Fausto è di Premana, in provincia di Lecco, alta Lombardia. Premanesi, gente speciale. Li troviamo ovunque in Italia e all’estero, dove hanno portato l’arte della produzione dei coltelli. Tornati al loro paese riprendono immediatamente a parlare in dialetto e a camminare verso gli alpeggi, l’unico luogo dove si fanno le vacanze vere.
Francesca viene da Carate Brianza, pochi chilometri da Lecco e da Premana. Figlia di insegnanti: padre noto grecista e professore universitario. Vacanze regolarmente in Grecia. Francesca parla e scrive con perfetto comando della lingua italiana e di tutte le sue radici e significati.
Frequentano la Scuola di Specializzazione, Fausto in Medicina Interna, Francesca in Ostetricia e Ginecologia. Nell’incontro tra gente diversa nasce sempre il meglio: si forma una famiglia che ha al centro la voglia di darsi agli altri. Così li incontro nel 2005, intenzionati a fare una esperienza di “missione” attraverso la loro professione. Non ho esitazioni: “Vi assicuro che in Uganda negli ospedali di Hoima e di Kitgum, farete una grande e bella esperienza”. Si fidano di me. In Uganda ci stanno 5 anni, dando tantissimo e ricevendo molto di più. Li sento vicini: anch’io, d’origine siciliana, ho sposato una ragazza nata a Bressanone e, insieme, abbiamo fatto un cammino di migranti all’incontrario.
Grandi lavoratori e appassionati medici, hanno lasciato un bellissimo ricordo nelle genti che hanno curato. Continuano ad impegnarsi per aiutare i più poveri. Durante le vacanze Francesca ancor oggi va in Uganda per aiutare attività di prevenzione dei tumori femminili negli ospedali sperduti nel Karamoja, una regione poverissima del nord est di quel paese nel cuore dell’Africa.
Al battesimo dell’ottavo figlio, rendendosi conto che Pietro è un bambino che ha tanto, famiglia, casa, genitori, vestiti e di che nutrirsi (anche dopo il latte della mamma), Francesca e Fausto decidono di chiedere ad amici e parenti di fare un’offerta, invece dei regali, per un programma di cura dei bambini ammalati di tumore in Uganda.
San Carlo, nella sua festa, sarà stato contento. Lui, che diede tutto per gli appestati di Milano, amava dire: “Le buone opere sono la base dell’orazione; toglietele e non dura neppure l’orazione”.