Mercoledì 11 gennaio don Davide Mazza, in collaborazione con l’associazione culturale “Il Diamante”, ha organizzato, nell’ambito della so-lennità di San Defendente martire, patrono di Salerano Canavese, la festa liturgica del santo che si celebra il 2 gennaio. Mercoledì 11 gennaio si è svolto, tenuto dallo scrivente, un incontro in parrocchia sui santi della legione Tebea e sulle origini del loro culto devozionale in Canavese. Domenica 15 gennaio si è svolta la Messa solenne, la processione con le reliquie di San Defedente e una rievocazione storica a cura della “Legio adamantina”, un gruppo di rievocatori storici già attivi da tempo in Italia e in Francia e in ultimo nella notte di Natale al presepe vivente di Castelnuovo Nigra.
La serata di Salerano si è svolta analizzando le notizie che scrisse Eucherio di Lione inviandole, in una lettera-resoconto, al Vescovo di Amiens, Salvius, intorno all’anno 450, fissando su un documento la vicenda. La Passio Acaunensium Martyrum fu il nucleo fondante della tradizione dei martiri tebei da cui ne derivò una lunga tradizione nata con i tragici fatti occorsi tra il 286 e il 302 sotto l’imperio di Massimiano e Diocleziano. Una tradizione che ha tutt’oggi il suo territorio peculiare nell’attuale Piemonte, nei territori svizzeri del Vallese e in quelli della Savoia, un tempo tutti compresi nel ducato di Savoia ma in piccola parte anche in Lombardia.
La lettera di Eucherio spiegava che: “C’era allora nell’esercito una legione di soldati che si chiamavano Tebani. A quel tempo si chiamava legione quella che aveva seimila seicento uomini in armi. Chiamati dalle regioni dell’Oriente, erano venuti in aiuto a Massimiano; uomini assidui nelle cose della guerra, apprezzati per il loro coraggio, ma ancor più degni per la loro fede, combattevano per l’imperatore con coraggio, per Cristo per devozione. Il comandamento del Vangelo non lo dimenticavano, anche sotto le armi: essi rendevano a Dio ciò che è di Dio ed a Cesare ciò che è di Cesare.”
Ordinato a questa legione di procedere all’esecuzione di cristiani vi fu un netto rifiuto ad eseguire l’ordine. In breve, dopo due decimazioni punitive, visto il persistere del rifiuto a quell’ordine, si passò al massacro completo o quasi. La variante narrativa che avrebbe scatenato la repressione è quella di essersi rifiutati di sacrificare agli dei prima di una battaglia contro i ribelli Bagauni. Maurizio, primicerium, Eusperio, campidoctor, Candido, senator militium e Vettore, un veterano, furono i martiri ricordati per nome tra i caduti della draconiana punizione. Massacro quasi completo, perché in realtà vi furono dei fuggitivi che attraversarono le Alpi per raggiungere le valli alpine del Piemonte del nord e del sud e, in alcuni casi più rari, dell’arco alpino centro occidentale. Novanta sono i santi di quella legione romana venerati in Piemonte censiti dallo storico Massimo Cen-tini: soltanto in Ivrea i santi-soldati venerati sono Besso che è anche co-patrono della città, e Tegolo.
Tutti avrebbero poi trovato il martirio o a causa della caccia degli altri legionari romani fedeli all’imperatore a causa dei pagani che abitavano i villaggi (pagus) delle valli remote non ancora raggiunte dalla cristianità, lontani dalle grandi strade romane. Questo nucleo della narrazione costituirà il modello del santo tebeo che oltre alla capillare diffusione territoriale in Piemonte ebbe diffusione anche nelle principali capitali europee.
Su quello che fu il luogo del massacro, Agaunum, oggi Saint Maurice nella Svizzera del Vallese, sorse il santuario e la basilica e poi l’abbazia ancora oggi dedicata a San Maurizio e ai suoi legionari martiri, nel 515 a circa duecento metri dal fiume Rodano, che nasce dalle Alpi del Vallese e si getta nel Mediterraneo nella Francia del sud. Località ricordata nel viaggio del 990 nella cinquantunesima tappa di Sigerico sulla via Francigena in cui il vescovo Teodoro di Octodu-rum nel V secolo aveva scoperto le sepolture dei martiri tebani.
