(elisabetta acide) – Con la lettura del messaggio del Santo Padre, si è aperta l’altro ieri, venerdì 15 novembre, la prima Assemblea Sinodale; un messaggio che ancora una volta parla di speranza: “Non abbiate paura di alzare le vele al vento dello Spirito” , “serve compassione per preparare il futuro senza paura”.
Eravamo più di mille delegati (1200 secondo i numeri diffusi dalla CEI, di cui 170 Vescovi delle 220 Diocesi italiane ed alcuni Cardinali (tra questi il Card. Arrigo Miglio che ha concelebrato l’Eucarestia), 4 Padri Abati ), la Basilica di San Paolo fuori le mura gremita, in un setting che aveva il sapore della condivisione (i lavori circolari in cui si sono svolti erano significativo esempio di condivisione, con supporti digitali a disposizione per interventi e documenti), in un contesto ecclesiale ed ecumenico davvero idoneo a suscitare motivazione e partecipazione attiva e consapevole.
Alla sessione inaugurale erano presenti, ed hanno partecipato ai lavori della prima giornata, i rappresentanti di sette chiese cristiane in Italia.
Sono stati tre giorni di lavori, ma anche di dialogo ed ascolto, di condivisione e discernimento, di conversazione spirituale feconda e di preghiera comunitaria, tre giorni nei quali sperimentare le possibili prospettive per la Chiesa che sta attraversando la storia, non è estranea ad essa e che si pone in ascolto dell’umanità, che cerca di leggere i mutamenti in atto, che vuole essere prossima e si impegna a camminare sulle strade del mondo.
Lo sfondo è stato, prima della partenza per l’Assemblea di Roma (15-17 novembre 2024), l’analisi e la lettura del testo dei Lineamenti, approvato dal Consiglio Episcopale Permanente, che ci è stato inviato, la cui lettura ha fatto emergere largo apprezzamento per le linee e le logiche oggetto di ampio respiro e di prospettiva innovativa, in merito a una serie di “questioni” che coinvolgono il futuro della Chiesa.
Il cammino fino ad ora percorso è stato una presa di coscienza che i “problemi” emersi, non sono “secondari” e non possiamo continuamente dire: “i problemi sono altri”, in realtà per rinnovare la mentalità e le prassi pastorali in modo autentico, occorre partire da qui, per un “volto” di Chiesa attenta e in linea con le risposte al “cambiamento” che inevitabilmente sta attraversando la storia e la realtà.
Occorre tuttavia, cogliere i “germogli del Regno” che sono presenti nella storia, una “crisi” che va “letta” come opportunità e come tempo per “osare nuove prassi”.
La Prima Assemblea sinodale è stata dunque chiamata a lavorare sui Lineamenti per poi giungere allo Strumento di lavoro, in vista della Seconda Assemblea sinodale in programma, sempre a Roma, dal 31 marzo al 4 aprile 2025.
I Lineamenti si aprono con una importante e puntuale premessa che nel ripercorre le diverse fasi del cammino sinodale, quella “narrativa” e quella “sapienziale”, in relazione a quelle che erano le prospettive del Concilio Ecumenico Vaticano II, dei documenti elaborati e delle prospettive del magistero dei pontefici da Giovanni XXIII a Francesco.
Un excursus importante, per “leggere” la prospettiva sinodale e per “ancorare” il lavoro che vedrà la sua conclusione al termine della fase profetica .
Presentando le prime traiettorie e prospettive della “fase profetica”, alla luce dunque di questi anni, prima del “cammino sinodale”, vengono evidenziati i percorsi intorno a tre nuclei: il rinnovamento della mentalità ecclesiale e delle prassi pastorali; la formazione alla fede e alla vita; la corresponsabilità.
Il tutto nell’orizzonte missionario, nello “stile della prossimità”.
Il documento traccia le condizioni di possibilità perché le comunità ecclesiali in Italia siano più snelle, più missionarie e più accoglienti. In quest’orizzonte, si è delineata la necessità di operare sul terreno della cultura e dei linguaggi, nell’ambito dell’iniziazione cristiana e della formazione, sul versante della corresponsabilità e della trasparenza.
