Carissimi lettori e lettrici,
Auguri di Buon Natale e di Anno Nuovo. Ve lo diciamo col cuore, riconoscenti per il rapporto cordiale, di stima e fiducia che anche quest’anno abbiamo reciprocamente alimentato nell’appuntamento settimanale con il Risveglio Popolare.
Ci associamo agli auguri che il Vescovo di Ivrea, monsignor Edoardo Cerrato, rivolge a voi, a tutta la comunità cristiana e a quella civile, e che pubblichiamo su questo numero. In questo momento storico così difficile, in un contesto così inusuale, segnato da conflitti la cui evoluzione genera incertezza e di cui la fine non si intravvede, viene spontaneo rivolgere il pensiero e lo sguardo alla Terra di Gesù, Terra che chiamiamo Santa, dove oltre Duemila anni fa è avvenuto ciò in cui oggi crediamo, ciò che in questi giorni festeggiamo: la Nascita, il Natale, occasione di discernimento e conversione. E non possiamo dimenticare che oggi la Terra Santa è anche Terra Martoriata, che non rinuncia però a celebrare le radici della sua stessa esistenza e significato. Per questo lasciamo parlare padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa, e ci lasciamo trasportare da lui a Betlemme per trovare – o ritrovare –, anche noi, le radici della nostra fede in comunione con quei pochi fratelli e sorelle che ancora oggi calcano le orme di Gesù sulla stessa terra polverosa.
“È certamente un Natale strano quello che stiamo per celebrare a Betlemme – scrive padre Patton –. Nei giorni in cui tutto il mondo guarda a lei, la città di Betlemme è vuota. Nel racconto del primo Natale gli alberghi erano pieni di gente venuta a farsi registrare, non si trovava nemmeno una stanza e per questo Maria e Giuseppe dovettero cercare rifugio in una grotta. Oggi invece gli alberghi sono chiusi perché vuoti, non ci sono pellegrini venuti a celebrare la nascita di Gesù perché è in corso un’altra guerra, l’ennesima”. Grazie a Dio non è vuota la Grotta della Natività, perché la comunità cristiana locale, nonostante le difficoltà economiche che sta attraversando, continua a vivere nella città in cui Gesù è nato e continua anche a celebrare con sobrietà gioiosa e con speranza solidale la nascita del Figlio di Dio che si è fatto bambino per salvarci. Desidero farvi arrivare gli auguri di Natale dall’altare dei Magi, che si trova dentro la Grotta della Natività, proprio di fronte alla mangiatoia in cui Maria depose il Bambino Gesù.
Tutti noi ricordiamo che, sentito l’annuncio dell’Angelo, i pastori furono i primi a venire ad adorare il Salvatore. Poi, dopo qualche tempo, come racconta l’evangelista Matteo, vennero i Magi.
Questi saggi partiti dall’Oriente rappresentano tutti noi, tutta l’umanità che in quel bambino si ritrova unita e in pace. Tutta l’umanità è alla ricerca di quel Bambino che cambia il destino di ognuno di noi e del mondo intero. Tutta l’umanità, accogliendo questo bambino, è invitata a diventare un’unica famiglia in cui siamo tutti fratelli e sorelle, figli dell’unico Padre, che ci ha mandato il Suo figlio, e di quel Figlio ci ha donato lo Spirito. È questo il fondamento solido e positivo della pace, un fondamento radicato nella verità e nella giustizia, nell’amore e nella libertà, come scrisse Papa Giovanni XXIII, nella Pacem in Terris del 1963”.
Riscoprirsi tutti fratelli e sorelle significa oggi riscoprire anche il valore della solidarietà con chi si trova nella stessa situazione del Bambino Gesù al momento della sua nascita: bisognoso di essere accolto, senza una casa, privo dei beni di prima necessità, perseguitato dal potente di turno, costretto a fuggire dal proprio Paese. I Magi sono un esempio anche per noi: condividono quello che hanno di più prezioso e mettono il Bambino Gesù al centro della loro vita. Anche oggi il Bambino Gesù continua a rendersi presente: nel bimbo che chiede di poter nascere, nel vecchio messo da parte, nell’ammalato privo di compagnia, nel forestiero esiliato, nel profugo sballottato, nel povero emarginato, in ogni piccolo e scartato della società.
In questo tempo di “terza guerra mondiale a pezzi” – come sovente ripete Papa Francesco -, di sofferenza e di incertezza, di solitudine e angoscia; in questo tempo in cui le tenebre del mondo e dei suoi interessi sembrano avere la meglio sulla piccola luce che Dio ha acceso nella nostra storia facendosi bambino; in questo tempo di incertezza sul futuro a ciascuno di noi e alle nostre famiglie giunge dalla Grotta di Betlemme l’annuncio che riporta gioia e pace dentro le nostre case, speranza dentro i nostri cuori e salvezza nel mondo intero.
Buon Natale dal luogo in cui i Magi ci insegnano a inginocchiarci davanti a un bambino anziché davanti ai potenti; ci insegnano a inginocchiarci davanti a quel bambino: al Bambino Gesù per adorarlo, per porlo al centro della nostra vita; per offrire i doni più preziosi a Lui che si è voluto mettere nelle nostre mani, e donarsi a noi e per noi interamente!”.