L’amicizia con Gesù, lo sguardo fisso su di Lui, “autore e perfezionatore della fede” (Eb. 12, 2): ecco l’insegnamento, la sintesi del Magistero e dell’intera esistenza del teologo e Papa Benedetto XVI, ricordato nella Santa Messa di trigesima, celebrata il 31 gennaio a Romano Canavese, paese di origine del Cardinal Tarcisio Bertone e visitato il 19 luglio 2009, dall’allora Pontefice.

Animata dalla Corale Diocesana e concelebrata da diversi sacerdoti, la liturgia eucaristica è stata fortemente voluta come omaggio dell’intera diocesi dal Vescovo monsignor Edoardo Cerrato, la cui omelia riportiamo integralmente qui di seguito.

Sia lodato Gesù Cristo!

Siamo qui, carissimi Fratelli e Sorelle, in questa celebrazione diocesana, a pregare per Papa Benedetto, a far memoria di lui dinanzi al Signore che egli ha amato fino all’ultimo istante della sua vita, come testimoniano le sue ultime parole – “Gesù ti amo” – ascoltate in un sussurro da chi in quel momento lo assisteva… In quel “Ti amo” c’è la sintesi di tutta la vita del giovane Joseph, del prete, del vescovo e del Papa che egli sarebbe diventato nel corso di essa…

Come per tutti i nostri defunti, chiediamo che “lux perpetua luceat ei”, risplenda a lui la luce perpetua, “cum sanctis tuis in aeternum, quia pius es”, con i Tuoi santi, Signore, poiché Tu sei buono.

Che bella (bella perché vera!) questa preghiera della Chiesa che, nel presentare al Signore un suo figlio, una sua figlia, al termine della loro vita terrena, non elenca il bene che essi hanno fatto (ognuno sicuramente ne ha fatto!), ma afferma la certezza che tutto sostiene: “Pius es”: Tu sei buono! Tu, Signore!

È l’amore di Dio per noi ciò che ci dà forza; il nostro amore per Lui è una risposta! Dio ci amati per primo; noi, amandolo, accogliamo il Suo amore giunto fino all’abisso dell’Incarnazione: rimanendo Dio, si è fatto uno di noi, nella Persona del Figlio unigenito, ha condiviso corporalmente la nostra vita, il dolore e la sofferenza, la fatica e la gioia del vivere terreno… In un rapporto di comunione con Lui, diventiamo capaci, a nostra volta, di amare Dio e di amare il prossimo “nella verità”: “caritas in veritate”, come Papa Benedetto ha sempre insegnato!

La scelta di fondo, che dà senso e valore a tutte le altre è amare Dio e, per amor suo, amare il nostro prossimo; solo così potremo incontrare la vera gioia, anticipo della beatitudine eterna”, disse Papa Benedetto in una catechesi del 2009, l’anno in cui venne qui a Romano, in quella sua visita che rimane nel cuore di tutti voi e alla quale, per ragioni cronologiche, io non ero presente…

L’energia principale che muove l’animo umano – continuava in quella catechesi – è l’amore”: “la natura umana, nella sua essenza più profonda, consiste nell’amare”. E perciò “un solo compito è affidato a ogni essere umano: imparare a voler bene, ad amare, sinceramente, autenticamente, gratuitamente. Ma solo alla scuola di Dio questo compito viene assolto e l’uomo può raggiungere il fine per cui è stato creato”.

A questa luce, Amici, riascoltiamo quanto Papa Benedetto disse qui a Romano, rivolgendosi al tempo stesso alla intera diocesi eporediese: “In questa domenica il Signore invita i discepoli a ritirarsi in disparte per ascoltarlo nell’intimità; così anch’io vorrei intrattenermi con voi, ricordando che proprio l’ascolto e l’accoglienza del Vangelo hanno dato vita alla vostra comunità cittadina, il cui nome richiama i legami bimillenari del Canavese con Roma. La vostra terra fu ben presto bagnata, come ha detto il vostro Vescovo, dal sangue dei martiri… Testimonianza eloquente di una lunga storia di fede è la vostra imponente chiesa parrocchiale, che domina una larga parte della terra canavesana, la cui gente è ben nota per il suo amore e il suo attaccamento al lavoro. Attualmente, però, so che anche qui, nella zona di Ivrea, molte famiglie sperimentano una situazione di difficoltà economiche a causa della carenza di occupazioni lavorative. Su questo problema – come ha ricordato anche il Vescovo – sono intervenuto più volte ed ho voluto affrontarlo più approfonditamente nell’Enciclica “Caritas in veritate”. Cari amici, non scoraggiatevi! La Provvidenza aiuta sempre chi opera il bene e si impegna per la giustizia; aiuta quanti non pensano solo a sé, ma anche a chi sta peggio di loro. I valori fondamentali della famiglia e del rispetto della vita umana, la sensibilità per la giustizia sociale, la capacità di affrontare la fati ca e il sacrificio, il forte legame con la fede cristiana attraverso la vita parrocchiale e specialmente la partecipazione alla santa Messa, sono stati lungo i secoli la vostra vera forza. Saranno questi stessi valori a permettere alle generazioni di oggi di costruire con speranza il proprio futuro, dando vita a una società veramente solidale e fraterna, dove tutti i vari ambiti, le istituzioni e l’economia siano permeati di spirito evangelico. In modo speciale mi rivolgo ai giovani ai quali occorre pensare in prospettiva educativa. Qui, come dappertutto, bisogna domandarsi, cari giovani, quale tipo di cultura vi viene proposta; quali esempi e modelli vi vengono raccomandati, e valutare se siano tali da incoraggiarvi a seguire le vie del Vangelo e della libertà autentica. La gioventù è piena di risorse, ma va aiutata a vincere la tentazione di vie facili e illusorie, per trovare la strada della vita vera e piena”.