Personalmente, mi sono parsi decisamente interessanti alcuni “passaggi”, che proverò ad elencare:
- Valutazione delle dimensioni della riforma missionaria: comunitaria, personale, strutturale
- Importanza e coinvolgimento della comunità ecclesiale, dono, che è chiamata a compiere scelte e ad assumere stili che esprimano chiaramente e fattivamente il primato della Grazia. Ricordiamo che alla base della comunità c’è innanzitutto la condivisione di un dono ed è questo che determina l’appartenenza.
- La rivalutazione e la proposta di “obbligatorietà” come per i CAE dei Consigli Pastorali Parrocchiali, come momento di condivisione e discernimento comunitario
- L’importanza del coinvolgimento nelle dinamiche comunitarie, attraverso prassi pastorali rinnovate nei linguaggi e nei contenuti, generative di cultura intesa come spazio di dialogo tra rivelazione cristiana e vissuti contemporanei.
- Riflessione attorno al decisivo tema della formazione alla fede e alla vita,che nutre la conversione personale e abilita i battezzati alla testimonianza e al servizio nella comunità civile ed ecclesiale.
- Importanza sostanziale della formazione permanente sia dei laici che dei ministeri ordinati, sacerdoti, diaconi, religiosi, consacrati, formazione per tutti e di tutti. Credo che su questo nodo possa “giocarsi” la “sfida” della nuova conversione pastorale.
- Importanza della corresponsabilità ( non solo collaborazione), come stile e criterio di verifica delle strutture ecclesiali: ministeriali, organizzative, partecipative, materiali.
- Riforma degli Uffici Diocesani e logica della “rete” con una “visione” che rispecchia l’importanza dell’importanza della comunità, del Popolo di Dio, chiamato alla corresponsabilità.
Stiamo vivendo una delle tappe della “fase profetica”, ultimo tratto del Cammino sinodale nazionale, che segue la “fase narrativa” e la “fase sapienziale”.
I Lineamenti avevano come fulcro l’icona biblica di At 1,8.12-14; 2,1-13) e le riflessioni per un rinnovato slancio nell’annuncio: Cristo è Risorto e “rendiamo ragione” della speranza che è in noi.
Nella scelta del tavoli di lavoro e discussione ho evidenziato la mia preferenza al tema della formazione (dei formatori, dei presbiteri, della catechesi e iniziazione cristiana, dei giovani). Sono stata assegnata al tavolo della Formazione missionaria dei battezzati alla fede ed alla vita, che aveva come fulcro la scheda del rinnovamento dei percorsi di iniziazione cristiana.
Valentina Gili Borghet, l’altra delegata della Diocesi di Ivrea, è stata assegnata al tavolo della riflessione liturgica.
Certamente importante la “qualità celebrativa” come “partecipazione” e supportata dalla formazione liturgica condivisa e prassi della Chiesa, in una prospettiva di “comprensione” e “partecipazione”.
Obiettivo della tre giorni assembleare, allora è quello che, a partire dai Lineamenti, la Prima Assemblea Sinodale prepara lo Strumento di Lavoro che focalizza i temi emersi dalla fase profetica indicando anche principi e criteri per l’elaborazione di proposte concrete.
L’assemblea preparerà le schede che saranno inviate alle Diocesi che provvederanno all’invio alle parrocchie per raccogliere le istanze e risonanze che dovranno confluire entro il mese di febbraio per l’assemblea di marzo.
Sentite le Commissioni, la Presidenza del Cammino sinodale provvederà a integrare il materiale pervenuto dalle Diocesi, con le proposte elaborate. Il testo viene consegnato alla Presidenza della CEI.
Lo Strumento di lavoro, integrato, sarà sottoposto alla sessione primaverile del Consiglio Episcopale Permanente (10-12 marzo).
Un lavoro, dunque, importante che “interpella” le singole Diocesi nella loro totalità, per offrire elementi da sottoporre al discernimento assembleare, ma anche preziosa occasione di analisi e verifica delle nuove esigenze, non per “narrare”, ma per “analizzare” e “progettare” percorsi, arricchire e convogliare, attraverso le “buone pratiche”, nuovi cammini che possono “superare” la logica della settorialità, per allargare l’orizzonte alla nuova pastorale missionaria della prossimità.
