Ha catturato l’interesse anche di televisioni e media nazionali il (felice) caso della scuola primaria di Ronco, dove da tempo resisteva – grazie al sussidio dell’Amministrazione comunale – una pluriclasse in grado di accogliere i bambini dell’intera Valle Soana, evitando alle loro famiglie la scomoda discesa a valle.
Il numero minimo di alunni per poter tenere aperta la scuola (5) era stato pericolosamente raggiunto nel recente passato, anche se negli ultimissimi anni c’era stata una risalita degli iscritti: nulla a che vedere con quanto successo in questo 2022, in cui dai 10 studenti di fine giugno si è passati ai 21 che hanno cominciato l’anno scolastico a settembre.
Il motivo è da ricercarsi nel fatto che dalla primavera scorsa a Ronco c’è il più grande hot-spot piemontese per l’accoglienza di profughi ucraini.
Le strutture della Rsa “San Giuseppe” accolgono da mesi circa 80 persone in fuga dalla guerra: sono principalmente donne, mamme e nonne, con figli e nipoti al seguito.
Per 11 di questi ragazzi si sono aperte, con quest’anno, le porte della scuola di Ronco, dove l’Amministrazione ha fatto il possibile per garantire a tutti attrezzature e spazi adeguati: sono stati acquistati nuovi banchi e in caso di bisogno viene utilizzata come seconda aula la sala consiliare.
Un contributo del Ciss 38 consente il supporto (per ora solo 2 volta a settimana) di una mediatrice culturale che parla la lingua dei giovanissimi ucraini; in sua assenza, è una delle ragazzine che mastica meglio l’italiano a fungere da traduttrice ai compagni delle istruzioni
della maestra Martina Benedetti.
L’interazione è già cominciata: i bimbi “maret” apprendono l’italiano (e non solo), quelli locali forse impareranno un po’ di ucraino.