I dati di gennaio della raccolta differenziata stanno destando qualche preoccupazione.
All’inizio di quest’anno siamo arrivati come territorio a poco più del 65%, limite fissato a livello nazionale al di sotto del quale siamo potenzialmente sanzionabili. A gennaio 2020 ci assestavamo al 67%, mentre già a fine 2020 stavamo declinando verso il 66%.
I dati ad oggi mostrano un andamento complessivo non rassicurante, soprattutto se allarghiamo la prospettiva anche al rifiuto indifferenziato che già aveva chiuso il 2020 con una media di 160 kg pro-capite, oltre il limite identificato dalla Regione di 159 kg ad abitante.
“Una delle misure che abbiamo identificato per poter agire nell’immediato, in particolare per la frazione indifferenziata, afferma il direttore SCS Andrea Grigolon, è abituare i cittadini ad utilizzare i sacchi arancioni semitrasparenti dati in dotazione a tutti i comuni soci. Questo semplice strumento permette, infatti, ai nostri operatori di verificare la correttezza del rifiuto inserito e di migliorare nello stesso tempo la qualità della raccolta, segnalando i sacchi non conformi alle amministrazioni che potranno sensibilizzare in modo mirato i cittadini sulla corretta destinazione dei materiali”.
Sembrerà banale ricordarlo, ma fare una corretta raccolta differenziata è il primo presupposto per poter contenere i costi della gestione dei rifiuti e premiare i cittadini attenti al proprio territorio e all’ambiente che li circonda.
Tutto ciò che viene inserito nell’indifferenziato, invece, si traduce in un costo sostenuto dai Comuni (e quindi dai cittadini stessi), in funzione del peso del rifiuto conferito: differenziare correttamente vuol dire inserire nel sacco arancione SCS solo ciò che davvero non può essere differenziato negli altri contenitori e non pagare, dunque, costi aggiuntivi che potrebbero invece essere recuperati con una corretta separazione dei materiali.