Una Pastorale integrata tra i diversi uffici per evitare frammentazione, ma anche in “dialogo” con il territorio, per una “sinergia” pastorale, ed una valorizzazione della creatività dei giovani, adolescenti,dei giovani adulti, per far fronte al bisogno di non creare solo “destinatari” della pastorale, ma soggetti attivi della testimonianza.
Ho visto ed ascoltato con attenzione, i video proposti dove Mons. Erio Castellucci ricordava la “missione”: “Chiamati a dare ragione della speranza che è in noi”.
Sintetizzando, il tema del Cammino sinodale può essere compreso come: l’orizzonte missionario nello stile della prossimità, che necessita importante “conversione pastorale”.
Sono stati indubbiamente anni di riflessione e di lavoro, sia nelle Diocesi, sia nelle realtà parrocchiali, con uno slancio variamente condiviso, attorno al tema della ‘missione’.
La sottolineatura, che pare importante, è quella di ri-pensare, non tanto ai meccanismi interni, ma di un “ripensamento”, non solo per rispondere a ciò che viene chiesto dalla società, ma per essere “voce” nella società, tra la pluralità di voci.
La Chiesa, il cristiano, dunque, dovrebbe saper “rispondere” a chi ci domanda ragione dalla “speranza che è in noi”.
Lo Strumento di Lavoro, approvato dal Consiglio Episcopale Permanente, viene sottoposto alla Seconda Assemblea Sinodale.
Questa elabora le Propositiones, ovvero le proposte e le indicazioni concrete, sia come esortazioni e orientamenti sia come determinazioni e delibere, da consegnare al Consiglio Episcopale Permanente e all’80ª Assemblea Generale della CEI (26-29 maggio).
Il Consiglio Episcopale Permanente e l’80ª Assemblea Generale della CEI daranno forma definitiva alle Propositiones: queste costituiranno il nucleo del Liber Synodalis, da riconsegnare poi alle Chiese locali.
La giornata iniziale ha avuto come centro le relazioni di S.Em. il Card. Matteo Maria Zuppi il quale, a partire da alcune riflessioni contenute nei Lineamenti, ha sottolineato, in alcuni passaggi, l’importanza del recupero della dimensione della Chiesa “casa”, della dimensione della “relazione”, dell’ Eucaristia vita della Chiesa, per una rinnovata “vita da cristiani” illuminati dalla luce di Cristo.
Mi pare particolarmente importante, un passaggio della relazione del Cardinale, la sottolineatura e il recupero della dimensione nelle singole realtà diocesane, parrocchiali ed ecclesiali, della dimensione del dialogo, non come “racconto di ragioni personali”, o “discussioni” e “punti di vista”, ma della dimensione dell’autenticità del “progettare” insieme, in modo condiviso. Forse una riflessione ampia questo passaggio lo merita.
La relazione della Dott.ssa Erica Tossani, nel ripercorrere le tappe fino ad ora percorse dal cammino sinodale, ha sottolineato che l’aspetto sostanziale è stato quell’ascolto, che seppur “faticoso”, ha portato frutti e ha seminato germi di rinnovamento in alcune realtà ecclesiali e locali.
Coinvolgimento dunque, in un percorso che ha la consapevolezza che il “cammino lo si fa camminando”, insieme, laici, presbiteri, vescovi, consacrati, religiosi…una ricchezza, una “sinfonia” che dovrebbe essere l’armonia delle differenze.
Credo possa essere importante, come chiesa locale, recuperare la dimensione del dialogo “costruttivo e creativo”, a partire da quell’ascolto della fase narrativa, per “leggere” i cammini di questi anni e “costruire” traiettorie condivise, coraggiose e audaci per essere chiesa missionaria nella prossimità.
La relazione di S. E. Mons. Castellucci ha tracciato alcune direzioni per essere testimoni di Cristo risorto e fedeli all’umanità del nostro tempo.
Mi paiono significative le tre direzioni indicate per rispondere alla domanda: come possiamo essere Chiesa sinodale in missione, cioè testimoni del Risorto oggi ?
