Parcheggiando qua e là per la città, potrebbe venire in mente quanto sarebbe bello poter andare a piedi, anzi… poter non avere nemmeno il fastidio dell’auto. Pensiero che generalmente sparisce all’istante quando ti ritrovi a dover trasportare delle borse della spesa tanto pesanti da tagliarti i polsi.
La verità è che non siamo più abituati a faticare e diventiamo più nervosi. Abbiamo la secchezza delle fauci per trovare parcheggio. L’occhio diventa livido, esacerbato; le maledizioni piovono spontaneamente contro quelle auto corte che ti ingannano a distanza facendoti intravedere uno stallo disponibile, che in realtà vuoto non è. Poi ci sono le beffe che rischiano di portare al reato di incendio doloso; come quando nella corsa mattutina per accaparrarti un posto ti ritrovi un’auto parcheggiata in modo da occupare due spazi. Svolti l’angolo sperando nel prossimo giro e scorgi uno spazio laggiù, ti precipiti con l’auto e ti trovi un’ape (motocarro a tre ruote), poco più grossa di una motocicletta, a occupare il tuo posto al sole!
Il parcheggio mattutino gratuito in città è un vero kalembour di sorprese che ricorda un popolare gioco televisivo a premi in gettoni d’oro in cui i concorrenti devono aprire dei pacchi cercando di conservare – a colpi di fortuna – quello con la cifra maggiore per portarsela a casa.
A Ivrea è la stessa cosa quando cerchi parcheggio. Solo che non ti porti a casa neanche un euro, anzi, al limite paghi per prendere il bigliettino da esporre sul cruscotto, quando non hai più trovato nessun parcheggio con strisce bianche disponibile. Bisogna qui digitare alla macchinetta tre cifre della targa del tuo veicolo. Mi pare che questo provvedimento sia servito per evitare la questua dei bigliettini da parte di pseudo parcheggiatori abusivi, che in effetti sono scomparsi negli ultimi anni.
Fa poi molto discutere in questi giorni il limite di 30 km/h imposto nel centro di Bologna, che provoca un incremento delle sanzioni per violazione del limite. Ieri mattina ero in coda per entrare in città e mi sono detto che il miglior limite di velocità è proprio la coda sul Lungo Dora, che fortunatamente qui è istituzionalizzata nelle ore di punta.
A ben pensarci, la velocità in città è simile alla temperatura atmosferica. L’analogia è nella percezione: come quando ci sono 28 gradi ma per una serie di fattori percepiamo il caldo come se ce ne fossero 35. La velocità in auto è uguale: andiamo a 100 km l’ora in un’autostrada larghissima e percepiamo solo 60 km orari; viceversa, siamo in coda ai 7 km/h e… non ci sembra nemmeno di stare fermi, ma di arretrare!