“Viaggio al termine della statuaria” è il titolo della mostra in corso alla Gam di Torino, aperta fino al 10 settembre, organizzata e curata dal direttore Riccardo Passoni.

Essa intende ripercorrere la storia della scultura italiana dal 1940 al 1980.

La scultura è sempre stata oggetto di grande interesse e attenzione da parte della Galleria di Arte Moderna, che ha orientato le sue raccolte in questa direzione grazie anche agli acquisti illuminati della Fondazione De Fornaris, che le ha donato 14 pezzi, e della Fondazione per l’Arte Moderna e contemporanea della Crt, che le ha dato in comodato buona parte delle opere presenti in mostra.

Il direttore Passoni nell’introduzione all’esposizione ha fatto presente che “dal 1945 la scultura comincia ad affrontare una serie di svolte di grande portata. Si tratta infatti di uscire da una dimensione – o meglio da un pensiero – di impostazione monumentale o ornamentale, o di ritrattistica sia celebrativa sia privata, per affrontare nuovi soggetti, e per di più in concomitanza con uno dei tornanti stilistici del XX secolo: il passaggio dalla figurazione all’informale”.

Significativa in questo senso è la piccola scultura di Sandro Cherchi La Pazza del 1939, in cui si percepisce già qualche anelito innovativo e il Ritratto di Eva del 1942 di Edoardo Rubino, scultore dei Savoia e senatore del Regno, ancora impegnato a scovare “volume ed epidermide femminile nel blocco di marmo”, con riferimento alla scultura tradizionale.

Pare fosse attratto particolarmente dalla scultura di Rodin.

Proseguendo nel percorso si trovano le opere di Tarantino, Mastroianni, Consagra, Marino Marini e ancora alcune fusioni informali di Cherchi degli anni ’50.

Alcune composizioni si ispirano ai drammi e ai traumi postbellici come Miracolo (Olocausto) di Marino Marini del 1958-1960.

La Nuvola apparizione alata di Umberto Mastroianni del 1957 presenta una tensione ancora di stampo futurista e Concetto spaziale di Lucio Fontana del 1952 presenta aspetti particolari, è di colore giallo ed è una scultura piatta che si sviluppa in orizzontale, contrariamente alle sculture di solito in verticale; da segnalare ancora le ceramiche policrome, la coppia di Donnine di Fausto Melotti.

Negli anni ‘60 si affermano nuove linee e linguaggi ed emergono opere che sperimentano il recupero e la ricomposizione di materiali vari ed eterogenei.

E qui troviamo l’opera di Ettore Colla R.I.T.R.A del 1959, La figura Sha di Franco Garelli dello stesso anno e lo Stregone di Nino Franchina del 1962.

In questo periodo si registra l’allontanamento dall’utilizzo di materiali tradizionali quale il bronzo e l’affermazione di altri come la lamiera e l’acciaio.

L’avvicinamento tra arte e industria e la scelta di nuovi materiali, quali la plastica, si era già evidenziato da parte della Gam nella mostra da lei promossa nel 1964 in parallelo con il primo Salone Europeo della Metallurgia, dove erano già presenti molti degli autori in mostra, a cui aggiungere anche Eugenio Carmi, particolarmente interessato a collegare il mondo produttivo con quello artistico.

L’influenza pop con la riscoperta della figura produce opere sorprendenti.

Si segnalano infatti La grande Cina, opera lignea di elevate dimensioni di Mario Ceroli del 1968 realizzata per il Teatro Stabile, l’Ombra specchiante di uomo di Pietro Gallina del 1967 e Il rotolo di cartone ondulato di Alighiero Boetti del 1966.

Una sezione della rassegna è poi rivolta alla sperimentazione, e qui troviamo La zuccaia in poliuretano espanso, omaggio a Piero Gilardi scomparso nei mesi scorsi, le fotografie dedicate a lavorare sugli Alberi Alpi Marittime di Giuseppe Penone, l’Opera senza titolo di Giovanni Anselmo del 1984-86 che affronta una situazione limite tra peso e instabilità e i processi chimico-fisici della Stella di bronzo con acidi e pergamena di Zorio del 1978.

A conclusione della mostra troviamo La raggiera di specchi di Michelangelo Pistoletto del 1973-76, Exoteric game di Nanda Vigo del 1976, la monumentale Campana di Luigi Mainolfi del 1979 e il delicato gesso Scolpire di Paolo Icaro del 1982.

L’esposizione, attraverso 50 manufatti di 40 artisti particolarmente importanti per l’opera di innovazione e di sperimentazione anche concettuale e per l’utilizzo di nuovi materiali e tecniche, ha il grande merito di avere richiamato l’attenzione sulla scultura, attività artistica di grande rilievo, ma di difficile lettura.

Luisa Marucco

Redazione Web