Si sono tirate le somme del secondo Laboratorio Valchiusella-LaVal nel corso di un convegno svoltosi sabato scorso al pluriuso di Rueglio.

Il Laboratorio, progetto pilota del corso di laurea in Infermieristica sede di Ivrea, condotto in collaborazione stretta tra Amministrazioni degli 8 Comuni della valle, Soms (Società operaie di mutuo soccorso) e le 47 associazioni territoriali di volontariato, prevede uno studio del territorio analizzato attraverso diverse letture disciplinari, sotto le lenti dell’antropologia e della cura della salute; anche quest’anno sei studenti di tirocinio territoriale si sono insediati per cinque settimane a Inverso e hanno fotografato il territorio, nei punti di forza e nelle criticità, somministrando questionari e sondaggi, tenendo incontri, partecipando alla vita culturale della valle.

Docenti del corso sono state Lucia Pavignano, che ha evidenziato l’utilità dell’affiancamento degli studenti durante il tirocinio a vere infermiere di famiglia e comunità (IFeC) ed educatori, per giungere a quella che è autentica sanità di iniziativa, e Roberta Zanini, che ha spiegato come la durata del tirocinio sia stata simile a quella di una campagna antropologica: ora occorrono ai ragazzi riflessione e tempo per acquisire sguardi e competenze sull’esperienza vissuta.

Le due portavoci degli studenti, Rebecca Giachino e Marica Bonet, hanno messo in risalto l’emozione forte e positiva legata a questa esperienza, in cui l’unica arma era la strategia di comunicazione per giungere a stabilire un contatto con le persone (120, di cui 105 hanno risposto).

Dai sondaggi si sono evidenziati alcuni problemi (prevenzione di incidenti, medicazione e primo intervento, numeri utili per urgenze) che successivamente sono stati ampiamente trattati nel corso di due incontri pubblici tenuti ad Alice e Vico.

Nel corso delle interviste sono purtroppo emerse criticità: la carenza di una figura di riferimento in caso di emergenza fa ricadere un eccesso di responsabilità sulla farmacista, spesso consultata al posto del medico di base che non c’è; servirebbe un centro di ascolto; sarebbe utile un punto di riferimento e assistenza per pratiche medico burocratiche.

Il progetto LaVal, ha annunciato Diego Targhetta Dur, coordinatore del corso di laurea in Infermieristica di Ivrea, vedrà in settembre l’ingresso di altri 20 studenti provenienti dalle Università di Parma, Asti, Novara e persino dal Canton Ticino, a riprova della bontà dell’iniziativa.

Dopo un applaudito intermezzo del Coro Bajolese, il cui direttore Amerigo Vigliermo si è prestato a una simpatica intervista, è stata presentata la Dfc (Dementia friendly community) rurale Valchiusella, comunità amica delle demenze. Seconda realtà simile in Italia, cerca nella Valchiusella, per i malati di Alzheimer, una dimensione di vita sociale che viene supportata, invece che stigmatizzata, grazie a collettori capaci di individuare i primi segnali e le prime difficoltà. “Formazione e informazione, per riuscire a costruire una comunità inclusiva per tutti, in tutti gli otto Comuni: una rete locale che fa ben sperare per il successo dell’iniziativa, anche se ci vorrà tempo – conclude Massimo Savio, dell’associazione Alzheimer La Piazzetta –. E come primo passo contiamo sulla figura dell’IFeC che si muove, raggiunge le persone e può gettare le basi di un rapporto di fiducia. Come hanno fatto i ragazzi del tirocinio”.

Paola Ghigo