Il magazine del Corriere della sera “La lettura” ha dedicato gli articoli d’apertura dell’ultimo numero alle radici del male. Spicca la figura di Dietrich Bonhoeffer, che, immerso nella tragedia del nazismo, dalla prigionia lanciò un messaggio ancor oggi attuale. Invitò, da un lato, alla resistenza contro il male, cioè alla testimonianza, alla denuncia e alla responsabilità, e, dall’altro, visse un realistico atteggiamento di resa e di non violenza. Il teologo tedesco, giustiziato dai nazisti e vero martire cristiano, era cosciente e convinto che, quando il nostro sforzo fallisce, il compimento della verità e della giustizia è opera di Cristo, sempre, in tempi e modi misteriosi.

Sfogliando la rivista ci si imbatte in una pagina interamente dedicata alla pubblicazione dell’autobiografia del cantante irlandese Bono, il più noto artista del complesso degli U2. Il titolo è potente: “Surrender”, cioè “Arrendersi” oppure “Resa”.

Si tratta di una delicata lettera d’amore in 40 capitoli: un omaggio alla moglie Alison, con cui Bono si fidanzò nella stessa settimana in cui nacque la band. Insieme percorrono un cammino di straordinari successi musicali, di militanza contro la povertà, le malattie e la menzogna. 45 anni di matrimonio e 45 anni di band! Il segreto di una vita risiede nell’arrendersi all’amicizia con i compagni di avventura artistica e all’amore della sua donna e sposa, “the sweetest thing”.

Che cosa fare dei doni ricevuti, se non servirli, arrendendosi al dono che essi sono per la nostra vita e per tutti? Solo così si può dare, donare, qualcosa al mondo, che rimanga nel tempo. Il dono di servire il canto che suona in sé stessi e arrendersi al dono dell’amicizia dei compagni di band e dell’amore della sua Ali: “Ogni cosa buona nella mia vita è avvenuta quando mi sono arreso”, dice Bono.

Mia figlia Maria e suo marito Marco hanno scelto per il figlio Martino – nipotino nato da un mese con una grave malattia cardiaca che, dopo una prima operazione, richiederà altri impegnativi e rischiosi interventi chirurgici – un secondo nome in lingua acioli: “Oloya”, cioè “mi arrendo”, “I surrender”. Questa resa alla realtà, che è data, rende possibile accogliere ogni giorno di vita di Martino come un dono e ogni difficoltà come un piccolo passo quotidiano, da compiere in letizia, circondati da tanta amicizia, in preghiere ed opere.