(Filippo Ciantia)
Harvard, la più antica università degli Stati Uniti, certamente una delle più prestigiose al mondo, ospita la famosa facoltà di medicina che ha dato 15 premi Nobel e rimane luogo di ricerca avanzata e di innovazione. Boston ne è fiera e ne condivide la fama.
Il suo primo maestro, il Dott. Antonio Pesenti, lo mandò al National Health Institute di Bethesda, dal Dr. Theodor Kolobow. Da lì arriva a Boston per completare la specialità in Anestesia e Rianimazione presso il Massachusetts General Hospital. Da specialista entra nel team del professor Warren Zapol.
L’austerità è la regola nell’esclusivo Harvard Faculty Club, ma la serata vede arrivare un cardinale cattolico e varie persone che non provengono dal mondo accademico: sono gli amici di Lorenzo Berra, che viene insignito della endowed professorship, il massimo onore che la Harvard Medical School può conferire a un membro della facoltà.
Lorenzo appare giovanissimo, sebbene abbia ormai una considerevole esperienza professionale ad altissimi livelli. Anche la gioia di questo momento rende più luminoso il sorriso espansivo che lo ha reso noto nell’ospedale.
Ma soprattutto esprime la semplicità di un cuore da bambino, che è la grande virtù che lo accompagna nel lavoro di medico clinico, ricercatore ed insegnante. Qui sta l’attrattiva che ha reso popolare e cara la sua persona e gli ha permesso di raggiungere una meta così prestigiosa. Meta neppure cercata, perché il bambino è se stesso, non programma e non finge.
Avere sempre avuto maestri da seguire e aver mantenuto la semplicità del fanciullo, lo hanno reso appassionato alla ricerca, attento ai pazienti, desideroso di insegnare.
Il 15 aprile 2013, dopo l’attacco terroristico alla Maratona di Boston, molti feriti erano stati ricoverati al Massachusetts General Hospital, alcuni in condizioni critiche. Il presidente Obama era venuto a visitare le vittime e si era fermato a parlarne con Lorenzo che era incaricato della Intensive Care quel giorno. Prima di lasciare l’ospedale il presidente americano si ferma un attimo e fa due passi indietro e lo saluta, stringendogli la mano: “Dottor Berra, grazie.”
Grazie perché sei qui con i malati, la tua scienza è la prima carità e si vede che sei appassionato.
Dr. Berra Thank you.