni Sacramento, in particolare dalla ripresentazione dell’evento pasquale.
È il Signore Gesù, infatti, che ha chiamato Giacomo, incontrandolo sulle rive del Mar di Galilea, dove con il fratello Giovanni – figli di Zebedeo – erano intenti al loro lavoro di pescatori, con Simone e Andrea…
“È il Signore Gesù che lo ha scelto ed inviato alla missione, riguardo la quale Giacomo comprenderà progressivamente che essa comporta, innanzitutto, un rapporto di comunione speciale con Colui che chiama, una relazione che dà forma al credente e all’apostolo nella sua sequela di Cristo. Perché è dall’appartenenza, da una comunione autentica con Lui che scaturisce la missione, perché i tralci portano frutto solo se rimangono nella vite che dona loro la linfa, la Vita di Dio, per non divenire sterili, restando però uniti gli uni agli altri in una comunione autentica”.
Giacomo, Pietro e Giovanni vengono condotti da Cristo sul Tabor, dove assisteranno allo straordinario evento della Trasfigurazione, per poter contemplare nella trasformazione di Cristo, la configurazione ad imago Dei di ogni cristiano, il bisogno di lasciarsi educare da Cristo, per essere trasfigurati dal suo amore e dalla luce di Dio.
Lungo fu il cammino per consegnarsi totalmente a Cristo e diventare davvero discepolo e apostolo (Mt, 20, 20-28): un cammino che troverà il suo compimento nell’effusione del sangue, nel martirio.
La fede è l’adesione a Cristo che ci fa dire con san Paolo (2Cor. 4,7- 15): “Noi crediamo e perciò parliamo. Veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale”. Mediante la testimonianza di Giacomo, apostolo e martire, la fede si rivela dunque “l’esperienza di una Vita – quella di Cristo – accolta dentro la nostra vita, un’esperienza così bella e totalizzante che merita di essere vissuta”, perché è l’unica che, come nella vita di Giacomo e degli apostoli, può condurre ad una pienezza, al compimento di sé e dell’esistenza nel disegno di Dio, che nella Trinità è Amore Infinito.
Elsa Feira