E concludeva: “Invochiamo la protezione di Maria, la Vergine Assunta Patrona della Diocesi, Aiuto dei cristiani, Madre amata e venerata in modo speciale nei numerosi santuari a Lei dedicati tra i monti del Gran Paradiso e la pianura del Po. La sua presenza materna indichi a tutti la via della speranza e ve li conduca come la stella che guidò i santi Magi. La Madonna della Stella vegli su voi tutti dal colle che domina Ivrea, il Monte Stella dedicato a Lei e ai Re Magi”.

Ripensavo a tutto questo, Amici, leggendo nei giorni scorsi la Prefazione che il Santo Padre Francesco ha scritto per il libro “Dio è sempre nuovo”: “una sorta di ‘sintesi spirituale’ degli scritti di Papa Benedetto” dice Papa Francesco, che continua: “Quello di Benedetto XVI è e rimarrà sempre un pensiero e un magistero fecondo nel tempo, perché egli ha saputo concentrarsi sui riferimenti fondamentali della nostra vita cristiana: anzitutto la persona e la parola di Gesù Cristo, inoltre le virtù teologali, la carità, la speranza, la fede. E di questo tutta la Chiesa gliene sarà grata. Per sempre”.

Il titolo del libro – continua il Santo Padre – già esprime uno degli aspetti più caratteristici del magistero e della stessa visione della fede del mio predecessore: sì, Dio è sempre nuovo perché Lui è fonte e ragione di bellezza, di grazia e di verità. Dio non è mai ripetitivo, Dio ci sorprende, Dio porta novità. La freschezza spirituale che traspare da queste pagine lo conferma con intensità. Benedetto XVI faceva teologia in ginocchio come l’uomo che ha abbandonato tutto se stesso a Dio e che, sotto la guida dello Spirito Santo, cercava una sempre maggior compenetrazione del mistero di quel Gesù che lo aveva affascinato fin da giovane.

La raccolta di pensieri spirituali presentata in queste pagine mostra la capacità creativa di Benedetto XVI nel saper indagare i vari aspetti del cristianesimo… La profondità del suo pensiero, fondato sulla Sacra Scrittura e sui Padri della Chiesa ci è di aiuto ancor oggi. In queste pagine c’è un ventaglio di tematiche spirituali che ci sono di stimolo nel rimanere aperti all’orizzonte dell’eternità senza distogliere l’attenzione alle grandi e spinose questioni del nostro tempo, osservate e analizzate con consapevole giudizio e coraggioso spirito critico”.

Ringraziamo Dio per averci donato Papa Benedetto XVI – continua Papa Francesco –. Benedetto XVI con la parola e l’esempio ci ha ricordato che la pienezza della nostra esistenza si trova solo nell’incontro personale con Gesù Cristo, il Vivente, il Logos incarnato, la rivelazione piena e definitiva di Dio, che in Lui si manifesta Amore fino alla fine.

Questo è il mio augurio al lettore: che possa trovare in queste pagine, attraversate dalla voce appassionata e mite di un maestro di fede e di speranza, la grazia di un nuovo e vivificante incontro con Gesù”.

Carissimi Fratelli e Sorelle, con fede e con fiducia, mentre per Papa Benedetto chiediamo a Dio il dono della luce perpetua, in Paradiso, per noi, per i singoli e per tutta la Chiesa che è in Ivrea, chiediamo il dono della luce che rischiara il cammino quaggiù. C’è bisogno di questa luce! Sia lodato Gesù Cristo!

Edoardo, vescovo

Redazione Web