(di Graziella Cortese)
L’attualità è in primo piano: nell’opera d’esordio di Kristian Gianfreda, riminese esperto in audiovisivi e documentari, gli argomenti che hanno intriso la scorsa campagna elettorale ci sono proprio tutti: l’immigrazione, l’accettazione degli ultimi, la ricerca di un lavoro e… il ruolo della casa-famiglia, la struttura (di tipo familiare) destinata all’accoglienza di minori e persone disagiate.
La storia è ambientata in un paesino della profonda Romagna, San Giovanni in Marignano: lo storico palazzo Corbucci viene destinato dall’ultima erede a diventare una struttura per l’accoglienza umanitaria, e la vita del borgo ne viene sconvolta. Benedetta è una ragazza di sedici anni, figlia del sindaco del paese, che vive tra la scuola, le amiche, le partite di pallavolo… ma un giorno si imbatte negli “strani” abitanti del palazzo: una coppia sposata, Stefano e Diana, che si prendono cura del loro figliolo, di un ragazzo disabile di origine cinese, di una ex prostituta slava, di Marco, quarantenne difficile, di un ragazzo emigrato dalla Nigeria e di Kevin, un adolescente con precedenti per rapina e esperienza nel carcere minorile.
Il quadro e l’ambiente che da subito paiono spaventare la ragazza diventeranno invece il suo rifugio: le persone che abitano la casa non sono infelici, sono anzi ricche di umanità e con i problemi e le gioie di tutti. Piano piano nascerà un sentimento nei confronti di Kevin e tutto, nella vita, prenderà una piega diversa.
Il film ha una narrazione semplice e non cade mai nel pietismo o nella retorica, ma trasferisce allo spettatore, in modo pacato, la ricchezza di chi è diverso.
Lo spunto per la sceneggiatura è nato dall’esperienza di don Oreste Benzi, il sacerdote che ha fondato la Comunità Papa Giovanni XXIII e che ha maturato l’idea della prima casa-famiglia, in cui le persone convivono, si scambiano le loro idee e diventano risorse per l’intera comunità.