Le piste individuate, dentro all’orizzonte missionario, vanno in direzione di una riforma che richiede una triplice conversione (EG 27):
- Conversione comunitaria
- Conversione personale
- Conversione strutturale
Sono “conversioni” che richiedono una analisi di temi pastorali importati ( come già indicati dal documento della seconda sessione del sinodo universale subito approvato dal Papa e dal documento del Sinodo dei Vescovi).
Viene anche esteso l’invito a riflettere sulla disgregazione di quel “sistema di valori” non più condiviso tra società e Chiesa, al quale occorre però rispondere, con atteggiamento costruttivo e propositivo, per individuare, attraverso spazi di “valori condivisi”, ciò che è “buono”.
Si evince che l’orizzonte di fondo è la missione: il volto di una Chiesa che è missionaria, che ha discepoli-missionari, che sa leggere i “segni dei tempi” e sa tradurre nello stile missionario, la testimonianza.
Occorre forse, recuperare la dimensione di quegli “incontri non programmati” che abbiamo letto nei Vangeli e che ci hanno “raccontato” lo stile della prossimità, degli sguardi, dei cammini che si intersecavano, dei vissuti incontrati…
Forse allora e mi piace particolarmente questo concetto: “Riattivare la Pentecoste per tutti”, far crescere le comunità in umanità, in formazione, in relazione, e centrare la nostra missione profetica ( bene ricordare che è di tutta la Chiesa), che è nel versetto della prima Lettera di Pietro: “(siate) sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (3,15).
Prima occorre piantare la speranza “in noi”, testimoniandola con la vita, poi essere “pronti a rispondere” saperne formulare le ragioni, perché di Cristo Risorto siamo testimoni di speranza.
La seconda è stata la giornata interamente dedicata ai tavoli sinodali salvo la parentesi della lectio sull’icona biblica di At 1,8.12-14; 2,1-13.
Già presentata nei Lineamenti ha trovato qui uno spazio di meditazione per avviare la conversazione spirituale nel discernimento della lettura dei temi affrontati dai diversi tavoli di lavoro per le diverse schede analizzate.
Il mio tavolo di lavoro (come ho indicato) si è dedicato all’analisi della scheda del rinnovamento dei percorsi di iniziazione cristiana.
Punto di partenza per la “lettura” sono stati i riferimenti utilizzati nella formulazione delle schede che saranno consegnate alle singole Diocesi per l’analisi e la riflessione locale e dovranno essere restituite in sintesi a fine febbraio 2025.
I Documenti utilizzati sono stati: Lineamenti, Documento finale del Sinodo 2021-2024 “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione”, Evangelii gaudium, il Documento Incontriamo Gesù.
Interessanti i criteri per la proposta di percorsi disciplinari di formazione integrale, in grado di correlare la vita e la fede vissuta, di offrire tracce di riflessione per l’analisi dei modelli trasformativi sia per la vita che nell’azione pastorale.
Nucleo delle riflessioni, allora, è l’impegno formativo della comunità cristiana, in un’ottica integrale ed integrata, per un rinnovamento dei percorsi di iniziazione cristiana e nei percorsi di formazione permanente che contemplerebbe laici, ministri ordinati, consacrati…
Traiettorie indicate e scelte possibili ci hanno impegnato in una condivisione costruttiva e partecipata, in uno scambio di esperienze e “visioni” che hanno posto in essere la necessità di una partecipazione locale, diocesana, regionale e nazionale.
L’ultima giornata, è stata una “restituzione” assembleare ricca e significativa dei diversi tavoli di lavoro, che avevano a carico le 17 schede suddivise nei tre ambiti.
- Rinnovamento missionario della mentalità ecclesiale ( parte seconda dei lineamenti)
- La formazione dei battezzati alla fede ed alla vita
- La corresponsabilità nella missione e nella guida alla comunità
Sicuramente importante l’orizzonte della formazione, che risulta fondamentale per avviare i processi ed i percorsi: formazione integrale ed integrata, in sinergia con le risorse per proposte formative in orizzonte intergenerazionale. Certamente occorre evidenziare il “ruolo degli adulti” come formatore, per ripensare “forme di annuncio” efficaci, nei diversi ambiti di vita delle persone.
Dunque una “necessità” che rileva un “bisogno” trasversale che esprime, la visione di una Chiesa che “rende ragione” in modo autorevole e significativo.
