(di filippo ciantia) C’è una sapienza nel tempo e nei suoi ritmi. C’è una stagione della vita che apparentemente si conclude in un decadimento: l’invecchiamento. Invece reca in sé il segreto di dire di sì a un disegno divino che ci porta tutti a un compimento.
Ci siamo rivisti per una cena: maestro e guida, per quasi due decenni, di vita e di professione. Abbiamo incontrato la prima volta Ivone con la moglie Maria Grazia che portava in seno il primogenito Samuele: già conquistati dal fascino dell’Africa, il loro sereno e pacato entusiasmo non fecero che confermare la scelta. Tanti anni insieme: un lavoro condiviso, passione per la crescita della chiesa, decisioni importanti, pubbliche e private, gioie e dolori, nascite e morti, partenze e arrivi. Vicini e lontani, ma sempre legati da una passione per portare ovunque il bello e il bene donati da una tradizione familiare e popolare, rinvigorita dall’incontro con testimoni che rendono Cristo contemporaneo.
Rimangono la pacatezza e la serenità, velate dalla tristezza per la mancanza, troppo anticipata, di Maria Grazia. Lampi di gioia parlando di figli e della varietà delle loro scelte di vita. Le riunioni di famiglia in belle città d’arte, di storia e di cultura, sempre guardando in alto.
Dopo una vita professionale di alto livello nel campo della cooperazione internazionale e delle Nazioni Unite, sempre al servizio dei bambini e dei più dimenticati, quando è arrivato il momento della pensione, è maturata una scelta strana, ma saggia, inusuale, e profetica.
Lascia tutto e si mette al servizio di una fraternità missionaria in una parrocchia nelle periferie di Nairobi. Non riprende il lavoro medico, ma si rende disponibile all’oscuro ruolo di amministratore della parrocchia, cercando di dare ordine all’entusiasmo generoso dei tantissimi parrocchiani, ricchi e poveri che, molto più di noi, prendono sul serio la decima da offrire al Signore.
L’ultima stagione della vita può e deve essere la più vera, perché torna a dominare la libertà, a Dio piacendo, di offrire il tempo, non più per fare e disfare, ma per servire senza troppi fronzoli il Signore della vita.
Un vero giubileo, stagione santa, in cui non si semina né si raccoglie, ma solo si offre: la stagione del “sì”.