La mostra “Il Vallesusa, storie di un cotonificio non solo rivarolese”, ospitata nelle quattrocentesche sale del Castello Malgrà di Rivarolo e aperta tutte le domeniche di qui al 1° ottobre (con orario dalle 15 alle 19 ed ingresso libero) merita davvero una visita.

La merita perché attraverso un itinerario curatissimo, fatto di documenti e immagini d’epoca, consente di ripercorrere le vicende – non soltanto economiche, ma ricche di risvolti sociali – di una delle principali industrie del Piemonte, nata nel 1843 e giunta nel ‘900 a occupare sino a 2mila persone (in larga parte donne) sino al fallimento negli anni ‘70.

Le origini dell’industria tessile a Rivarolo risalgono a metà Ottocento con gli investimenti avviati da Maurizio Farina e dalla famiglia Chiesa per realizzare una prima manifattura nell’area tra l’attuale viale Berone e la stazione ferroviaria.

Nel 1870 venne costruito un nuovo stabilimento a nord dell’abitato e negli anni Trenta del Novecento l’impianto fu acquisito dal Cotonificio Vallesusa dei cotonieri elvetici Wild e Abegg, società che coinvolgeva oltre 8.000 dipendenti.

Nel 1954 il Vallesusa venne acquistato da Giulio Riva, imprenditore milanese che con operazioni spregiudicate si era imposto sulla scena industriale lombarda.

Grazie agli aiuti del Piano Marshall e all’ammodernamento dei macchinari negli anni ‘50 le produzioni Vallesusa raggiunsero popolarità nell’ambito della moda, anche grazie alle pubblicità su Carosello.

Nel 1960 Felice Riva ereditò dal padre un colosso industriale con 24 stabilimenti e 15.000 dipendenti: la maggior attenzione per la vita mondana a discapito delle questioni aziendali e i contrasti con le maestranze, insieme a scelte finanziarie azzardate, determinarono il fallimento nel 1965.

Successivi passaggi di proprietà e ridimensionamenti si conclusero, per Rivarolo, con la chiusura definitiva nel 2009.

Per decenni il Vallesusa ha offerto lavoro a molte famiglie rivarolesi e dei centri limitrofi, rappresentando anche un’occasione di riscatto sociale e di crescita culturale, soprattutto per le maestranze femminili.

Attraverso fotografie e riproduzioni di documenti da archivi pubblici e privati, la mostra è esperienza di restituzione condivisa della memoria della comunità.

La mostra è promossa dagli Assessorati alla Cultura e al Turismo della Città di Rivarolo e realizzata dall’associazione Amici del Castello Malgrà, sodalizio che proprio in questo 2023 celebra i trent’anni di attività nella gestione e valorizzazione del maniero rivarolese, acquistato dal Comune nel 1982 insieme al parco circostante e visitabile ogni domenica proprio grazie all’opera dei volontari.

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Redazione Web