“Nella nostra Associazione (la Comunità Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi nel 1968, ndr) non ci sono candidati o liste: c’è spirito di servizio, affidamento, preghiera, condivisione, senso della chiamata; ed è con questi sentimenti che ho accettato la nomina a responsabile generale della nostra Comunità”.
Matteo Fadda – che raggiungiamo al telefono della “Casa Famiglia” di San Giorgio Canavese, dove vive dal 2011 insieme alla moglie Carla sposata nel 1999, ai loro quattro figli naturali tra i 14 e 22 anni e altri “figli” tra gli 8 i 48 anni accolti perché disabili, immigrati, tetraplegici – si esprime così all’indomani della sua elezione a nuovo presidente mondiale della Giovanni XXIII, avvenuta durante l’Assemblea generale di domenica scorsa a Rimini.
Nato a Genova il 1° febbraio del 1973 da una famiglia numerosa, trasferitosi poi a Torino, nella Comunità di don Benzi Matteo, Fadda è entrato già dal 2005 ricoprendo anche diversi incarichi rilevanti.
Quanto allo sbarco in Canavese, Fadda racconta che la Comunità aveva accettato l’invito di don Luca Meinardi, allora economo diocesano oltre che parroco di San Giorgio, e si era installata nel settembre 2011 nella Casa che è delle Suore di Ivrea, e che dal 2 ottobre 2011 (data della beatificazione) è intitolata alla Venerabile Madre Antonia Verna.
A Matteo, fino a quel momento in una Comunità di Torino, venne chiesto di diventare il responsabile della Casa Famiglia di San Giorgio Canavese.
Ora, eletto al secondo turno con una maggioranza del 60%, su un totale di 203 votanti diventa responsabile generale della Comunità Giovanni XXIII, il terzo dopo il fondatore don Oreste Benzi e Giovanni Paolo Ramonda che l’ha guidata per 15 anni.
La sua nomina è stata accolta dall’assemblea con un grande applauso, che lo ha visibilmente commosso.
Non è certamente un ruolo facile quello che lo aspetta; non più solo la responsabilità di una “famiglia aperta”, ma la responsabilità di una “famiglia estesa” e presente in ben 42 Paesi del mondo.
Matteo Fadda resterà in carica per 5 anni e con la possibilità di un secondo mandato.
Il cambio alla guida dell’Associazione si era reso necessario alla luce del Decreto del Dicastero vaticano per i Laici, approvato due anni fa da Papa Francesco, che aveva stabilito la possibilità di non oltre due mandati (per un totale massimo di dieci anni) per i responsabili dei movimenti e delle associazioni internazionali di fedeli laici.
“Spero di essere adeguato al ruolo – ci dice – è un incarico che non ho cercato, certamente impegnativo. Mi piace pensare che l’elezione sia avvenuta nella domenica di Pentecoste e continuare a credere che sia sempre lo Spirito Santo a guidare la Comunità”.
Ma cosa vede in prospettiva nel suo mandato il nuovo presidente della Papa Giovanni XXIII?
“Dobbiamo allargare gli orizzonti, essere missionari, valorizzare i giovani, far conoscere la Chiesa, creare un incontro ‘simpatico’ con Gesù, come diceva don Oreste”, ci racconta.
Non da meno sarà l’impegno di traghettare l’esperienza della Comunità da coloro che, più anziani, hanno conosciuto il fonda[1]tore alle nuove generazioni, che invece non lo hanno mai incontrato, ma che dovranno garantirne il carisma e la mis[1]sione negli anni a venire.
Oltre a tutto questo ci sta anche la parte istituzionale che come ogni “presidente” anche lui non potrà bypassare: “Devo imparare ad assumere anche quegli impegni dettati dal ruolo istituzionale che ora mi incombe”, confessa Matteo Fadda, al quale l’occasione per destreggiarsi in questa parte della sua missione è arrivata a poche ore di distanza dalla sua elezione.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, infatti, ha deciso di devolvere in beneficenza la somma collegata al premio Paolo VI che aveva ricevuto in Vaticano da Papa Francesco, proprio alla “sua” Comunità Papa Giovanni XXIII, le cui strutture sono state colpite dall’alluvione in Emilia-Romagna.
Il neo presidente ha ringraziato il Presidente Mattarella con un messaggio ritenendo il suo gesto “una straordinaria provvidenza per i tanti poveri e le persone gravemente disabili che accogliamo e che ora sono sfollate”.
c.m.z
Redazione Web