Alla fine la pioggia ha dato tregua ed ha avuto luogo come previsto l’abbattimento delle 17 piante che fiancheggiavano viale Berone. Le operazioni di taglio si sono svolte nelle giornate di lunedì 12 e martedì 13 novembre senza particolari problemi: non ci sono state gli atti di plateale protesta paventati da alcuni, pur se gli addetti alle motoseghe hanno dovuto operare sotto lo sguardo attento e qualche ironico applauso di un manipolo di irriducibili contestatori del progetto del Comune. Progetto che andrà dunque avanti come da programma: entro la fine dell’anno verranno rimossi i ceppi degli alberi tagliati (ora lasciati ad altezza un metro per essere visibili e non costituire ostacoli ai pedoni) e saranno parzialmente demoliti i vasconi quadrati in pietra sulla sinistra del viale (ne saranno lasciato in piedi solo i lati prospicienti le case, utilizzabili come panchine). Infine si provvederà a impiantare i nuovi alberi in sostituzione di quelli rimossi: saranno ovviamente più giovani e inizialmente meno grandi di quelli esistenti sinora, ma di una specie (Fraxinus angustifolia, della varietà Redwood) che una volta cresciuta dovrebbe garantire una maggiore resistenza agli agenti patogeni che avevano attaccato la gran parte degli ippocastani gli ippocastani.
Ad abbattimento terminato, è giunta su Facebook anche una considerazione dell’agronomo Giovanni Claudio Corrazzin, che su internet era stato attaccato anche personalmente per la perizia effettuata (dopo aver vinto apposito bando indetto dal Comune) sulle oltre 2000 piante del patrimonio arboreo pubblico rivarolese. “Confermo che le tre piante giovani erano abbastanza sane, mentre per le altre l’esame del legno ha rilevato una condizione peggiore rispetto a quella attesa – ha scritto -. Si conferma che la condizione dei capitozzi su cui si innestavano le branche terziarie era pessima, con carie estese e profonde. I capitozzi mal avrebbero retto carichi dinamici ulteriori: l’ipotesi di lasciare le chiome al loro destino come suggerito da qualcuno avrebbe causato sbrancamenti certi e imposto nuove capitozzature”, lasciando intendere che era impossibile “curare” gli alberi malati come qualcuno aveva suggerito.
Maurizio Vicario