Un ritrovo di e tra amici, senza pomposità inutili e all’insegna della semplicità più schietta e di sorrisi sinceri nel rievocare ricordi personali (ciascuno dei presenti aveva il suo) ma tutti accomunati dal medesimo sentimento di gratitudine: questo è stata, la sera di venerdì 16 giugno, la cerimonia di intitolazione dello spiazzo antistante la cappella della Consolata a monsignor Luigi Mabrito, storico e amatissimo arciprete-pievano di San Giacomo dagli anni ’60 all’inizio di questo millennio.

A introdurre la serata è stato il sindaco Alberto Rostagno, che ha spiegato di aver “accolto con piacere l’invito formulato da Riccardo Poletto, fattosi portavoce della richiesta di tanti rivarolesi, di ricordare nella toponomastica cittadina una figura importante a livello ecclesiale ma anche sociale e umano nei lunghi anni in cui esercitò il suo ministero a Rivarolo”.

Accennato alle sue memorie personali (“Lo conobbi da ragazzino, frequentando il campetto da calcio e i cineforum dell’Oratorio, servendo le Messe mattutine, nell’eco dei tanti colloqui che mio padre allora sindaco aveva con lui”), Rostagno ha letto una lettera del cardinal Miglio (impossibilito a presenziare ma comunque grato dell’invito a ricordare “un fratello maggiore nel sacerdozio e poi un validissimo collaboratore”) e cedendo poi la parola a monsignor Edoardo Cerrato.

Ho il rammarico di non aver potuto conoscere monsignor Mabrito se non attraverso la stima e l’affetto che in questi anni ho sentito trasparire di lui. Dedicargli questo spazio è un atto di civiltà che riconosce non solo la persona ma l’istituzione che ha servito”.

Toccante la testimonianza del vescovo emerito Luigi Bettazzi: “Monsignor Mabrito era un essere umano ‘completo’. Lo stimavo molto perché aveva una saggezza peculiare e spesso ho fatto ricorso a suoi pareri e valutazioni su persone e situazioni sociali: la sua risposta era sempre saggia e sufficiente. Lo ricordo volentieri e sono lieto che la città voglia fare lo stesso fissandone il nome in un luogo che egli amava per ricordare il suo approccio fraterno verso tutti”.

A tracciare un profilo di don Luigi (nato a Vidracco nel 1931, ordinato sacerdote da monsignor Mensa nel 1954, a Rivarolo da viceparroco nel 1962 e poi da arciprete dal 1968 sino alla morte nel 2007) è stato poi, con parole davvero sentite, il professor Riccardo Poletto.

È un onore per me ricordare don Luigi, che si distinse a Rivarolo per le tante opere (il restauro delle chiese e degli oratori, la guida della Casa di Riposo, la nascita della Caritas…) e rivestì importanti incarichi in diocesi – ha detto Poletto –. Anch’io lo conobbi da ragazzino, trovando in lui da allora in poi una guida discreta ma sempre presente. Ha camminato con noi nel cammino della vita, adeguando il passo a quello dei più veloci ma sapendosi sempre fermare al fianco di chi faticava, chinandosi su chi faceva fatica, aiutando con discrezione. Sollecitava e guidava la partecipazione a vita sociale, dando l’esempio. Era uomo del dialogo, saldo nei suoi principi ma sempre nel rispetto dell’interlocutore. Dotto predicatore, era anche un brillante conversatore, con chiunque, senza mai mettere in imbarazzo nessuno: “a l’àmai gena gnun!”. “E poi ci ha voluto bene, a ciascuno di noi”, ha concluso, non senza essersi interrotto più volte per ricacciare giù il nodo alla gola.

Poletto così commosso non l’avevo mai mai visto: ciò la dice lunga su quanto don Mabrito sia stato importante per la città”, ha chiosato il sindaco Rostagno, prima di lasciare ai nipoti, al Vescovo e all’attuale arciprete don Raffaele Roffino il compito di svelare la nuova targa.

Quindi è toccato al vicario generale Gianmario Cuffia celebrare la Santa Messa della novena della Consolata, nell’omonima cappella che da ora si affaccia su “Largo monsignor Luigi Mabrito”.

Lui, dall’alto, ci avrà benevolmente sorriso e scherzato su…

m.v

Redazione Web