Oggi, giovedì 10 ottobre si celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale, istituita sin dal 1992 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità con lo scopo di sensibilizzare e promuovere interventi a sostegno di chi soffre di questo genere di patologia. A seguito della pandemia da Covid19, che ha fatto emergere tante lacune nel sistema della salute mentale, sono state introdotte una serie di azioni che avrebbero dovuto essere implementate per sostenere i bisogni delle persone affette da patologie mentali e interventi a prevenzione dell’insorgenza di malattie di quel tipo.

I risultati che diffonde per quest’anno l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) dicono che il 6% degli adulti italiani soffre di sintomi depressivi, generalmente più frequenti con l’avanzare dell’età ma anche tra determinate classi di popolazione: l’incidenza è maggiore fra le donne, nelle persone più socialmente svantaggiate per difficoltà economiche e precarietà lavorativa, fra chi ha un basso livello di istruzione, fra chi vive da solo e fra le persone affette di patologie croniche. Ma anche lo stress, l’iper-lavoro, i pregiudizi, la discriminazione e le molestie sono dei moltiplicatori del rischio.

Solo il 65% delle persone su cui l’ISS ha condotto lo studio è ricorso all’aiuto di medici o di specialisti della salute mentale. Le persone percepiscono come inadeguato e complesso l’accesso ai servizi di cura, e la possibilità di usufruire del bonus psicologico ha riguardato sono una piccola percentuale che ne ha fatto richiesta (14%) a causa dei limitati stanziamenti. Chi vi ha acceduto, dicono gli studi, ha avuto un sollievo dai sintomi ansiosi e depressivi con un rilevante impatto sull’attività lavorativa e sugli accessi al medico di base per dolori fisici, con la conseguente diminuzione dell’utilizzo di antidolorifici.

Gli stanziamenti per il bonus psicologico non solo dovrebbero essere potenziati ma dovrebbero essere sostenuti anche altri interventi già programmati, ma mai attuati per mancanza di fondi come l’istituzione dello psicologo di base e lo psicologo scolastico, con sportelli adeguati per l’ascolto tanto degli studenti quanto degli insegnanti. Il Piemonte è tra le regioni che, nel 2023, ha compensato con disposizioni specifiche i servizi di psicologia scolastica e le prestazioni della psicologia delle cure primarie, che sono state recentemente rifinanziate grazie ai risultati ottenuti nello scorso anno e che hanno visto la presa in carico di oltre 3mila pazienti e l’erogazione di 15mila prestazioni. Può sembrare ed in parte è già molto, ma di certo non basta ancora.