Bandiera gialla. Le epidemie e le cure nella storia, nella scienza e nell’arte” è il titolo della mostra, di estrema attualità, inaugurata a Torino il 5 dicembre scorso e aperta fino al 5 marzo prossimo.

Curata da Peppino Ortoleva, illustre storico ed esperto di mass media, con la collaborazione di UniVerso, l’osservatorio culturale dell’Università di Torino nato nel 2021, e con il contributo di varie discipline e linguaggi quali la scienza medica, l’arte e la comunicazione, ha voluto ripercorrere e approfondire la storia delle pandemie in Italia e nel mondo. “Bandiera gialla” che dà il titolo all’esposizione era il simbolo che veniva issato sulle navi con a bordo persone contagiate, riconosciuto internazionalmente per segnalare le malattie contagiose.

La mostra, le cui immagini si trovano anche su pannelli appesi lungo via Po, si sviluppa prevalentemente nelle sale della Rotonda Talucchi dell’Accademia Albertina.

Inizia e si conclude con il Covid ripercorrendo la storia delle epidemie: dalla peste nera del ‘300 a quella del 1630, dal colera dell’800 alla spagnola, e più recentemente dal vaiolo all’ebola, dall’Aids al Covid, evidenziando che non esistono zone del mondo totalmente al sicuro dai contagi.

La rassegna si avvale di materiali d’archivio, audiovisivi, oggetti di ricerca e cura, un filmato delle Teche Rai che riporta la storia del contagio in Italia e nel mondo, di quadri e riproduzioni antichi e più recenti.

Tra le riproduzioni di quadri antichi si segnalano La peste a Napoli di Mattia Preti e la gigantografia del San Rocco (Santo della peste) di Tintoretto.

I quadri di Giovan Battista della Rovere che effigiano l’uno I Carmagnolesi (che) pronunciano il voto alla Immacolata Concezione nel 1522 per essere liberati dalla peste e l’altro sempre dello stesso autore per la peste del 1630, presenti in mostra in prestito dal Comune di Carmagnola, costituiscono, anche con Chivasso, testimonianze a livello locale.

Il linguaggio artistico è sempre parso nel tempo il più efficace, rispetto ad altri, a conferire visibilità ad aspetti come la malattia e la morte, sottolineando la vulnerabilità della condizione umana.

Due artisti contemporanei e allievi dell’Accademia, Gabriele Domenico Casu e Stefano Merlo, hanno voluto rappresentare in una loro rielaborazione artistica gli animali causa del salto di specie sull’uomo: il topo, la zanzara e il pipistrello.

Anche la letteratura ha dato il proprio contributo sul tema, a partire da Tucidide a Seneca e in tempi più recenti da Camus a Garcia Marquez.

L’esposizione presenta anche apparecchi utilizzati per la ricerca in campo medico e terapeutico come termometri, microscopi, lancette per vaccini provenienti dall’Archivio Scientifico e Tecnologico dell’Università di Torino e strumenti che documentano le vaccinazioni di massa effettuate efficacemente per la lotta contro la tubercolosi.

Il primo stato al mondo che introdusse nel 1806 la vaccinazione obbligatoria è stato il principato di Lucca di Elisa Baciocchi Bonaparte.

Con la scoperta di nuovi vaccini nel 1980 è stato possibile debellare il vaiolo e in tempi più recenti anche la poliomielite.

Per quanto riguarda il Covid-19, la mostra ricorda che il vaccino ha ridotto significativamente il rischio di contagio e soprattutto la proliferazione dei morti.

Accompagna la rassegna la cantata del 1831 della compositrice Fanny Mendelssohn, sorella del più noto Felix, eseguita per la cessazione del colera che aveva colpito la capitale prussiana.

Nel cortile del Rettorato è stata ricostruita una “colonna infame” alta 4 metri, realizzata in resina, simbolo dell’ipocrisia e dell’ignoranza che nel ‘600 aveva accreditato l’ipotesi che la peste fosse stata propagata volutamente dalle persone.

Manzoni nel 1840 pubblicò la sua storia della colonna infame allo scopo di smontare le dicerie sulla colpevolezza degli untori.

Questo simbolo richiama alla memoria come purtroppo il pregiudizio sia all’origine di violenze e ingiustizie, comportamenti che non sono stati solo appannaggio del passato, ma che purtroppo abbiamo ritrovato anche di recente e che hanno messo in discussione la conoscenza e il sapere frutto della ricerca e della scienza acquisiti nel tempo.

Luisa Marucco

Redazione Web