Da piccolo sognavo di diventare un muratore. In una delle mie più vecchie fotografie appaio vestito da manovale, pantaloni e maglione pesanti, baschetto e il martello da carpentiere appeso ai pantaloni. In quegli anni c’erano parecchi lavori nella mia strada, che fu asfaltata dopo la costruzione delle fogne, e vi era un brulichio di muratori.
Un giorno scomparvi e non mi trovavano più. Mi ero infilato nei grandi cilindri che venivano posati negli scavi: riapparvi a circa 500 metri da casa. Non ricordo punizioni o sgridate per la marachella, ma ricordo il senso dell’ignoto e dell’avventura. Che meraviglia mescolare sabbia e cemento: quattro parti di sabbia per una di cemento (preferibilmente Portland) e una parte di acqua. Il miracolo della malta che permetteva ai mattoni di diventare un solido muro!
Poi sognai di diventare un grande portiere: me la cavavo bene e, alle medie, ero titolare inamovibile nella squadra della classe, anche se quelli del ’53 erano fortissimi e dovevo spesso, nonostante parate prodigiose, capitolare contro forze soverchianti. In terza media incominciai a diventare miope. Un’altra carriera spezzata prematuramente, dopo che anche i lavori di muratura erano finiti sia in casa e nelle strade e avevo posato il martello.
Arrivò il basket, quando la Ignis di Varese vinceva sempre: mi sarebbe piaciuto imitare le prodezze di Ossola e di altri playmaker della NBA americana, ma… altezza e peso me lo impedirono. A scuola andavo benino e iniziarono altre passioni che non dettaglio. Insomma, una vita piena di sogni e di desideri, che cercavano realizzazione, tra cazzuole e palloni e primi innamoramenti.
Ci volle, a compimento del sogno, un segno di una vita più compiuta, anche se ancora tutta da scoprire. Una vita utile per tutti ben più quella della costruzione di case e strade, appassionante e impegnativa in modo incomparabile con una disciplina sportiva ed entusiasmante come un grande amore. L’incontro con il mio insegnante di religione, il compianto don Fabio, e poi tanti altri grandi amici hanno permesso ai sogni di diventare quello che devono essere, segni del grande Segno.
“…l’anima semplicetta che sa nulla,/ salvo che, mossa da lieto Fattore,/ volentier torna a ciò che la trastulla./ Di picciol bene in pria sente sapore;/ quivi si inganna e dietro ad esso corre,/ se guida o fren non torce il suo amore” (Dante Alighieri)