Alla commemorazione unitaria della Liberazione, a Lace, ha partecipato anche Virginia Tiraboschi, senatore eletta nel collegio canavesano (nella foto, con Mauro Ottino, vicesindaco di Burolo). Il senatore ha scelto di affidare agli organi di informazione queste sua lettera “in occasione della Festa di tutti gli italiani”.
In occasione della Festa della Liberazione, desidero evidenziare il mio dispiacere a dover constatare che, a distanza di 73 anni, il 25 Aprile è una celebrazione che, da un lato, non ha ancora ricomposto il dissidio irrisolto tra fascismo e antifascismo e che, dall’altro, vi è una divisione tra una memoria rossa nostalgica e politicizzata e una memoria più recente impolitica e rassegnata o educata dalla rete, che non conosce i valori di questa festa.
A questo dispiacere ne aggiungo un altro: ascoltare alcuni rappresentanti dei sindacati, carichi di livore verso gli imprenditori, e a cui non riesco ad abituarmi. Così come mi dispiaccio di dover constatare la maleducazione di alcuni rappresentanti delle istituzioni che si dimenticano di formulare un invito, anche solo via mail, a un rappresentante dello Stato sul territorio, solo perché non appartenente allo schieramento politico che tutti gli anni danza lo stesso minuetto, che ha ormai stancato.
Della Resistenza si è data una lettura ideologica, dimenticando che non fu fatta nel 1945 dai partiti, ma dal popolo. Fu fatta dagli uomini e dalle donne che con coraggio, sacrificio e senso di responsabilità volevano riconquistare la libertà, l’unità, la nazione. C’erano partigiani comunisti, socialisti, azionisti, cattolici, liberali, monarchici, civili, ebrei, carabinieri, militari, sacerdoti, suore che, uniti, dissero no ai tedeschi e ai fascisti.
Da socialista della prima repubblica e da forzista dell’attuale legislatura, da un lato, vorrei che tutta la politica si unisse per festeggiare la nostra Italia, imparando dapprima l’inno nazionale (del quale in molti, oggi, a Donato non sapevano le parole e il loro significato) e, dall’altro, ridesse, soprattutto ai giovani (rassegnati, indifferenti e distratti) quei sentimenti di coraggio, speranza e fiducia che avevano animato uomini e donne nel 1945 per liberare la nostra Patria, credendo in un futuro di sviluppo, crescita economica, riscatto sociale, libertà, sicurezza e maggiore giustizia.
Sarà mio compito lavorare a questa manifestazione per il 74° anniversario nel 2019, quando a Donato vorrei portare i valori che animarono gli uomini e le donne nel 1945, guardando però al futuro e provando a interpretare le difficoltà di una crisi gravissima, che con la sua incertezza sta colpendo le giovani generazioni, incuranti dei nostalgici livori tra capitale e lavoro e più attente a voler avere delle risposte per il loro imminente futuro.
Virginia Tiraboschi, Senatore della Repubblica