La vicenda, se storicamente resta difficile da verificare per l’estrema rarità dei dati storici e sulla dubbiosa presenza di un’unità militare romana egiziana nelle Alpi, testimonia il valore della tradizione della fede popolare, evidente ancora nel secolo scorso anche negli ex voto, soprattutto militari, in cui veniva rappresentata l’azione di estremo pericolo culminata con la salvezza e l’apparizione, spesso accanto alla Vergine, di un santo della legione tebea. Altra caratteristica che contraddistingue questo modello è la presenza di una rupe nelle adiacenze del martirio (a Saint Maurice d’Agaunum in Svizzera o al santuario di San Besso in alta Valle Soana) o di un fiume: oltre al Rodano pensiamo ad esempio alla Dora Baltea per San Solutore, uno dei santi martiri tebei di Torino con Sant’Avventore e San Secondo: ucciso sul greto del fiume, Santa Giuliana, matrona romana cristiana ne raccolse il corpo, lo nascose su un carretto sotto la paglia e lo condusse a Torino ove fu eretta una prima cappella nei pressi dell’attuale stazione ferroviaria di Porta Susa. Unica figura femminile legata al culto tebeo insieme alla vivandiera della legione, Varena.
San Defendente, ricordato tra i martiri tebei, è venerato in numerosi luoghi in Canavese e in Piemonte oltre a Salerano: Airale di Carema, Azeglio, Bigliardi, Buracco, Bussolino, Caluso, Cambiano, Campo di Castellamonte, Carignano, Casabianca di Verolengo, Caselle, Chieri, Chivasso, Cossano Canavese, Filia di Castellamonte, Issiglio, Ivrea, Mazzè, Moncalieri, Monta-naro, Pascaretto, Pecco Pinerolo, Porte, Pralormo, Roncaglia, San Giovanni di Villafranca Piemonte, San Raffaele Cimena, Sciolze, Settimo Rottaro, Settimo Torinese, Stella di Macello, Tetti Aprè di Pavarolo, Torre Canavese, Vico Canavese, Vigone, Villastellone.
Nelle chiese di Santa Maria Ausiliatrice a Torino e nella parrocchiale di Pecco si conservano sue piccole reliquie, parti dello scheletro nella chiesa di San Giorgio di Chieri, pare con una spada e un’ampolla del suo sangue. La testimonianza di questa fede popolare per i santi in lorica e muscolare romana è anche testimoniata dalla presenza iconografica persistente nelle edicole e nei piloni campestri, forse superata solo dalla diffusione di San Martino.
Di San Defedente appare traccia in un martirologio del XVII secolo che lo pone martirizzato, sotto l’impero di Massimiano, sul Rodano ma a Marsiglia, il cui corpo sarebbe stato sepolto nel greto del fiume dal vescovo Teodoro di Marsiglia. Ma l’inghippo è stato svelato perché fu confuso il vescovo Teodoro di Octo-durum (Martigny, Svizzera) che scoperse i resti dei martiri dopo il 400 circa, con quello di Marsiglia, Teodoro, che fu invece un omonimo del VI secolo.
San Defendente era celebrato a Chivasso il 2 gennaio 1328 ed era invocato per la difesa dagli incendi e dai lupi. La sua fortuna, come quella di San Maurizio e dei martiri della legione tebea, crebbe con l’identificazione del culto di casa Savoia in questi santi, culminando poi nella creazione nel 1573 dell’ordine cavalleresco Mauriziano da parte del duca Emanuele Filiberto di Savoia, primo gran maestro che unificò l’ordine di San Maurizio con quello di San Lazzaro. Il superamento della contraddizione del connubio tra religione cristiana e mondo militare, secondo gli studi di Franco Cardini e Alessandro Barbero, andrebbe ricollocato nel contesto storico della loro perfetta compatibilità per i santi laici, visione maturata nel mondo medievale delle crociate.