Penso e credo nella formazione ed ancora di più nella testimonianza e nel coraggio della verità che può essere “efficace” sono con percorsi di fede che partono dall’io per arrivare ad un noi.
“Siamo chiesa” che – è vero – è fatta di individualità e di cammini, ma che deve camminare insieme e ripensare alla “centralità” di Cristo, della preghiera a fondamento di ogni percorso formativo, ed allora, forse, occorre ri-leggere quell’icona biblica di At 1,8.12-14; 2,1-13, dove già vengono indicati contenuti, modalità e prassi dell’azione missionaria della Chiesa.
Allora, forse, occorre “promuovere” alcune “parole”, non per “cambiare il linguaggio”, ma per avviare un serio discernimento pastorale condiviso ed integrale: Chiesa sinodale, compagna di viaggio, in ascolto ma anche in dialogo, chiesa “formata” e “formante”, in ascolto, “educante” e coraggiosa, creativa e proposti via, desiderosa di rinnovamento, non fine a se stesso, ma per ritrovare l’essenza del Vangelo: Cristo.
Annuncio autenticamente missionario in tutte le dimensioni, perché evangelizzazione e testimonianza comunitaria devono essere sempre al primo posto.
Riflessione allora teologica e pastorale per un “ripensamento” dell’annuncio nella prossimità, nella relazione autentica.
L’Assemblea sinodale, allora, può essere “occasione” straordinaria per superare l’ “occasionalità”, non per il piacere di cambiare o di “proporre”, ma per “cambiare lo sguardo”, per attuare profeticamente il mandato di Cristo: essere testimoni autentici.
I documenti ci sono, tanti e belli, ora compito nostro è renderli “attuativi”, con la “profezia” che viene dallo Spirito.
Allora, presa coscienza di questo, se lo riteniamo importante per il nostro “essere Chiesa”, non ci resta che portare, nelle comunità locali, nelle Diocesi e nelle Parrocchie, il nostro impegno, per sperimentare l’annuncio con più vigore.
Sfondo dal quale partire, allora, è l’impegno per una formazione integrale ed integrata, necessaria, significativa e comprensibile, per “umanizzare il mondo” alla luce di Cristo, con la speranza e la gioia che caratterizza ogni testimone di Cristo Risorto.
Come Chiesa, dobbiamo avere il coraggio di “raccontare” le situazioni quotidiane e le questioni più importanti della vita che “ci stanno a cuore”,per portare il Vangelo con convinzione e ri-raccontare la Speranza che è in noi, per annunciare i “valori cristiani” al mondo ed alle persone.
Mi piace allora, chiudere questa sintesi dell’Assemblea sinodale, con una icona biblica che forse ci aiuta a “riflettere” sul nostro impegno: “prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore… Il mio giogo è dolce e il mio peso leggero”.
Allora, avviciniamoci a Gesù per ricevere aiuto e consolazione lungo il cammino, “andiamo a Lui” per “rendergli testimonianza”.
Ri-appropriamoci della consapevolezza che non possiamo non “essere testimoni” e non possiamo non farlo “insieme”.
Un “giogo” che porta quell’aratro che “smuove” la terra, che la “prepara” alla semina, con umiltà, per avvicinarsi a Dio ed ai fratelli per “condividere” cambiamenti “abitando” Cristo, per “annunciarlo”.
Sono stati tre giorni di preghiera, perché la preghiera è incontro, non di formule e di parole ripetute, ma “incontro” di persone, con autenticità; la preghiera è ristoro, è cammino verso Cristo e con Cristo. Preghiamo facendo comunione, perché “il giogo” lo portiamo insieme, con mitezza ed umiltà.
Se il nome della Chiesa è “sinodo”, allora, quel “giogo”, portato insieme, affonderà nella terra, la dissoderà, la preparerà alla semina, “infondiamo” energie per creare cammini di speranza, che partono dall’impegno di tutti, perché tutti siamo Chiesa in cammino.
E allora: profezia e cultura, il cuore pulsante che “mette in moto” il nostro “essere sinodo”.
L’Eucaristia, nostro nutrimento, sosterrà il nostro cammino.
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