(Graziella Cortese)
Paolo Cognetti è stato definito lo “scrittore eremita”, ma la definizione si adatta solo a una delle vite dell’autore: da giovane matematico a Milano ad alpinista, a sceneggiatore a New York, oggi vive (per alcuni mesi dell’anno) nella sua baita ad Estoul, sopra Brusson in Val d’Aosta; e mentre la neve scende copiosa si possono coltivare i propri sogni, come quelli del titolo del film, e si può scrivere o scegliere un’alternativa “anarchica” alla propria vita consueta.
Nel frattempo si può anche vincere un Premio Strega e lavorare ad un nuovo documentario. La pellicola “Sogni di Grande Nord” racconta la storia di un viaggio. Cognetti insieme all’amico Nicola Magrin, artista nella pittura e illustratore, segue un itinerario fantasioso che lo porta dalle Alpi alle montagne dell’Alaska per ritrovare luoghi della natura incontaminati, soprattutto per ripercorrere un percorso letterario sulle orme dei grandi scrittori americani che sono stati i suoi maestri: Hermann Melville, Ernest Hemingway, Henry David Thoreau.
Così i due protagonisti sono potuti arrivare alla tomba di Raymond Carver vicino a Seattle, e fino ai piedi del monte Denali, in Alaska: il pellegrinaggio ha seguito 4 mila chilometri di strada lungo la costa del Pacifico, poi ha attraversato i boschi canadesi della British Columbia e dello Yukon, fino alle montagne: i paesi, le strade e i fiumi della mitica corsa all’oro di Jack London.
Non necessariamente il proprio percorso interiore deve essere solitudine: lo stesso Cognetti ha trasformato il fienile vicino alla sua casa in rifugio per i viaggiatori della montagna. “Per l’anima avventurosa di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo” dice la voce fuori campo all’inizio del viaggio.
La pellicola ha partecipato al Trento Film Festival di quest’anno ed è stata presente nelle sale cinematografiche in questi primi giorni di giugno.