Nel 1225 Gialal Ed-Din, devastata Tbilisi, massacrò centomila cristiani secondo la cronaca di Antonio I, storico della Chiesa georgiana.
Affermò che erano periti anche gli abitanti dei villaggi vicini. Chiunque non avesse rinunciato al cristianesimo sarebbe stato condannato a morte per decapitazione.
La cronaca attesta che “molti non rinunciarono alla religione, nè profanarono le sante icone”.